Sara è una giornalista scientifica ultraquarantenne che scrive per una importante Rivista
Vive a Roma, ha un marito e 2 figli di 12 e 8 anni. E’ stata inviata dal direttore della rivista a Milano per seguire un importante Convegno della neuroanatomista americana Jill Bolte Taylor, la quale presenta le sue recenti scoperte sulla struttura del cervello, diviso in 4 caratteri.
Nella stanza d’albergo dove si svolge l’azione vediamo Sara accudita e contornata da questi 4 caratteri in carne ed ossa.
Dapprima lei non ha coscienza della presenza dei caratteri intorno a sé perché non li può conoscere, ma quando torna dal Convegno, piano piano come per magia, i 4 caratteri le appaiono e, dopo un attimo di smarrimento,
Sara ci si relaziona; capisce così che essi non sono altro che parti del suo stesso cervello, che governano la sua razionalità, la sua ansia, il suo essere stata bambina e il suo rapporto con l’Assoluto e con l’Universo.
Partecipa con loro all’ “Assemblea cerebrale”, “istituita” dal suo stesso cervello per abbassare il livello dell’ansia e della paura quando questi raggiungono punte troppo alte, che divengono ingestibili.
Diventa in qualche modo ‘amica’ delle parti del suo cervello tanto che a ciascuna affida un nome che le rappresenta.
La conoscenza dei suoi 4 caratteri la trasformerà e le permetterà sia di scrivere l’articolo più importante della sua carriera a proposito della rivoluzionaria scoperta della scienziata che – al tempo stesso – di tornare a casa con una nuova coscienza di sé, affrontando con rinnovata energia e forza il marito, al quale chiederà in maniera perentoria maggiore attenzione e rispetto per il suo lavoro di giornalista, lavoro che è la grande passione della sua vita e che la realizza oltre la vita familiare.