Maggiore confronto con i docenti, avere più opportunità di borse di studio, utilizzare con frequenza supporti multimediali: per i ragazzi italiani l’esperienza sui banchi di scuola deve essere più legata alla pratica e meno alla teoria, in modo da facilitare il passaggio dall’età studentesca alla vita lavorativa
Altro che un momento di passaggio: per quasi 8 studenti su 10 (76%) la formazione è una tappa fondamentale della propria vita, a patto che la scuola prepari efficacemente al mondo del lavoro, cosa che non in realtà non avviene secondo il 42% dei giovani. I motivi? Mancanza di una preparazione pratica (34%) che possa in futuro introdurli più facilmente al mondo del lavoro e poco utilizzo di strumenti multimediali (29%) sono le principali necessità. Cos’altro chiedono i giovani alla scuola, in particolare ai docenti? Maggiori opportunità di confronto (63%) e minor carico di compiti assegnati (45%).
E’ quanto emerge da uno studio promosso dal Sanpellegrino Campus (https://www.sanpellegrino-corporate.it/it/sanpellegrino-campus), in occasione della Giornata Internazionale dello Studente che si celebra il 17 novembre, condotto con metodologia WOA (Web Opinion Analisys) su circa 1.500 ragazzi – studenti e laureati tra i 14 e i 18 anni – attraverso un monitoraggio online sui principali social network, forum e community per capire cosa pensano e cosa si aspettano dal loro percorso scolastico.
Quanto conta la formazione per i giovani? La quasi totalità si divide in tanto (44%) e abbastanza (32%), mentre una minima percentuale ritiene che il proprio percorso di studi conti poco (16%) o nulla (8%). La scuola oggi secondo gli studenti riesce a preparare al mondo del lavoro? La risposta qui è sicuramente più incerta: poco più della metà (51%) dà un parere positivo, mentre il 42% ritiene che gli studi oggi non diano abbastanza strumenti al fine di trovare più facilmente un impiego.
Una corretta formazione passa sicuramente dal corpo docenti di un istituto. Quanto i giovani sono contenti dei propri professori? La maggioranza (59%) esprime un parere positivo sui propri insegnanti, mentre il 30% non si ritiene abbastanza soddisfatto. Quali sono le possibili motivazioni? Secondo i più (63%) si tratta di un problema di comunicazione tra insegnante e studente, per altri (57%) sono i metodi di insegnamento ad essere poco coinvolgenti ed efficaci, spesso ancora legati a pratiche vecchie e obsolete, mentre alcuni lamentano un eccessivo carico di compiti assegnati (45%).
Nel complesso, quanto si sentono soddisfatti della propria scuola? Oltre 6 studenti su 10 (66%) esprimono parere positivo, mentre poco più di 1 su 3 (34%) ritiene si possa fare di più. Quali sono, quindi, i desideri degli studenti per una scuola migliore? In cima alle preferenze troviamo il desiderio di ricevere una maggiore preparazione pratica (34%), ritenendo che sui banchi di scuola ci sia ancora troppo spazio per la teoria, magari anche attraverso attività che abbiano già un legame con il mondo del lavoro. Altri (22%) auspicano un maggiore confronto e dialogo con il corpo docenti al fine di instaurare un ambiente di conoscenza reciproca, costruendo così un rapporto di fiducia e di ascolto che possa favorire anche l’efficacia dell’apprendimento. Alcuni studenti desiderano invece ricevere più servizi dall’istituto scolastico che li ospita (25%), che possano concretizzarsi ad esempio in borse di studio e servizi per la didattica che vadano oltre le attività che si svolgono sui banchi di scuola, mentre altri, da buoni nativi digitali, sperano in un uso più frequente di supporti multimediali e digitali (29%).
In vista della conclusione del proprio percorso di studi superiore, gli studenti hanno le idee chiare sul proprio futuro? Il 64% esprime parere positivo, mentre il 36% ancora non è sicuro di cosa “farà da grande”. Quando solitamente uno studente decide cosa fare dopo la maturità? La maggioranza (41%) aspetta la fine degli esami, primo e unico pensiero fino al termine degli orali, mentre una discreta percentuale (31%) inizia a pensarci durante l’ultimo anno di studi superiori. Il 19% attende invece le vacanze estive, e solo il 9% è così lungimirante da pensarci prima dell’inizio dell’ultimo anno.
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