Dopo lo spettacolo in diretta su Radio3 Rai seguirà dibattito condotto dal direttore di Radio3 Rai Marino Sinibaldi con alcuni ospiti
Un bambino di 62 anni chiama sua madre, vorrebbe tanto che lo prendesse per mano e trascorressero insieme una domenica felice. Delle voci gli rispondono, dei personaggi gli appaiono: la madre con i suoi rimproveri, un Dio che può far ben poco, un anestesista inquietante, un invadente direttore di una casa di riposo e, infine, il padre che non ha mai conosciuto e che gli chiede come vanno ora le cose nel mondo, dopo il nazionalismo, la caccia ai diversi, i campi di concentramento…
Nato nel ‘39 a Parigi in una famiglia ebrea, Jean Claude Grumberg è un autore che pur portando su di se’ i segni della discriminazione subita da bambino, della solitudine e del dolore (suo padre, sarto ebreo, morì in un campo di sterminio) nei suoi scritti adotta uno stile delicato dove il passato è come rimosso, mai citato, ma che inconsapevolmente, dalle domande, dalle ansie, dalle nenie, dai ricordi, riaffiora tenero e spietato pur ovattato e nascosto da un sorriso amaro.
I suoi testi, pieni di umorismo – quello che Grumberg definisce “tipica ironia yiddish” – sono privi di compiacimento o giudizio storico; raccontano storie di gente comune, debole, spensierata o coraggiosa.
Non ci sono buoni e cattivi ma solo persone che ci fanno ridere e insieme ci commuovono; non c’è ricerca documentaristica, ma piuttosto impressioni, suggestioni, ricordi di ciò che lui – bambino di pochi anni – ha potuto vivere direttamente, o ricostruire attraverso i racconti di altri, di quegli anni.
Grumberg, probabilmente il più talentuoso autore drammatico francese vivente, ha iniziato a scrivere per raccontare la sua storia, sottraendosi ad una tradizione familiare che lo avrebbe voluto sarto di atelier.
E’ autore di una trentina di opere teatrali, rappresentate in tutto il mondo, sceneggiatore per il cinema e scrittore di libri pe ragazzi. Premio César per la sceneggiatura di «Amen» di Costa Gavras, sceneggiatore di Truffaut per «L’ultimo Metrò» e premio Molière per «L’Atelier» e «Zone libre», Jean-Claude Grumberg è l’unico autore vivente ad essere rappresentato alla Commedie-Française.
A 64 anni decide di scrivere e leggere in giro per i teatri “Mon père. Inventaire” (ed. Seuil), un libro in memoria del padre scomparso nel campo di concentramento di Drancy quando lui aveva 6 anni.
«Ho impiegato 60 anni prima di scrivere di mio padre -scrive lo stesso Jean-Claude Grumberg- Oggi, sotto forma di inventario, cerco di ricapitolare per scritto tutto ciò che so o credo di sapere di lui… Non ho nessun ricordo fisico di mio padre. Non so come fosse il suo sguardo, se era alto, grasso o magro, quale voce avesse.»
Grumberg è autore tragico della più nobile tradizione ebraica dove la memoria e l’ironia si confondono senza derisioni e esagerazioni. È un autore che pur portando su di sé i segni della discriminazione subita da bambino, della solitudine e del dolore (suo padre, sarto ebreo, morì in un campo di sterminio) nei suoi scritti adotta uno stile delicato dove il passato è come rimosso, mai citato, ma che inconsapevolmente, dalle domande, dalle ansie, dalle nenie, dai ricordi, riaffiora tenero e spietato pur ovattato e nascosto da un sorriso amaro.
Con “La mamma sta tornando Povero Orfanello ” continua la nostra ricerca su testi di autori del 900 poco conosciuti e poco rappresentati in Italia.
J.C.Grumberg è autore di una trentina di opere teatrali, rappresentate in tutto il mondo, e sceneggiatore ( ha lavorato tra gli altri con Truffaut e Costa Gravas)
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