A Lampedusa la scultura/installazione “MARESURRECTION” di Ferdy Colloca

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L’arte è da sempre racconto, messaggio, denuncia o tributo…l’opera che andiamo a raccontare racchiude tutte queste definizioni, la sintesi emotiva di un’artista da sempre sul pezzo.

esclusivaLa scultura/installazione “MARESURRECTION” di Ferdinando Colloca realizzata a settembre di quest’anno nella zona di Cala Croce a Lampedusa con i resti di un’antica barca lampedusana è un ulteriore arricchimento per l’isola di opere di arte contemporanea da visitare in loco.

maresurrection

Maresurrection tavola sunset

Dopo l’obelisco in bronzo di Arnaldo Pomodoro realizzato nel 1988 dal titolo “Cassodoro” e dedicato ai caduti di tutte le guerre e la “Porta di Lampedusa-Porta d’Europa” realizzata nel 2008 da Mimmo Paladino dedicata ai migranti che hanno perso la vita, l’opera del Colloca vuole ricordare TUTTI quelli che in mare hanno perso la vita, ma che attraverso la luce risorgono dagli abissi e si elevano verso l’infinito, d’altronde citando Arthur Rimbaud “L’eternità è il mare mischiato col sole”.

Già nei primi anni 2000 con la mostra/documento “UN MONDO NUOVO” aveva evidenziato e trattato temi contemporanei legati ai malesseri dell’uomo moderno.

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Maresurrection di Ferdinando Colloca

Abbiamo posto all’artista alcune domande sull’opera ed ecco l’intervista che ne segue:

Cosa l’ha spinto a realizzare quest’opera?
Innanzitutto la volontà di lasciare una mia traccia artistica sull’isola, luogo che io reputo magico e carico di energia e poi osservando a lungo il mare che la circonda e ricordando una frase di Hemingway “Il mare è dolce e meraviglioso, ma può essere crudele”– quindi ricordare tutti quelli che nel mare ci hanno lasciato la vita.

Quindi è legata al fenomeno dei migranti?
Non esattamente, la morte non conosce colore nè motivazione così come il mare che inghiotte chi naufraga…un pescatore piuttosto che un bambino che non sapeva nuotare, un marinaio esperto o un migrante sfortunato, un appassionato di avventure estreme o un semplice bagnante…l’opera ha anche questa funzione…davanti alla morte TUTTI siamo uguali…

Ci sono altre letture che lei può darci nel descrivere la scultura/installazione?
Assolutamente si…chi fruisce di un’opera d’arte può e deve, secondo il mio parere, poter leggere quello che vuole nell’opera stessa…emozionarsi in diversa maniera…è quando non comunica nulla il momento in cui il messaggio dell’artista è fallito!
Io, per esempio, nell’opera ci ritrovo anche delle morti spirituali…dei naufragi di vita…ed in fondo citando Victor Hugo“Ci sono più cose naufragate in fondo a un’anima che in fondo al mare.” ….

Perché usare i resti di una barca lampedusana?
Perché gli oggetti hanno memoria del proprio vissuto…una sorta di energia che noi non conosciamo…e vi confesso che mentre dipingevo e trattavo il legno sentivo tutto questo in maniera fortissima…ho cercato di dialogare con queste memorie perché avevo la sensazione di violare qualcosa…poi ho trovato la giusta armonia!
D’altronde se pensiamo a “Barca nostra” di Christoph Büchel attualmente esposta alla Biennale d’Arte di Venezia … riguardo al vissuto…

Un pensiero per chiudere questa nostra intervista?
Tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare….una frase che rispecchia il mio stato ed un tributo al grande Leopardi.

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Il Gruppo ViviRoma fondato da Massimo Marino nel 1988, nasce come giornale murale per ampliarsi nel tempo in un magazine, TV e WEB.

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