Venerdì 28 settembre inaugura la Biennale Musica
The Yellow Shark di Frank Zappa:
quando la musica classica suona come il rock
Artista di culto come pochi al mondo, con fanzine, siti, saggi che celebrano il genio di Baltimora, Frank Zappa lascia con The Yellow Shark – album nato dalla registrazione dei concerti tenuti nell’ottobre 1992 a Francoforte, Berlino e Vienna – il suo testamento-capolavoro. Ed è The Yellow Shark, presentato per la prima volta in Italia nella sua versione integrale, a inaugurare venerdì 28 settembre il 62. Festival Internazionale di Musica Contemporanea diretto da Ivan Fedele e organizzato dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta.
“Il festival affronta una sfida – afferma Paolo Baratta. L’apertura ai vari generi che un tempo poteva essere effettuata con apposite sezioni secondarie che finivano comunque col sottolineare i confini tra i generi stessi è questa volta piena. Senza confini seguiamo pienamente il modello ‘aperto’. Diventa così ancor più impegnativa la scelta delle opere e degli esecutori”.
The Yellow Shark va in scena al Teatro Goldoni (ore 20.00) con i 26 elementi del PMCE (Parco della Musica Contemporanea Ensemble) diretti da Tonino Battista; sul palco in qualità di “maestro di cerimonie” David Moss, uno dei più originali vocalist del mondo, conteso dai maggiori teatri e festival internazionali, già interprete del Frank Zappa Project con l’Ensemble Modern nel 2002 e dell’omaggio a Zappa sempre con il PMCE nel 2011. Il concerto sarà trasmesso in diretta su Rai Radio 3.
The Yellow Shark è considerato la testimonianza più alta della capacità di Frank Zappa di far convivere gli stili più diversi – dal rock sperimentale al jazz al pop alla musica contemporanea di Varèse, Stravinskij, Webern – integrandoli in una architettura compositiva rigorosa e riuscendo a far suonare un complesso di musica classica come una grande rock band conquistata alla prassi della performance con tanto di amplificazioni, così come era riuscito a portare la disciplina interpretativa e un senso altissimo del fare musica nell’ensemble rock. Utilizzando la tecnica del collage sonoro per cui tutto entra nel processo compositivo ed è manipolabile – nuovi arrangiamenti di vecchi pezzi, brani nuovi, sovraincisioni di tracce provenienti da registrazioni diverse, dal vivo e in studio, improvvisazioni, editing e pagina scritta – Zappa costruisce il proprio monumento alla libertà della musica, affrancandola da qualsiasi regola a qualunque genere essa appartenga. Ed è anche questo spirito antagonista verso ogni accademismo ad imparentarlo all’avanguardia musicale americana.
I pezzi di The Yellow Shark, tutti accomunati da una notevole complessità a livello musicale, includono lavori dell’esordio opportunamente arrangiati, come Uncle Meat e Dog Breath Variations, e pezzi nuovi, come Outrage at Valdez, Welcome to the United States e Questi Cazzi di Piccione, brano dedicato a Venezia, con il ritmo delle note che per il loro numero dovrebbe rievocare i piccioni che invadono la città lagunare, come specificato nelle note di copertina: “Sta a significare ‘These Fucking Pigeons’. Se siete mai stati a Venezia, beh, al posto degli alberi hanno i piccioni, e i prodotti dei piccioni. Il che probabilmente è una delle ragioni per cui la città sta affondando. Il titolo è da una riflessione successiva. Ci sono tutti questi colpetti nel brano, che sono stati un’idea dei suonatori degli archi. Quando hanno provato a imparare il brano, è stato molto difficile per loro imparare il ritmo e ricordarselo. Per questo uno dei ragazzi ha detto ‘Beh, perché non battiamo il tempo sui nostri strumenti mentre stiamo suonando?’ — perché stavano suonando senza un direttore. Quando lo hanno suonato per me con i colpi dentro, ho detto loro di tenerli. Così potete immaginare che siano piccioni” (Frank Zappa). Altri momenti nel segno dell’umorismo alla Zappa, nel concerto e nell’album, si trovano nel brano-invettiva contro il consumismo americano Food Gathering In Post-Industrial America e nell’esilarante Welcome to the United States, dove si leggono alcuni passi del modulo per l’immigrazione negli Stati Uniti distribuito negli aerei, corredato dalle note di Zappa che ne ridicolizzano l’ovvietà e l’insensatezza dei quesiti.
Eseguito a partire dagli anni ’70 da direttori come Pierre Boulez con il suo InterContemporain, Zubin Mehta con la Los Angeles Philarmonic Orchestra e Kent Nagano con la Berkeley Symphony Orchestra, Frank Zappa, nella sua unicità, è fra quei musicisti del secondo Novecento che hanno trovato vie d’uscita inedite alle questioni poste dal comporre contemporaneo. Come scrive il critico Giordano Montecchi nel libro Frank Zappa. Rock come prassi compositiva: “Facendo tesoro di quel disinibito empirismo della sperimentazione che costituisce uno dei lasciti più significativi della musica statunitense del secolo scorso, Frank Zappa tratta l’improvvisazione, i riti della performance l’editing e il sound engineering con lo stesso atteggiamento scrupoloso e coerente col quale affronta la pagina scritta. Fra tutti questi diversi aspetti, Zappa tesse una fitta rete capace di integrare fra loro concezioni e pratiche diversissime, appartenenti sia alla tradizione musicale letterata, sia alla nuova cultura dell’oralità mediatica. Il tutto tenendo ferma una visione sgombra da qualsiasi a priori ideologico; una visione che incardina il giudizio estetico all’ascolto e rivendica l’emancipazione, o meglio la reintegrazione dell’intrattenimento come finalità degna di assoluto rispetto, anche sul piano estetico”.
IL PROGRAMMA DI VENERDÌ 28 SETTEMBRE
ore 20.00 – Teatro Goldoni
PARCO DELLA MUSICA CONTEMPORANEA ENSEMBLE
Frank Zappa – The Yellow Shark (1992, 75’) prima es. it della versione integrale
Tonino Battista direttore
David Moss performer
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