“Ho fatto trenta… facciamo trentuno”

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Teatro Nuovo Orione
Di e con Antonio Giuliani

Fu papa Pio X nel 1517 a pronunciare e rendere storica questa frase che Antonio usa come titolo per il suo spettacolo. All’epoca fu chiesto al papa di nominare 12 vescovi che in breve diventarono 30.

Troppi secondo i vecchi cardinali, ma papa Pio pensò addirittura di aggiungerne un altro perché si era dimenticato di nominare un suo amico… in questa particolare occasione fu proferita la famosa frase “Abbiamo fatto 30… facciamo 31!”. Nel tempo questa risposta è entrata nel linguaggio popolare, associata ad un significato specifico: quello di fare un ultimo sforzo per raggiungere un traguardo.

Ebbene, Antonio il traguardo lo ha raggiunto con ben trent’anni di carriera. Il suo ultimo sforzo è proprio questa nuova proposta che vuole festeggiare una lunga carriera insieme al suo fedele pubblico. Trent’anni di grande comicità tradizionale che si fonde a quella più innovativa.

Ogni argomento è buono per far divertire e riflettere. In questi anni l’artista ha sottolineato i cambiamenti e i paradossi della nostra società mettendoli alla berlina, e in questa sua evoluzione non ha mai perso l’ironia e la grande comicità degli esordi, coinvolgendo anche le nuove generazioni che hanno cominciato a seguirlo e ad amarlo. Così, questo spettacolo si pone a metà strada tra le proposte dei suoi esordi e la sua maturazione professionale più recente.

Al fianco dei suoi cavalli di battaglia che lo hanno reso grande, troveremo dunque anche delle piacevoli novità. Un viaggio che parte dalle radici del suo passato attraversando trent’anni di soddisfacente carriera, per poi strizzare l’occhio al futuro.

Lo spettacolo si compone di sketch irriverenti ma anche riflessivi, con aneddoti che attingono alla sua vita. Entrando dal fondo della sala per salutare il pubblico, comincia a raccontare di quando da giovane per ben 16 anni ha lavorato in cantiere e nei momenti di pausa faceva divertire i colleghi di lavoro con battute ed imitazioni, finché un architetto lo notò e gli propose di mettere a frutto questa sua predisposizione ed esibirsi nel suo ristorante. Il resto è storia.

Nel 1995, quando c’è il boom del cabaret, Antonio è sulla cresta dell’onda; squattrinato, gira per i locali più remoti e sperduti della capitale con il suo Ciao Piaggio. Il GPS e i cellulari non esistevano e dunque l’unico sistema per raggiungere questi posti era il vecchio stradario della SIP, il famoso “Tutto Città”, piuttosto approssimativo ma d’aiuto.

Oppure si cercava una cabina telefonica, possibilmente non guasta, per chiamare l’introvabile locale e chiedere informazioni sulla sua ubicazione, o ci si rivolgeva ai passanti, alcuni singolari che Antonio imita facendoci ridere di cuore.

Tra questi ricordi del suo esordio veniamo portati a quegli anni in cui i più attempati si riconoscono piacevolmente ricordandosi dei primi videogame, delle prime trasmissioni televisive che bisognava seguire ad orari precisi e non, come oggi, quando meglio desideriamo grazie alle note piattaforme. Erano altri tempi di cui lo spettatore prova una leggera nostalgia, anche se appena pronunciata perché non c’è spazio per la tristezza nello spettacolo di Antonio.

Con aneddoti divertentissimi ci racconta di tutta la sua vita e dei momenti importanti che l’hanno caratterizzata. Ricorda anche di uno Stadio Olimpico dove arrivarono 18.000 persone per assistere al suo spettacolo, e come questo abbia determinato grande soddisfazione oltre al raggiungimento di un grande obiettivo.

antonio giulianiC’è posto anche per sketch che hanno per protagonista l’approccio del romano alla vita quotidiana, i suoi modi di dire, il rapporto improbabile con la lingua inglese. E poi ci sono digressioni molto divertenti sul Papa, sui controlli aeroportuali, la simpatia delle hostess cinesi e, perché no, anche sulle zanzare coatte che imperversano ormai anche d’inverno nelle nostre case.

Insomma, dopo i suoi clamorosi successi questo artista non vuole sedersi sugli allori e godersi la fama cinquistata ma, come recita la frase iconica che dà il titolo a queste serate, ha ancora molto da dire al suo amato pubblico, che tratta come un amico di lunga data. Utilizza il teatro come fosse la sua enorme sala da pranzo e il pubblico diventa un nutrito gruppo di amici venuti a trovarlo per ridere ancora con lui.

Tra i suoi credits lascia detto che “Ridere non è mai stato un lavoro, ma una vocazione, in questi trent’anni ho imparato che l’unica cosa che conta è il legame autentico con il pubblico. Con questo spettacolo voglio celebrare quel legame tra passato e futuro con la stessa ironia che mi accompagna da sempre. ” Pensando a questo mio nuovo debutto, non avrei mai immaginato che l’emozione sia la stessa del “primo” di 30 anni fa”…

Un Antonio Giuliani in piena forma!

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