di Monica Refe
Intervista a Luca Collodi
Sono appena terminati i casting per il personaggio del burattino Pinocchio a Roma, a Castel Romano, e per i figuranti in Toscana, in provincia di Siena, si sa solo che sarà girato tra l’Alto Lazio la Toscana e alcuni parti in Puglia questa nuova versione del Pinocchio di Collodi.. La coproduzione è italo/francese e le riprese inizieranno a breve a metà gennaio. Abbiamo chiesto a chi di Collodi è “erede”, antenato di chi ha fondato nel Medioevo il paese di Collodi, frazione di Pescia (Pistoia), di parlarci dell’attualità del messaggio del burattino- bambino.
Luca Collodi, premio Naxos per la Comunicazione per il suo impegno giornalistico in ambito sociale, è al timone del canale italiano della Radio Vaticana. Nato a Livorno, vissuto fino a 15 anni a Pietrasanta, in Versilia, prima al Tirreno di Livorno, poi alla Nazione. Giornalista per molti anni a Tele Granducato di Toscana, direttore responsabile di Radio Livorno Città Aperta, approda alla fine degli anni ’90 alla Radio Vaticana.
Che ne pensi della nuova versione de “Le Avventure di Pinocchio” in cui il regista Matteo Garrone ha scelto Benigni nei panni di Geppetto?
“Geppetto è uno dei miei personaggi preferiti (dopo Pinocchio). Credo il babbo di Pinocchio sia il più autenticamente toscano: incarna la bontà, la fierezza, la simpatia, caratteristiche di autenticità toscana che sono certo Roberto Benigni saprà incarnare benissimo nel suo prossimo film che si accinge a girare”.
Pinocchio di Collodi. Un libro difficile carico di simboli che offre diversi piani di lettura, non tutti facilissimi ad una prima lettura.
“Ricordo che Pinocchio è stato scritto da una grande penna Carlo Lorenzini, giornalista fiorentino erudito e poliedrico, che per grande amore della madre scelse come pseudonimo Collodi. Collodi era il paese, in provincia di Pistoia, frazione di Pescia, dove lavorava come giardiniere il padre di Lorenzini. La madre, nata a Collodi, era a servizio nella stessa villa della famiglia Garzoni. Villa dove Lorenzini, tra l’altro, trascorse gran parte della sua infanzia. Del paese di Collodi, fondato da un mio antenato, si hanno tracce già nel XII quale fortezza militare. Dal 1300 Collodi ebbe vita militare intensa e partecipò con i ghibellini alle battaglie di Montecatini (1315) e Altopascio (1325) e alla guerra tra Pisa e Firenze”.
Il libro di Pinocchio può parlare ancora ad un bambino di oggi che vi si avvicina per la prima volta?
“Certamente il suo messaggio è inossidabile. Anzi più che di messaggio parlerei di messaggi, almeno tre: politico, religioso e sociale. Credo che Pinocchio non sia solo un libro per bambini, ma anche per adulti. Collodi, letto tra le righe, coglie elementi anche della cultura cristiana e lo si può leggere in ogni stagione della vita”.
Indiscutibilmente un evergreen. Ma la fortuna dell’opera, seconda opera più tradotta al mondo, dopo la Bibbia, come te la spieghi? Qual è il messaggio universale che sta dietro la favola?
“Ne esitono fino a 240 traduzioni. Penso che nel 1883, in un periodo di ricostruzione, di tumulti ed incertezze politiche, il Collodi, come anelito di libertà, scrisse il libro di Pinocchio la cui fortuna è stata, fin da subito, enorme probabilmente per il suo messaggio universale: la trasformazione. Mi ha sempre colpito la metamorfosi che fa il ciocco di legno in burattino e poi in bambino. Credo l’autore volesse, tra l’altro, sottolineare proprio il passaggio dall’età fanciulla all’età adulta non certo in modo indolore, attraverso una serie di prove e vicissitudini. Passaggio da applicare anche ad altri aspetti della vita sociale di allora e forse di oggi”.
Il capitolo che più ti parla oggi a distanza di tempo?
“Il gatto e la volpe sono i protagonisti di ogni tempo, anche del nostro. Li ritroviamo nella vita politica, nelle istituzioni, nella società”.
Ed invece valori positivi? Oltre alla tua fierezza e al tuo grande amore per la Toscana c’è un valore che ti sei portato dietro?
“Certo sicuramente quello per il mare. Geppetto ritrova Pinocchio in mare, nella balena. Il mare rappresenta la vita, il futuro oltre l’orizzonte. Il sapore salmastroso della vita. Con il vento di libeccio che spazza via preoccupazioni e tristezze per riportare il sereno come un ingrediente risolutore”.
A proposito di ingredienti mi dicono tu sia anche un ottimo cuoco. Quale ingrediente non deve mai mancare per te in cucina come nella vita?
“Il peperoncino. Ti aiuta a dare sapore ai piatti in cucina e alla vita”.
Si dice che un giornalista sia sempre in servizio. C’è almeno una passione forte che coltivi?
“Ho una vera passione per i mezzi di trasporto ed ancor di più per i trenini elettrici. Una passione ereditata da piccolo dal mio babbo. E sui treni si incontrano spesso i personaggi di Pinocchio di oggi, nel bene e nel male. E si capisce l’attualità di un libro che può essere considerato anche un manifesto politico”.