350 kg di rifiuti, pneumatici, uno scaldabagno, medicine, sedie, batterie e plastica.
E’ quanto hanno trovato e raccolto i 20 speleologi e volontari dentro e fuori la grotta dell’area protetta di Falvaterra (FR), ripulita lo scorso weekend in occasiona di Puliamo il Buio 2019, la 13esima edizione dell’iniziativa ambientale promossa e coordinata dalla Società Speleologica Italiana e patrocinata dal Ministero dell’Ambiente.
350 kg di rifiuti, pneumatici, uno scaldabagno, medicine, sedie, batterie e plastica. E’ quanto hanno trovato e raccolto i 20 speleologi e volontari dentro e fuori la grotta nell’area protetta di Falvaterra, ripulita lo scorso weekend in occasiona di Puliamo il Buio 2019, la 13esima edizione dell’iniziativa ambientale promossa e coordinata dalla Società Speleologica Italiana e patrocinata dal Ministero dell’Ambiente.
Ripulire le discariche abusive sotterranee, documentarle, segnalarle alle autorità locali affinché possano avviare opere di bonifica vera e propria e, infine, sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della tutela degli ambienti ipogei. Sono questi gli obiettivi di “Puliamo il Buio”, l’iniziativa ambientale promossa e coordinata dalla Società Speleologica Italiana (SSI) su tutto il territorio nazionale. Nata nel 2005 per dare un contributo alla campagna “Puliamo il Mondo” di Legambiente nelle giornate dedicate, dal 2019 è stata estesa a tutto l’anno, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
Negli ultimi tredici anni centinaia di speleologi volontari, grazie al coordinamento della SSI e la collaborazione di associazioni, aziende, enti e autorità locali, sono riusciti a estrarre oltre 163.000 kg di rifiuti da cavità naturali e artificiali, avviandoli a discarica autorizzata e impiegando oltre 3.000 ore di lavoro per uomo. Ma tanto c’è ancora da fare. “Da troppi anni in Italia le cavità naturali e artificiali sono usate irresponsabilmente come discariche abusive; nelle profondità della terra continuiamo a trovare oggetti di ogni tipo, dai più piccoli, come le plastiche, fino agli elettrodomestici, i rifiuti speciali sanitari e addirittura automobili.
E’ una situazione drammatica e intollerabile” – denuncia Vincenzo Martimucci, Presidente della Società Speleologica Italiana. – Noi cerchiamo di fare la nostra parte e mettiamo a disposizione delle autorità le nostre competenze per contribuire alla bonifica ma è necessario un impegno comune affinché tutti comprendano che ciò che inquina gli ambienti sotterranei non crea danni solo a quei particolari ecosistemi, apparentemente lontani dalla maggioranza dei cittadini ma, al contrario, può avere un impatto più o meno diretto e grave anche in superficie, quindi sulla vita e sulla salute di tutti noi. Pensate solo all’acqua che scorre attraverso le grotte… quella è acqua che beviamo e che usiamo per irrigare le coltivazioni”.
Le giornate dedicate a “Puliamo il Buio” contribuiscono anche all’aggiornamento del Censimento delle cavità a rischio ambientale, creato dalla SSI nel 2005 per raccogliere, in un unico database, informazioni dettagliate su quelle cavità nelle quali è verificata la presenza di sostanze o situazioni che possono alterare e inquinare le acque sotterranee degli ambienti carsici. Un aggiornamento più che mai fondamentale, visto che si tratta di acque di ottima qualità che i cittadini bevono e berranno in futuro, dal momento che studi e politiche nazionali si stanno orientando verso un utilizzo sempre maggiore delle sorgenti carsiche per il rifornimento di acqua potabile ai comuni.
L’impegno della Società Speleologica Italiana nell’ambito della prevenzione è diretto anche alla sensibilizzazione degli stessi speleologi, con la diffusione di procedure e buone pratiche volte a creare negli esploratori la consapevolezza dell’importanza di ridurre al massimo l’impatto ambientale durante la loro progressione in grotta e negli ambienti ipogei in generale.
Nel 2018 la FSE – Federazione Speleologica Europea – ha premiato l’iniziativa italiana con l’Euro Protection Label, un riconoscimento per quelle organizzazioni che si prodigano per la protezione delle grotte e del carso, e da quest’anno sta promuove la creazione del network internazionale “Clean Up the Dark” per coordinare la pulizia delle grotte in tutti i Paesi europei, proprio sul modello del “Puliamo il Buio” italiano.
Queste attività di bonifica e monitoraggio si inseriscono nel progetto a lungo termine, e di più ampio respiro, di prevenzione, sensibilizzazione e tutela dell’ambiente carsico ipogeo, che la Società Speleologica Italiana da anni persegue attraverso diverse campagne informative destinate sia agli specialisti che al grande pubblico, e che coinvolgono anche i più piccoli, i cittadini del futuro, come ad esempio la campagna “Acqua che Berremo”, che la SSI sta realizzando nelle scuole ubicate nei territori dei parchi nazionali, grazie al contributo del Ministero dell’Ambiente.
Per maggiori info su Puliamo il Buio visita il sito http://www.puliamoilbuio.it
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