Dopo il successo riscosso a RomaEuropa Festival 2018, nell’ambito della rassegna Anni Luce, Fabiana Iacozzilli/Cranpi porta in scena dal 12 al 17 febbraio e dal 22 al 24 febbraio all’Argot Studio, La classe_un docupuppets per marionette e uomini, spettacolo vincitore del bando CURA 2018 e finalista per Teatri del Sacro e per il Premio Dante Cappelletti 2017.
Le scene e le marionette di Fiammetta Mandich sono “abitate” dai performer Michela Aiello, Andrei Balan, Antonia D’Amore, Francesco Meloni, Marta Meneghetti; il suono è a cura di Hubert Westkemper e le luci di Raffaella Vitiello.
Facendo riferimento ai propri ricordi personali, Fabiana Iacozzilli indaga il rapporto tra l’infanzia e il diventare adulti: cosa rimane dentro di noi delle esperienze e delle cose che impariamo da bambini? Cosa facciamo delle emozioni negative, del male, della paura, delle botte ricevute?
In mano a un misterioso deus ex machina, pupazzi di legno, quindi fantocci di gioventù morte, si muovono senza pathos su dei tavolacci che ricordano banchi di scuola o tavoli operatori di qualche esperimento che fu. Queste creature dell’artista Fiammetta Mandich, abitano la scena per raccontare un mondo perduto nella memoria eppure così centrale nell’esistenza di ognuno.
Una riflessione sul senso profondo del ricordo, resa possibile grazie alla ricerca collettiva di pezzi di memorie andate.
“La classe, è un testo/spettacolo/rito collettivo – spiega Fabiana Iacozzilli – in cui io e i miei “veri” ex compagni di classe della scuola elementare, abbiamo osservato la spettacolarizzazione degli episodi più significativi da noi vissuti tra i 6 e i 10 anni in un istituto di suore. I “noi bambini” sono interpretati da 4 puppets mentre i “noi adulti” assistono a questa rappresentazione in bilico tra La classe morte di Kantor e I Cannibali di Tabori, il tutto integrato dalle nostre voci off. Un progetto che parte da un’esigenza personale fortissima, nel tentativo di ricostruire un passato frammentato alla ricerca di un senso, di una risposta alla domanda sulla difficile relazione tra fede e bambino e sulla continua ricerca di dio attraverso il rito teatrale. Un lavoro in cui si vuole evitare l’effetto “amarcord” o la facile denuncia ma che vuole essere una testimonianza, uno strumento d’indagine alla ricerca di quella spiritualità che forse è ancora presente in alcuni di noi.”
NOTE DI REGIA
Dal 1983 al 1988 io e altri 30 bambini siamo stati gli alunni di una classe elementare in un istituto gestito da suore e che oggi ospita una casa per ferie. La nostra unica maestra era Suor Lidia, venuta a mancare più di vent’anni fa.
Non è stato mai facile per me raccontare degli anni trascorsi in istituto e della rigidità dell’educazione alla quale ci sottoponevano. Lo scorso anno ho deciso che avrei realizzato uno spettacolo a partire da quegli anni e mi sono messa alla ricerca dei miei ex compagni, ritenendo indispensabile ricreare quella “comunità” con la quale ho condiviso l’esperienza in questione. Per iniziare a ricomporre i tasselli della “storia” li ho intervistati, ponendo loro domande molto semplici: “Come era Suor Lidia?”; “Cosa ti ricordi di lei?”; “Quali sono gli episodi che ti ricordi maggiormente?”; “ Oggi qual è il tuo rapporto con la fede?”; “Sei stato felice quando è morta Suor Lidia?”; “Ti ricordi cosa accadeva in quella classe?”; “Ne parlavi con i tuoi genitori oppure avevi paura che se ne avessi parlato la suora ti avrebbe punito di più?”; “Ti ricordi il silenzio degli altri compagni mentre venivi “punito”?; “Quale è l’episodio di violenza che maggiormente è rimasto impresso nella tua memoria?”.
Parallelamente mi sono concentrata sullo studio di due lavori da cui partire e ai quali tornare per l’elaborazione della struttura drammaturgica dello spettacolo: I CANNIBALI di G. TABORI, LA CLASSE MORTA di T. KANTOR.
Ho scelto di lavorare La classe utilizzando il teatro di figura per rendere grottesca l’azione scenica: noi adulti che rileggiamo i ricordi di un’infanzia vissuta nella paura di “buscarcele”, interpretati da fantocci in mano a un misterioso “deus ex machina”.
Crediti
uno spettacolo di Fabiana Iacozzilli | CrAnPi
collaborazione alla drammaturgia Marta Meneghetti, Giada Parlanti, Emanuele Silvestri
collaborazione artistica Lorenzo, Letizia, Tiziana, Tomasulo, Lafabbrica
performer Michela Aiello, Andrei Balan, Antonia D’Amore, Francesco Meloni, Marta Meneghetti
scene e marionette Fiammetta Mandich
luci Raffaella Vitiello
suono Hubert Westkemper
fonico Jacopo Ruben Dell’Abate
assistenti alla regia Francesco Meloni, Silvia Corona, Arianna Cremona
foto di scena Tiziana Tomasulo
consulenza Piergiorgio Solvi
un ringraziamento a Giorgio Testa
produzione e comunicazione Giorgio Andriani/Antonino Pirillo
co-produzione CrAnPi Lafabbrica Teatro Vascello Carrozzerie | n.o.t | con il supporto
di Residenza IDRA e Teatro Cantiere Florida/Elsinor nell’ambito del progetto CURA 2018 |
e di Nuovo Cinema Palazzo |e con il sostegno di Periferie Artistiche Centro di Residenza
Multidisciplinare della Regione Lazio
Un ringraziamento speciale ai compagni di classe
Teatro Argot Studio
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