Sul fronte dell’autoconsumo i numeri in Italia sono molto rilevanti: «l’energia elettrica non immessa nella rete di trasmissione o di distribuzione ma utilizzata nel luogo di produzione è pari al 22% della produzione complessiva degli impianti fotovoltaici» puntualizzano gli analisti di Solar Power Network, leader mondiale nel settore solare industriale, con al suo attivo contratti per la generazione di energia in ben 678 località, tra siti industriali ed edifici commerciali.
Tra impianti in comodato d’uso, autofinanziamento e reti che diventano private, in Italia cambia e si evolve il fotovoltaico industriale, in un Paese che già ad oggi conta con 800.000 impianti fotovoltaici in esercizio per una potenza di 22.000 MW ed una produzione complessiva di 26,8 TWh.
«Si sta passando da un modello di produzione centralizzata, distribuzione complessa ed inefficiente e miliardi di punti di connessione, ad un’organizzazione più leggera, agile e responsabile, in cui i consumatori sono anche produttori» spiega l’ingegner Peter Goodman, presidente e ceo di Solar Power Network (www.solarpowernetwork.ca), leader mondiale nel settore solare industriale, con al suo attivo contratti per la generazione di energia elettrica per oltre 400 MW di potenza generata attraverso il sole in ben 678 località, tra siti industriali ed edifici commerciali, dal Canada agli Stati Uniti passando per il Giappone, l’Australia e parte dell’Africa.
«La generazione solare distribuita avrà per il mondo dell’energia lo stesso ruolo che gli smartphone hanno avuto e stanno avendo le TLC» assicura l’ingegner Peter Goodman.
A livello nazionale il mercato del fotovoltaico sta così entrando in una fase di maturazione: dalle offerte chiavi in mano ai «bitcoin dell’energia» fino ai servizi più ambiziosi come i «Corporate Green PPA di Solar Power Network» che rendono la transizione energetica non più un mero passaggio da fossili a rinnovabili ma una vera riorganizzazione della produzione e del consumo.
Già ad oggi l’Italia conta con 800.000 impianti fotovoltaici in esercizio per una potenza installata di 22.000 MW ed una produzione complessiva di 26,8 TWh. Ma lo spazio di crescita è ancora enorme.
La vera novità del 2019 è rappresentata dalla proposta di Solar Power Network che attraverso l’innovativo strumento del GPPA (Green Power Purchasing Agreement) consente di concretizzare una nuova forma di comodato d’uso degli impianti con l’unico vincolo dell’acquisto per un certo periodo dell’energia elettrica autoprodotta ad un prezzo più economico di quello precedente da rete, l’autofinanziamento (l’impianto si ripaga con l’acquisto dell’energia stessa) ed il risultato finale di reti che diventano private, perché dopo 10 o 15 anni l’impianto diventa di proprietà dell’azienda.
Insomma con l’arrivo della multinazionale canadese vi è fermento a livello di offerta aziendale di fotovoltaico. Il modello di business di Solar Power Network (SPN) è proprio quello di realizzare gli impianti fotovoltaici per “autoconsumo”, con la formula del GPPA che consente al cliente di veder realizzato gratuitamente l’impianto sulla base delle proprie esigenze energetiche, attraverso l’acquisto mensile dell’energia prodotta dall’impianto, ad un prezzo più basso di almeno il 20% di quella precedentemente acquistata dalla rete.
Si può passare all’energia rinnovabile a costo zero, senza assumersi l’onere dell’acquisto ed installazione di pannelli solari o quant’altro e dopo appena 10 anni il cliente può decidere di riscattare l’impianto, pagando il 20% del suo valore iniziale, o di proseguire nell’acquisto dell’energia per altri 5 anni ed ottenere così senza oneri la piena proprietà dell’impianto.
«Ma non è solo una questione meramente economica» puntualizza Giorgio Mottironi, senior partner di BAngels, società che supporta Solar Power Network nello sviluppo del mercato italiano, «Oggi -prosegue Mottironi- scegliere il solare, per le industrie e le corporate, è una responsabilità per la dimensione sociale ed ambientale in cui operano: non esiste altra via più rapida ed efficace per ridurre il proprio impatto in termini di emissioni di CO2 o climalteranti e dare una veste completamente diversa al modo in cui si può essere percepiti dal mercato e dai consumatori».
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