I Carabinieri arrestano due persone e ne denunciano altre cinque
Ennesimo duro colpo inferto alla malavita nuorese dedita alla produzione di sostanze stupefacenti. A distanza di meno di una settimana dal rinvenimento di una piantagione di circa 2000 piante di marijuana ad Ollolai (NU), i Carabinieri del Reparto Squadriglie e del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Nuoro e i militari della Stazione di Ortueri, da tempo impegnati in un’attività a largo raggio finalizzata alla repressione dei reati riconducibili agli stupefacenti, hanno tratto in arresto in flagranza di reato per coltivazione di sostanze stupefacenti, aggravata dall’ingente quantitativo, Porcu Renato, 65enne di Austis, e Porcu Vincenzo, 40enne di Teti, entrambi allevatori, nonché deferito in stato di libertà altre cinque persone, un 25enne di Ortueri, tre persone di Desulo rispettivamente di 20, 30 e 35 anni, e un 40enne di Nuoro.
Nello specifico, durante uno dei tanti servizi di perlustrazione nell’agro, in un terreno difficilmente raggiungibile in località Cheressia, grazie ad un’approfondita conoscenza del territorio i militari hanno individuato da alcuni giorni, abilmente occultata tra la fitta vegetazione circostante, un’immensa piantagione di cannabis, estesa circa 5000 mq e composta da circa 3.800 piante di canapa indiana, alte fino a due metri, distribuite in filari muniti di impianto di irrigazione a goccia, alimentato da due cisterne in vetroresina.
Al fine di risalire ai responsabili, si dava inizio ad un’attività di osservazione perdurata per diversi giorni anche con condizioni climatiche proibitive, che permetteva infine nella tarda mattinata di lunedì 24 u.s. di cogliere i due allevatori intenti ad innaffiare e curare la piantagione. In particolare, uno dei due era un vero e proprio guardiano a tempo pieno, che da settimane viveva nella piantagione in una piccola tenda fornita di energia elettrica attraverso un pannello solare.
Alla luce del rinvenimento e delle evidenze emergenti dalla flagranza di reato, nonché da quanto emerso in sede dei conseguenziali accertamenti qualitativi sulla droga sequestrata, per i due è scattato l’arresto, in quanto ritenuti responsabili di coltivazione illegale di sostanza stupefacente aggravata dall’ingente quantitativo.
Per gli altri cinque, bloccati a poche centinaia di metri dalla piantagione poco dopo il blitz dei militari, è scattata la denuncia in stato di libertà per concorso nel medesimo reato con gli arrestati, in quanto emersi a loro carico gravi indizi di reità (per il momento non è possibile fornire ulteriori dettagli).
Dopo le formalità di rito i due sono stati tradotti presso il carcere di Massama.
Le piante estirpate, per un peso complessivo al netto delle radici di circa cinque tonnellate e il materiale rinvenuto per la coltivazione sono stati sequestrati su disposizione dell’Autorità Giudiziaria. La canapa, ad oggi distrutta presso idoneo impianto di smaltimento e per il cui trasporto si è resa necessaria la collaborazione dell’Ente Foreste della Sardegna, che ha messo a disposizione idonei mezzi pesanti, una volta essiccata ed immessa sul mercato illegale, avrebbe potuto fruttare circa quattro milioni di euro.
Senza dubbio un duro colpo inferto dai militari dell’Arma dei Carabinieri a quella che rappresenta, ad oggi, una delle più redditizie forme di business della criminalità barbaricina.
Proseguono senza sosta le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Oristano, finalizzate a chiarire meglio i contorni della vicenda, sicuramente punta dell’iceberg di un preoccupante fenomeno in continua crescita, che l’Arma nuorese si impegna a contrastare con decisione mettendo in campo le migliori risorse.
Si evidenzia che uno degli arrestati, Renato PORCU, era stato condannato a 30 anni di reclusione per il sequestro dell’imprenditore di Dolianova (CA) Gianni Murgia, rapito il 20 ottobre del 1990 nella casa di campagna in compagnia della sua fidanzata, rilasciata qualche ora più tardi nei pressi di Monserrato (CA). Il Murgia invece venne rilasciato dopo 83 giorni di prigionia nelle campagne di Teti (NU), previo pagamento di un riscatto di 600 milioni di lire.
Video diffuso dall’Arma dei Carabinieri
Scrivi a: redazione@viviroma.tv