Per non dimenticare la storia e combattere la crescente intolleranza nei confronti del diverso, inaugurata oggi la mostra “Schedati, perseguitati e sterminati” visitabile gratuitamente fino al 16 febbraio 2019
Dopo Berlino, Vienna, Londra, Osaka, Toronto, Città del Capo, Roma approda al Palazzo di Giustizia di Milano
Per sottolineare gli errori del passato, ma anche per osservare sotto un’altra luce il contesto culturale e sociale attuale, cogliendone i possibili pericoli per scongiurarli attraverso risposte adeguate, Onda, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere e la Società Italiana di Psichiatria (SIP) hanno portato la mostra storica “Schedati, perseguitati e sterminati. Malati psichici e disabili durante il nazionalsocialismo” al Palazzo di Giustizia di Milano fino al 16 febbraio 2019. La mostra è visitabile gratuitamente dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 19.00 e il sabato dalle 8.30 alle 13.00.
“Onda, nella sua nuova veste di Fondazione dedicata alla salute della donna e di genere”, sostiene Francesca Merzagora, Presidente di Onda, “con questa esposizione palesa la sua sensibilità nella difesa del diritto alla salute e alla dignità delle persone aldilà delle etnie, delle fedi religiose e delle diversità culturali. L’allestimento della mostra nella sede del Tribunale di Milano ha un profondo significato etico e morale ovvero restituire giustizia a chi è stato perseguitato ingiustamente. La tappa milanese della mostra, che ha ottenuto il patrocinio di Regione Lombardia, Comune di Milano, Associazione Nazionale Magistrati, Consolato Generale della Repubblica Federale di Germania, Goethe Institut Mailand e Ordine dei Giornalisti, nonché del Ministero della Salute, del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati per l’evento inaugurale, è resa possibile grazie al generoso contributo di donatori privati e di Fondazione Laps Libera Accademia Progetti Sperimentali Onlus ed è stata promossa in tutte le scuole lombarde: sono previste visite guidate gratuite durante il periodo di esposizione”.
“Purtroppo bastano appena quattro generazioni perché tutto venga dimenticato, perché le posizioni razziste e stigmatizzanti prese 80 anni fa siano considerate lontane e irripetibili”, spiega Claudio Mencacci, Past President Società italiana di Psichiatria. “Viviamo in tempi di incertezza e paura, il sentimento prevalente è una pervasiva sensazione di allarme di fronte a minacce vaghe, difficili da afferrare e combattere, che minano soprattutto la coesione fra individui. Di fronte alla violenza che cresce, i legami sociali si indeboliscono, aumentano isolamento e rifiuto del dialogo, ma anche diffidenza e sospetti. Le diversità degli altri sono percepite come pericoli da cui proteggersi: a confermarlo il recente 52^ Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese che evidenzia come gli italiani siano più diffidenti verso gli immigrati rispetto alla media europea con il 63% che vede in modo negativo l’immigrazione da Paesi non comunitari e il 45% anche da quelli comunitari, contro una media europea rispettivamente del 52% e del 29% e con il 59,3% che è convinto che tra dieci anni in Italia non ci sarà un buon livello di integrazione tra etnie e culture diverse”.
Partita nel gennaio 2014 nel Parlamento tedesco a Berlino e proseguita in tutto il mondo per città come Vienna, Londra, Osaka, Toronto e Città del Capo con oltre 340.000 visitatori, la mostra, ideata dalla Società Tedesca di Psichiatria, Psicoterapia e Psicosomatica (DGPPN) in collaborazione con la Fondazione Memoriale per gli Ebrei Assassinati d’Europa e la Fondazione Topografia del Terrore di Berlino, è arrivata in Italia lo scorso anno. Ha già toccato le città di Roma, Bolzano, Trento, Collegno (TO) e Cagliari grazie all’adattamento realizzato dal “Network europeo per la ricerca e la formazione in psichiatria psicodinamica” (Netforpp) ed è stata arricchita di una sezione tutta italiana curata dalla SIP, dedicata alla condizione dei malati psichiatrici ai tempi del fascismo e delle leggi razziali.
Tra il 1939 e il 1945 più di 200.000 persone ricoverate in ospedali psichiatrici tedeschi furono assassinate perché ritenute un inutile peso. Anche la Società Italiana di Psichiatria sostenne posizioni razziste e appoggiò le leggi razziali. In Italia, infatti, tra il 1943 e la fine della guerra, si verificarono ripetuti episodi di “prelevamento” dei pazienti ebrei dagli ospedali psichiatrici per essere portati in campi di concentramento e uccisi. Per molto tempo fu steso un velo di silenzio su queste persecuzioni.
La mostra è organizzata in due sezioni: quella tedesca ripercorre le tappe della persecuzione dei malati psichici e disabili durante il nazionalsocialismo, mentre la sezione italiana a cura della SIP, denominata “Malati, manicomi e psichiatri in Italia – dal ventennio fascista alla seconda guerra mondiale”, illustra la condizione dei malati psichiatrici ai tempi del fascismo e delle leggi razziali grazie a testimonianze e reperti storici per restituire alle persone colpite quella individualità che gli autori dei crimini volevano cancellare.
Legata alla mostra una importante iniziativa che coinvolge gli studenti. “Per sensibilizzare le giovani generazioni”, afferma Annelore Homberg, Presidente Netforpp Europa, “Netforpp ha lanciato il progetto Memory against Inhumanity cofinanziato dall’Unione Europea. Partendo dai contenuti della mostra, gli studenti liceali di quattro paesi europei hanno prodotto dei cortometraggi che saranno presentati in occasione dell’evento conclusivo, che avrà luogo il 28 gennaio 2019 nell’Auditorium G. Martinotti dell’Università degli Studi Milano-Bicocca. Al più votato sui social network sarà conferito il Mai Più Global Award. Ringrazio inoltre il Goethe-Institut Mailand che ha organizzato, fino a fine gennaio 2019, workshop per studenti e docenti delle Scuole Superiori della Lombardia sui temi della mostra”.
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