“Nei miei concerti una dedica a Gianbattista Cutolo. Il mio sogno? Scrivere una colonna sonora per il cinema”
Oggi Joe Barbieri si esibirà all’Auditorium Parco della Musica nello spettacolo “Vulío, omaggio alla canzone napoletana”. L’artista napoletano, lanciato nel panorama musicale da Pino Daniele, vuole celebrare i classici della canzone napoletana in uno straordinario viaggio nel tempo musicale.
Noi abbiamo intervistato Joe Barbieri che ci ha raccontato qualcosa in più sullo spettacolo oltre a rivelarci un suo sogno, di scrivere una colonna sonora per il cinema e in particolare per il grande maestro Marco Bellocchio.
Joe, oggi sarai all’Auditorium Parco della musica con il tuo spettacolo “Vulío, omaggio alla canzone napoletana”. Cosa ci puoi raccontare di questo spettacolo? Come ti sei approcciato ai classici della canzone napoletana?
Sono sempre stato un grande amante della canzone napoletana. Da napoletano queste canzoni le ho sempre frequentate nella mia quotidianità. Ho trascorso 32 anni sul palco e mi sembrava fosse arrivato il momento di prendermi una pausa dalle mie canzoni per dire grazie a questa eredità che mi porto dietro da oltre mezzo secolo. Queste canzoni mi guidano, mi rappresentano, mi suggeriscono chi sono e dove andare. Non ci sono solo le canzoni in bianco e nero ma anche quelle che secondo potrebbero diventare i nuovi classici. Sono partito da Pino Daniele che è stato il mio mentore.
Qual è stato l’insegnamento più grande che ti ha trasmesso?
Sicuramente la curiosità e l’attingere dalla mia tradizione. Pino è stato un innovatore della canzone napoletana ma ha saputo anche mischiare vari generi come il samba, la bossanova, il blues. La mescolanza è stata la lezione più importante, mi ha insegnato a non avere paura del diverso.
Hai suonato in Italia ma anche all’estero. Qual è la differenza che noti tra l’industria musicale italiana e quella estera?
E’ più una differenza di pubblico secondo me. Sia nell’uno che nell’altro caso l’obiettivo è di raggiungere lo stesso risultato. Probabilmente in alcuni paesi il pubblico è più abituato del nostro ad essere curioso. Ricordo che una delle prime volte in cui mi sono esibito in Giappone, il pubblico ascoltava con gli occhi chiusi.
Al di là della musica che rapporto hai con la città di Napoli?
Ho un rapporto controverso perché Napoli è una metropoli e presenta le contraddizioni delle grandi città, accentuate da alcune dinamiche. Ho dedicato il disco ma anche i concerti a Giovanbattista Cutolo, il giovane musicista ucciso a Napoli. Ci sono esseri umani che lottano per la luce e altri che non riescono a farlo. E Giovanbattista è un esempio di luce ed è un napoletano che io vorrei essere.
Si parla molto del binomio musica-violenza. Cosa pensi dei testi delle canzoni di oggi che inneggiano alla violenza?
Non mi fa piacere e mi sento disorientato quando vedo che dei ragazzi mandano dei messaggi negativi nelle loro canzoni.
Prossimi progetti?
Per il momento mi sto dedicando ai concerti ma per il futuro mi piacerebbe scrivere per il cinema e in particolare per un regista, Marco Bellocchio.
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