Sono circa 300 i Carabinieri del Comando Provinciale di Bologna, con il supporto di Comandi Territoriali contermini ed Unità Specializzate, che stanno eseguendo un provvedimento restrittivo emesso dal GIP del Tribunale di Bologna nei confronti di 30 soggetti ritenuti a vario titolo responsabili di “associazione per delinquere finalizzata alla corruzione”, “corruzione di incaricato di pubblico servizio”, “riciclaggio” e svariate violazioni connesse alla responsabilità amministrativa degli Enti.
Le indagini, sviluppate dal Reparto Operativo – Nucleo Investigativo e dalla Compagnia Bologna Centro, coordinate dalla Procura della Repubblica di Bologna diretta dal Procuratore Capo dott. Giuseppe AMATO, hanno consentito di disarticolare un radicato sistema corruttivo ruotante attorno al delicato comparto funerario. Lo stesso risultava incentrato, in particolare, sulle dinamiche spartitorie caratterizzanti due cartelli di imprese in grado di “controllare”, ognuno per la parte di competenza, le camere mortuarie sedenti presso i due principali nosocomi cittadini – l’Ospedale Maggiore ed il Policlinico Sant’Orsola – Malpighi – al fine di mantenere e consolidare il monopolio nella lucrosa gestione dei servizi funebri.
Il tutto attraverso un modus operandi consolidato nel tempo, strutturato su più livelli:
– alla base gli infermieri ivi operativi, a libro paga, che provvedevano ad “agganciare” i familiari dei defunti mettendoli in contatto con i rispettivi referenti delle varie agenzie di servizi (previa presentazione di quelle di interesse come le più economiche, piuttosto che efficienti e/o rapidamente reperibili);
– al livello intermedio questi ultimi che attraverso una stabile presenza presso gli ospedali – in contravvenzione a quanto normativamente previsto – fornivano nell’immediatezza tutti i dettagli del caso ed indirizzavano i nuovi clienti verso i loro uffici per la definizione della pratica;
– all’apice i due massimi rappresentanti i consorzi, in grado di dirigere le rispettive associazioni sotto tutti gli aspetti: dalla sistematica suddivisione dei vari “lavori” tra le varie ditte funebri partecipi al progetto delittuoso, alle complessive attività di gestione e redistribuzione delle ingentissime somme introitate.
Nel senso le investigazioni hanno chiaramente documentato le sistematiche condotte di riciclaggio promosse e coordinate dagli indagati di vertice con il reinvestimento del rilevante “nero” aziendale, realizzato con la sistematica mancata fatturazione di parte dei servizi funerari e gestito attraverso specifiche contabilità parallele da parte di sodali incaricati della specifica mansione. Lo stesso veniva di fatto impiegato al fine di soddisfare la provvista corruttiva ed implementare le singole fette di guadagno.
Nel corso dell’operazione, condotta tra le province di Bologna, Modena, Ferrara, Rimini e Gorizia, i militari stanno procedendo anche ad un sequestro preventivo di beni mobili ed immobili per circa 13 milioni di euro.
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