Un amore proibito che vede protagonista la splendida Ornella Muti.
Al teatro Quirino di Roma è di scena La Governante.
Scritta da Vitaliano Brancati nel 1952, la commedia vide subito la censura.
L’amore omosessuale fra due donne in quegli anni era ancora considerato un tabù. Per questo motivo la pièce fu rappresentata la prima volta a Parigi nel 1963, e in Italia nel 1965, interpretata da Anna Proclemer, moglie dell’autore, insieme a Gianrico Tedeschi.
In questo allestimento possiamo ammirare una sorprendente e affascinante Ornella Muti nel ruolo di Caterina Leher e un bravissimo Enrico Guarneri nella parte di Leopoldo Platania.
La commedia racconta di Caterina Leher, governante francese assunta in casa Platania, famiglia siciliana trasferitasi a Roma, in cui vivono l’anziano vedovo Leopoldo, suo figlio Enrico, impegnato in avventure extraconiugali, la nuora Elena, svampita intellettuale corteggiata dallo scrittore e amico di famiglia Alessandro Bonivaglia, e Jana, giovane e ingenua domestica.
Sia Caterina che la famiglia Platania sono molto religiosi, ma anche ambigui nella loro fede.
Caterina rappresenta la trasgressione, non tanto perché i suoi istinti profondi e certa educazione hanno rivelato la sua vera natura, quanto perché la sua omosessualità, mescolata ad un esasperato desiderio di rispettabilità, la travolgono in una spirale di mortificazioni e rimorsi.
Il comportamento discutibile di Caterina danneggia Jana, che, in seguito ad una calunnia della governante, viene licenziata e rimandata al paese natio.
La giovane domestica durante il viaggio è coinvolta in un incidente ferroviario in cui muore. Assunta una nuova cameriera, Francesca, Leopoldo scopre la donna in intimi rapporti con Caterina.
La governante, ottenuto il sofferto perdono di Leopoldo e venuta a conoscenza della morte di Jana, tenta il suicidio, ma viene salvata dall’anziano vedovo che non si perdona a sua volta di avere spinto
molti anni prima, per un eccesso d’intransigenza, la giovane figlia a suicidarsi.
Le tematiche scottanti e coraggiosamente affrontate negli anni Cinquanta da Brancati, sono ben rappresentate in questo interessante e riuscito allestimento di Guglielmo Ferro.
Argomenti attuali e contraddittori, a cominciare dall’omosessualità, seppure l’autore siciliano sosteneva che «La sostanza della vicenda è più la calunnia che l’amore fra le due donne».
La figura del capofamiglia Leopoldo, benpensante cattolico e pregno di pregiudizi, rappresenta lucidamente la Sicilia baronale di un tempo, in cui domina l’ipocrisia e la falsa moralità.
Fra gli interpreti Rosario Minardi, Nadia De Luca, Rosario Marco Amato, Caterina Milicchio, Turi Giordano. Naike Rivelli, figlia di Ornella Muti, affianca la madre nel ruolo trasgressivo di Francesca.
Si replica fino al 17 marzo.
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