“.. fuggire un po’ da questo mondo, forse per riacquistare la speranza di costruirne un altro, in cui si ritorni a sentire il pulsare del cosmo. Le mie immagini provengono da lontano, da luoghi ignoti anche a me; guardandole con occhio frettoloso esse rimangono oscure, diversamente cominciano a parlare ed amano lasciarsi penetrare…”
Guido Aurisicchio
Testo di Giancarlo Savino
La tela, l’acqua, i gesti, si potrebbe dire che è tutto qui il lavoro di Guido Aurisicchio.
Un meccanismo semplice e lineare, se non fosse che la semplicità alberga nella complessità e che per raggiungerla, bisogna possedere almeno una “ispirazione” o un progetto.
Guido Aurisicchio non ha un progetto, né una particolare “ispirazione” a guidarlo. Lui ha sviluppato una terza via.
Attraverso una tecnica che prevede un abbandono del sé, cosa non facile per un artista, sempre alle prese con l’ego, cerca “senza sapere”. E’ quasi una forma di autoanalisi su cui l’artista lavora per trovare un’espressione.
Aurisicchio si affida al suo inconscio per trovare “qualcosa” che per quanto sconosciuto, è profondamente suo. D’altra parte, che altro può fare un artista se non donare al mondo il proprio mondo? Parlo di quella parte di umano che giace nel sedimento e nella memoria di ogni vissuto, quel breve tratto che ci rende connessi gli uni agli altri e alla natura tutta. Nel fare questo, Aurisicchio si muove come se fosse in una stanza buia alla ricerca di un interruttore. Poi una volta che la luce ha illuminato la stanza, comincia la seconda parte del suo lavoro; quella dell’artista.
Trovare, mentre l’acqua scorre ripetutamente sulla tela con un ritmo da mantra, un’armonia tra i colori, controllare le suggestioni che ne risultano, valutare gli spessori e le velature. Mettere a fuoco il soggetto. Nascono così le opere di Guido Aurisicchio, spesso sorprendenti a lui stesso. Soprattutto, la produzione di questi ultimi anni, la segnalo come particolarmente forte e significativa. Lì, dove primeggiano i rossi energetici e abbaglianti o le velature dei blu e dei verdi che lasciano intravedere immaginari paesaggi magmatici, anche con lievi accenni ad una nascente figurazione, regalano tutta una gamma di stupori e di forti tensioni emotive.
Conosco Guido da molti anni e ho seguito, da collega, le varie fasi del suo lavoro sempre con curiosità e interesse. Questa piccola nota al suo lavoro, vuol essere un contributo di stima e di testimonianza di quanto sia utile e proficuo, il rapporto critico tra artisti. Buona fortuna Guido.
Breve biografia
Guido Aurisicchio nasce a Napoli. Si avvicina alla pittura nel 1968 iniziando le prime esperienze formative.
Nel 1970 entra in contatto con l’ambiente artistico napoletano e conduce ricerche nel campo della percezione visiva.
Nel 1976 si trasferisce a Roma e inizia la sperimentazione, connessa in modo sistematico a un approfondimento di tutti gli aspetti inerenti il fare arte, spinto in ciò da uno stato di profonda necessità interiore.
La fase operativa vera e propria inizia nel 1989, dopo aver visitato la mostra postuma di Mirò (Roma), con le sue ultime opere.
La motivazione di base che lo ha portato sulla strada della pittura è consistita nell’impossibilità di esprimere in modo diverso il “ribollire” del suo mondo inconscio. Senz’altro determinanti sono stati, fra gli altri, i suoi studi sulla psicologia di C. G. Jung, sulla meditazione e sullo Zen.
Aurisicchio mette a punto una tecnica personale basata sull’utilizzo di materiali poveri: spugne, stracci, carta, vecchi pennelli, legno ed altro. Utilizza colori acrilici e moltissima acqua.
All’inizio il lavoro risulta informale, poi la materia prende forma e progressivamente conduce l’artista all’interno di un mondo visionario, in cui l’osservatore sensibile e attento può riconoscere luoghi della propria fantasia o del proprio inconscio, come se l’opera tendesse a generare differenti e variegate risonanze interiori.
Aurisicchio ha esposto in Italia e all’estero.
I suoi dipinti si trovano in diverse collezioni private.
Fra gli altri, testi critici sul suo lavoro di: Daniele Iosimi, Guglielmo Gigliotti.
Inaugurazione: giovedì, 14 novembre 2019 – dalle ore 18:30 alle ore 20:30
Durata: dal 14 novembre al 12 dicembre 2019 – orari: 16:30 – 21
(la galleria rimarrà aperta anche nei giorni festivi, ma rimarrà chiusa in caso di pioggia o maltempo).
Finissage: giovedì, 12 dicembre 2019 – dalle ore 18:30 alle ore 20:30
Luogo: Studio.ra gallery – Via Bartolomeo Platina 1F – 00179 Roma
Info: +39 3491597571 – www.studiora.eu – email:mailto:info@studiora.eu