Katia Ricciarelli e Carolyn Smith: la forza delle donne a Biennale Milano
Quadri e Musica a Biennale Milano. Carolyn Smith: “Ho parlato del mio cancro per abbattere tabù e vergogna”. Katia Ricciarelli è stata premiata per i suoi 50 anni di carriera
Grande successo di pubblico per la terza edizione della Biennale Milano, esposizione d’arte che ha coinvolto più di 200 artisti. Ideata e organizzata da Salvo Nugnes e presentata da Vittorio Sgarbi, la rassegna che si è svolta negli spazi di Brera Site dal 10 al 14 Ottobre.
Domenica sera il palco di Biennale Milano ha visto un inedito duetto: alla chitarra Morgan, alla voce Katia Ricciarelli, a cantare “L’Ave Maria Pop” e “O’ Surdato nnamorato”.
Uno dei momenti più applauditi dal pubblico è stato proprio il premio assegnato domenica sera a Katia Ricciarelli per i suoi 50 anni di carriera. «Sono molto soddisfatta della mia vita – ha spiegato la cantante -. Non mi sono fatta mancare nulla. Spesso mi chiedono cosa vorrei fare in futuro. Io rispondo che non vorrei niente di più, perché ho fatto veramente tanto. Sarebbe essere disconoscenti rispetto alla vita».
Grande commozione, tra il pubblico, sempre domenica sera, quando Carolyn Smith, la giudice del programma tv “Ballando con le stelle” ha parlato della sua malattia. «Non ho reso nota la mia situazione di salute per me – ha spiegato Carolyn Smith -. Quando sono entrata in ospedale ho parlato con le persone che erano lì e, soprattutto le donne mi dicevano sempre due parole: la vergogna di avere un tumore e il tabù. Io non capivo il senso di questa vergogna, siamo sempre le stesse persone di prima. Io sono britannica, noi parliamo in televisione di queste cose. Ho pensato che se io, nel mio piccolo, posso contribuire ad abbattere questo tabù, a parlare di cancro e tumore, avrei dovuto farlo. Mi sono resa conto, però, che in Italia questo è molto difficile. Le persone a cui ne parlavo facevano 10 passi indietro, anche se questa malattia non è contagiosa». Carolyn Smith ha lanciato un progetto: Dance for Oncology. Far ballare le donne per farle ritrovare le persone che sono state alla nascita. «La mia missione è far ballare più persone possibili. Perché se la gente balla e ascolta la musica, forse abbiamo meno problemi nel mondo».
Tema di quest’anno della manifestazione è stato: “Ars Democratica, la democrazia nell’arte”. Il senso di tutto questo lo spiega proprio Vittorio Sgarbi: «Nel mondo dell’arte c’è una vera e propria mafia che apre le Biennali e le Triennali solo a pochi artisti, quelli che hanno un rapporto con il mercato – spiega Sgarbi -. Al padiglione Italia della Biennale di Venezia io portai 300 artisti, oggi ci entrano solo 3 persone. Quelli che vengono decisi dai mercanti dell’arte». Obiettivo di Biennale Milano, invece, è quello di democratizzare l’arte. «Rispetto ad altre rassegne, in cui possono esporre solo certi artisti – ha confermato il curatore Salvo Nugnes -, alla Biennale Milano abbiamo da sempre voluto dare spazio a tanti artisti molto promettenti, ma che in alcuni casi non hanno ancora raggiunto un grande successo di pubblico. E’ questo il senso di voler portare la democrazia all’interno dell’arte».
Nel corso della manifestazione spazio ai quadri ma anche alla musica e alla cultura, con un ricco parter di ospiti. Da Morgan a Edoardo Bennato, da Alberoni a Carolyn Smith, da Maria Rita Parsi a Francesco Alberoni. Una delle provocazioni lanciata dal palco della Biennale Milano è stata una futura produzione musicale di Morgan con i testi scritti dal sociologo Alberoni che ha spiegato: «un tempo la canzone era poesia fatta di metrica, adesso si sta perdendo la poesia a favore dei testi delle canzoni che i giovani conoscono tutte. Sarebbe bello e auspicabile il ritorno alla poesia. Tutti gli artisti protagonisti a questa Biennale non avrebbero altro modo per potersi esprimere, per questo è democratica». Mentre Morgan ha parlato della necessità di tutelare gli artisti mentre sono in vita, mentre ora le grandi istituzioni pensano solo alla storia dell’arte, agli artisti passati a miglior vita. Da qui la necessità di una legge che Morgan ha proposto proprio per tutelare l’arte mentre viene fatta.
Edoardo Bennato ha portato a Biennale Milano una ventina di sue opere. Rappresentazione dei tipici ‘Vu cumprà’ che vendono sulle spiagge. «Il cammino della famiglia umana sul pianeta è in atto da decine di migliaia di anni – ha spiegato Edoardo Bennato -. Questi quadri sono l’occasione per poter affermare che su questo pianeta non ci sono diverse razze ma una sola: quella umana». Maria Rita Parsi ha invece parlato di un progetto a cui tiene molto: «Vogliamo stendere il manifesto dei diritti umani delle bambine». Un documento necessario e un progetto a cui sta lavorando proprio assieme a Carolyn Smith. 200 gli artisti in mostra, per la maggior parte donne, provenienti da 40 paesi del mondo.
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