Vi è una relazione dell’arte del ‘900 con le fonti ispiratrici del primitivismo di interesse per gli artisti che escono dall’arte occidentale.
Per esempio Braque si ispira alle maschere africane ed esce dall’arte occidentale. C’è una ribellione e ricerca come istinto d’arte.
In Franz Marc c’è rottura con il gusto artistico con le accademie del ‘900. Quando si arriva al ‘900 mimetico nelle sculture vi sono aspetti più estremi e si agganciano a sculture rivoluzionarie. C’è centrismo dell’uomo che va scoperta. Uomo come Dio. Con le maschere africane Mirò, Nolde, Brancusi, si rifanno al collezionismo e le opere esprimono gioia del fare.
La mostra si occupa della scultura. La scultura primitiva usa quella rupestre oppure elabora con il legno o la pietra. Si ha una spinta verso semplificazione e verso l’umano. Il percorso dell’arte occidentale fa somiglianze con la natura. Invece nella cultura dell’Oceania lontana dalle arti occidentali si ha una forte sensibilità verso il possesso del nemico. Mangiare il corpo nemico significa appropriarsi della forza.
Questi artisti riconoscono l’energia materica. Si ha una schematizzazione trans-geografica e geometrizzante. Nella creazione della scultura si ha il massimo della schematizzazione. Nelle culture primitive le forze della natura esprimono vigore ed energia legate all’istinto. La razionalità è grande costruttore. C’è continuità nella discontinuità. I nostri artisti riproducono energia con lo studio delle forme.
C’è Marino Marini con “la danzatrice” 1980, che esprime nella sua ballerina energia data dalla non precisazione della figura umana. Comunanza di dissolvere l’idea della figura umana. Abbiamo Mirò esponente del dadaismo che va verso il surrealismo. Il ‘900 ha avanguardie, accetta il figurativo o ne esce completamente.
“Personnage oiseau” 1968 di Mirò. Bambolotto che è antropomorfizzazione distruttiva. Aspetto come ribellione come l’uomo al centro della natura.
Condizione fondamentale è non staccarsi dalla natura. Vi è una semplificazione di forme. C’è uso del materiale in legno già usata nel quotidiano, con oggetti dell’uso comune. Si ha utilizzo del materiale quotidiano e distruzione delle forme dell’arte. Dalla materia si passa all’uomo.
“Totem” 1960 di Gaston Chaissac. Esempio con colonne delle case degli uomini. C’è un pilastro in legno con piroga. Si ha cultura legata alla pesca. Mentre la caccia è un rituale, la pesca è per vivere. Le colonne sono reperite dalle case degli uomini, luoghi di riunioni per celebrazioni dei morti. Ci sono riti legati alla sessualità.
Ciò che rappresenta il fisico mette in collegamento con i morti. I morti si possono evocare. Colonna simbolica legata alla pro creatività del gruppo sociale. Dall’Oceania vi è un assemblaggio di oggetti di scarto per creare forme antropomorfizzate. Si ha citazione di forme primitive che danno energia e ricerca contro opposizione come rappresentazione. Jean Arp “Poupee borgue” si esprime come Mirò in pittura.
Evocazione della sessualità. Le forme non sono squadrate sono più arrotondate molto legate al sogno. Si usano maschere come sostituzione dell’ideale dell’antenato. Le teste in legno come umanizzazione che onorava antenato. Vi sono oggetti da collezione. Sulla fertilità, figure di sciamano femminile. Le forme si addolciscono in ambito del surrealismo. In alcune opere vi sono rami piegati con vapore per creare concentrato di energie, forze.
Francesco Toris “Nuovo mondo” 1899-1905. Vi è un’immagine medioevale semplificata.
Poggia testa che fa parte di arredi funerari di legno di ebano. Contiene anche elementi come capelli, barba.
L’immagine di Max Ernst “Mon ami pierrot” evoca ciò che è inconfessabile nell’uomo. Creature date da forme geometriche. Definivano canoni estetici per esempio come i letterati e scrittori che fanno parte della compagine artistica borderline. Si cerca di esprimere con la materia l’idea mentale dentro che porta al surrealismo.
Alik Cavaliere “immagini delle cose” 1964-’67– Raffigurazione del mondo, l’uomo è su tre livelli, il secondo e il terzo si ha con dispersione della forma disumana per arrivare al collegamento uomo e natura.
Bambole “Kachina” dei nativi americani legati alle abitudini dei bambini con spiriti negativi e spiriti positivi. Presenti in civiltà oceaniche. Le parti che riguardano la capanna sono raffigurazione delle colonne evocative del concetto di pilastro. Si ha un’evocazione dello spirito che sovrasta l’umano.
Mirko Basaldella “idolo” 1961 è legato allo studio degli anni ’60. Si recupera forma e colore del primitivismo. Si hanno opere con forti strutturazioni con parte di oggetti di scarto. Visione dell’uomo moderno che crea i suoi idoli attraverso oggetti di scarto.
Raffaello Arcangelo Salimbeni “Pace contrastata” 1956. Due scudi come elementi di guerra e contrasto di due civiltà differenti. Opera di Picasso “visage” 1961 forma geometrica in cui ritaglia profili con asportazione della materia. Profilo e fronte sono con la visione laterale delle due lamine in metallo.
Manzoni Piero “Gruppo di tre opere” contenitori di varia misura che contengono doti dell’uomo.
Braque “Hymen .autunno” 1939 forme antropomorfe presenti nei profili.
Fontana con abito femminile 1961.
Giacomentti “l’objet invisibile” 1934-’35– Bronzo influenzato da Mirò e arte del surrealismo. Il senso della mostra forse stà in questo “Riconosci te stesso” con l’uomo sul pavimento. Si ha un percorso dell’uomo che deve conoscere il suo destino. L’uomo ha la ragione che deve elevarlo.
Scrivi a: redazione@viviroma.tv