Il grande illusionista
In occasione dell’imminente spettacolo “Illusionismi” che Andrea Sestieri terrà al Teatro Ciak qui a Roma il 20 e il 21 gennaio, vi propongo questa deliziosa intervista per fare la conoscenza di questo grande artista.
Una chiacchierata avvenuta un anno fa, che solo ora io e Andrea abbiamo deciso di pubblicare proprio alla vigilia di questo evento.
È una piovosa e fredda giornata di gennaio. Finalmente, dopo mesi che cerchiamo di incontrarci tra i nostri tanti impegni, io e Andrea decidiamo per una colazione a Trastevere. Indugio: sono con lo scooter e piove forte; che fare? Vado!
L’incontro è molto piacevole, entrambi siamo persone espansive. Mi ha confidato di non sperare che sarei andato con quel tempaccio, io sulla strada pensavo “vedendomi, capirà ancora di più quanta stima ho per lui”.
Ci salutiamo calorosamente come due persone che si conoscono da sempre e non si vedono da tanto. Passo un’ indimenticabile mattinata con una persona davvero speciale, umanamente e artisticamente. Con molta cordialità ci raccontiamo.
Da lui vengo a sapere dei suoi esordi, della vita e delle scelte a volte sofferte, delle difficoltà e delle grandi soddisfazioni.
Da questo incontro è nato un racconto avvincente ed interessante, quasi da scriverci un libro. Allora ho pensato: perché non farne un’intervista? Perché non far conoscere questo artista anche a voi?
Iniziamo.
Andrea, mi dicesti che tutto è cominciato quando avevi sette anni… È poi cosa è successo? Perché hai smesso?
Ho iniziato a giocare con la magia sin da bambino quando passeggiando per le vie di Porta Portese incontrai un ragazzo che vendeva piccoli giochi di prestigio e da quel giorno le mie domeniche (e quelle di mia madre) le passavo ad osservare le sue mani durante le esibizioni che quel ragazzo donava al pubblico per vendere i propri giochi; talvolta, quando mi comportavo bene, mia madre mi regalava uno di quei giochi che tanto desideravo finche non iniziai ad avere un bel “repertorio” che vedeva come spettatori soprattutto gli amici di famiglia e qualche parente.
Dopo qualche anno e diversi libri ormai divorati ero diventato abbastanza sciolto e durante una mia performance nel banchetto di quel ragazzo, venni notato da un impresario che mi propose un vero ingaggio.
Il mio primo palcoscenico fu quello del “Gran Gala Del Mandorlo In Fiore”, un grande evento in una location incredibile, a Taormina, con circa un migliaio di spettatori, le telecamere, la televisione ecc…
Sono stato fortunato ad iniziare in grande stile e ho un bellissimo ricordo di quell’esperienza, comprese le prove che feci nel mese antecedente, con una bravissima ballerina della produzione di allora. Io avevo solo tredici anni e lei era molto più grande di me.
In quell’evento ho portato la mia prima “Grande illusione” e forse è stata quella la scintilla che ha fatto scattare il mio amore per questo genere.
Ma ero davvero troppo giovane e forse non pronto a tutto ciò, cosi al mio rientro “appesi lo smoking” al chiuso per più di dieci anni, dedicandomi a tutt’altro.
Cosa hai fatto dopo?
Ho iniziato a giocare a pallone come fanno molti ragazzi a quell’età e poi ho seguito la mia passione per il surf che mi ha dato enormi soddisfazioni; avevo un paio di sponsor qui in Italia e mi allenavo molto spesso in California.
In che occasione hai ricominciato e perché?
All’età di 20 anni, mentre stavo surfando durante una grossa mareggiata nel sud della California ho avuto un brutto infortunio ad una gamba. Dopo un paio di settimane in ospedale in America sono rientrato in Italia e per quasi un anno non ho potuto neanche camminare.
Non è stato facile stare fuori dall’acqua per tutto quel tempo e per sopperire alla mancanza delle onde durante la mia convalescenza ho ripreso in mano i vecchi libri di magia di quando ero bambino…
Credo sia stato come se avessi incontrato nuovamente l’amore della mia vita dopo dieci anni di assenza e avessi capito che era proprio “Lei” che desideravo!
Avevi perso tutti i tuoi contatti, in quegli anni. Come hai fatto a rientrare nel giro?
Diciamo che di contatti, a parte quell’evento e poche altre cose, non ne avevo quasi nessuno. Per me a quell’età la magia era un bellissimo gioco e niente di più.
So che spesso vai all’estero, e anche che lavori sulle navi da crociera… Ce ne parli?
Ho iniziato a lavorare sulle navi nel 2017, è stata una bellissima esperienza; ho lavorato su molte navi, con diversi spettacoli e un pubblico proveniente da ogni parte del mondo.
Sicuramente ho imparato molto, soprattutto a comunicare ciò che desidero trasmettere, con persone di nazionalità e culture differenti, scoprendo che il modo di dimostrare il gradimento di uno show cambia molto in base alla cultura e alla provenienza del pubblico presente.
Mi hai raccontato di una terribile esperienza durante la pandemia, quando eri imbarcato…
Diciamo che quando la pandemia è iniziata ero a Whuan e da li mi sono imbarcato su una nave con passeggeri che provenivano prevalentemente da quella città. Inizialmente nessuno di noi capiva cosa stesse accadendo, quando abbiamo realizzato eravamo già in mezzo alla “tempesta” ma è stata un’ esperienza anche quella.
Che differenze trovi tra il lavoro in Italia e all’estero? Dove ti senti meglio o sei più seguito?
Le differenze principali riguardano principalmente la percezione dell’arte in generale e il suo impatto a livello socio/economico nella società e quindi ovviamente i budget.
Le proposte migliori che ho ricevuto, provenivano sempre dall’estero ma non ho mai voluto accettare di trasferirmi, se non per il tempo di alcuni shows, perché credo che anche qui si possa fare tanto.
Cosa pensi della situazione del tuo settore qui in Italia?
Penso che siamo ancora lontani dal percepire l’illusionismo come un Arte con la “A” maiuscola e che manca una sorta di normativa che in qualche modo differenzi i professionisti dagli amatori.
L’illusionismo, nonostante sia una della arti più antiche, ancora oggi manca di una categoria ufficiale che lo identifichi come un reale Lavoro.
Questo comporta un numero sempre maggiore di non maghi che si propongono come tali, creando una percezione errata nel pubblico, nei confronti della nostra figura professionale e di conseguenza un’idea di “Mago” come artista di classe minore; non è cosi e le produzioni a Las Vegas, in Asia, sulle navi da crociera e in alcuni contesti (non italiani) possono confermarlo.
Come crei i tuoi effetti, le tue illusioni e quanto tempo impieghi per crearne uno?
Dipende molto da ciò che faccio. Per alcuni effetti ho impiegato anche diversi anni. C’è una prima fase in cui ho una sorta di “visione ideale” del numero.
Segue la vera sfida: la progettazione a livello pratico, fase nella quale quasi sempre vi sono modifiche rispetto a ciò che avevo immaginato in un primo momento.
Alla fine il prodotto che viene fuori si avvicina molto alla mia idea iniziale ma non è mai perfettamente uguale e questo è anche molto stimolante perché mentre risolvo i problemi e trovo soluzioni, nascono nuove idee, che si aggiungono alla prima.
Infatti, spesso, quando un numero è “concluso” sono io stesso a stupirmi del risultato! Non sempre infatti il risultato è positivo e diverse volte dopo aver creato prototipi o sviluppato un’idea, capisco che non sta venendo come vorrei a in alcune occasioni non proseguo. È un processo molto lungo e quando produce i risultati sperati mi da enormi soddisfazioni!
Sei piuttosto originale nel tuo lavoro, illusionismo e tecnologia, così come il nome di un tuo spettacolo. Ci racconti di questo sodalizio?
Negli ultimi anni ho capito che la tecnologia (compresa l’I.A. di cui tanto si parla ultimamente) è entrata a pieno regime nelle case di tutti e in un primo momento ho “giocato” provando ad inserire una parte di tecnologia in un numero.
Dopo averlo portato in scena ed aver avuto una risposta incredibilmente positiva dal pubblico, ho capito che potevo e dovevo calcare quella scia un pò folle.
Da li è nato uno studio su come poter inserire la tecnologia e creare qualcosa che la utilizzasse in tutte le sue forme, che mi ha portato a creare nuovi numeri interagendo con schermi, ledwall e nuovi devices tecnologici.
Dopo anni di studio, prove e nuovi act, nel 2022 tutto questo è diventato un vero e proprio One Man Show di illusionismo tecnologico che ho chiamato “Illusiontech”, andato in scena anche a Roma al Teatro Rossellini. Ha avuto un feedback davvero inaspettato, in senso positivo.
Hai un approccio alquanto personale con il tuo pubblico. Scrissi che piaci a bambini, mamme e papà e che riesci sempre ad instaurare un bellissimo rapporto con i tuoi spettatori; come ci riesci?
La mia è una formazione universitaria di tipo psicologico/educativo e la mia esperienza viene dal teatro; per me la magia non è il fine ma solo un mezzo per arrivare a comunicare con il mio pubblico e per fare questo non devi esibirti per te stesso ma devi capire cosa vuole il pubblico e come lo vuole; anche questo è una parte fondamentale del mio lavoro.
E poi non ci dimentichiamo la passione che è la spinta fondamentale per realizzare spettacoli che amo. Quando si fanno le cose con estrema passione è difficile farle male.
Non mancano ovviamente gli studi teorici/pratici che mi hanno aiutato a “stare in scena”; un aspetto che sembra scontato ma che è più importante a mio parere di qualunque “trucco” o “grande illusione”.
Se non comunichi, non riuscirai mai a connetterti con le persone e con le loro emozioni e se non emozioni non potrai mai arrivare a “toccare” l’anima del pubblico e far si che chi ti osserva si ricordi di te.
Non basta il “wow”, ci vuole qualcosa in più. Ogni volta che sono in scena io mi connetto con il mio pubblico e ci parlo, gli apro il mio cuore e gli racconto di me, anche senza dire una parola; e il pubblico mi ascolta.
Hai pensato al momento in cui andrai… in pensione? Cosa farai? Ti piacerebbe insegnare la tua arte a qualche giovane a cui lasciare il tuo scettro?
Onestamente non ci ho mai pensato seriamente, sicuramente continuerò con la consulenza, per la televisione, creando alcuni numeri e formando chi dovrà poi performare e per alcuni colleghi professionisti e/o semi professionisti.
È un aspetto della mia professione che mi da enormi soddisfazioni ed interfacciandomi spesso con il singolo individuo mi permette di fare un percorso molto interessante; inoltre, proprio per la natura stessa del percorso che si affronta insieme, si crea un bel rapporto anche di affetto e spesso escono fuori alcuni aspetti emotivi, oltre che un potenziale artistico, davvero inaspettati.
Cosa sono per te la magia e l’illusionismo?
Il mio modo di comunicare e il mio desiderio di fare rimanere vivo il bambino che c’è in me.
Quali i tuoi progetti futuri?
Questo 2024 inizia come piace a me.
A gennaio, precisamente il 20 alle ore 21:00 e il 21 gennaio alle ore 17:30, sarò in scena nel suggestivo Teatro Ciak, (in via Cassia 692), con la nuova versione di “Illusionismi”, il mio One Man Show che in questi anni è diventato uno show totalmente nuovo, per un pubblico di ogni età, dove avrò il piacere presentare in anteprima alcune della miei nuove illusioni.
Seguiranno altre date che potrete trovare nei miei social e per l’estate c’è già in programma una bella sorpresa che mi vedrà molto impegnato almeno fino a settembre ma per ora di più non posso dire!
Beh allora ci vediamo con Andrea al Ciak!
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