“Attraverso il mio mestiere cerco di contribuire alle cause in cui credo”
Di Giulia Bertollini
Si diploma alla Silvio D’Amico e inizia la sua carriera in teatro, Livia Bonifazi oggi è un’attrice a tutto tondo che spazia da ruoli drammatici a quelli comici, che passa dal teatro al cinema stupendo sempre di più.
La poliedrica attrice, adesso, raggiunge un traguardo importante in campo cinematografico: grazie alla Cecchi Gori Entertainment La vera storia di Luisa Bonfanti, dal 29 novembre, uscirà su alcune delle piattaforme più importanti del momento (Amazon Prime, Chili), permettendole di far notare il suo talento anche all’estero. Il film è prodotto da Inthelfilm di Giampietro Preziosa e Marco Simon Puccioni.
Ci può raccontare di cosa parla La vera storia di Luisa Bonfanti?
Luisa nasce al Mandrione in una baracca aggrappata all’Acquedotto Felice, ancora ragazzina casualmente conosce Pasolini venuto lì per i sopralluoghi di “Accattone”, che poi invece girerà al Pigneto, e si innamora del cinema.
Nel ’68 inizia la sua contestazione, lascia il Mandrione e comincia a fare la comparsa a Cinecittà. Negli anni ’70 interpreta piccoli ruoli in film di impegno civile lavorando con Scola, Maselli, Montaldo, Petri e altri.
Vive un’importante storia d’amore con uno dei pittori della scuola di piazza del Popolo (interpretato da Stefano Pesce) e negli anni ’80, assieme al crollo degli ideali si ritrova, ancora una volta quasi per caso, a lavorare nel cinema pornografico.
La cosa più interessante è come il film costruisce questo personaggio e questa storia. Il mescolarsi di più stili, l’utilizzo di materiali dell’Archivio Aamod mischiati a finto repertorio, Cinque videoclip con le canzoni originali di Fabrizio Gatti scritte per il film e per me, scene girate a colori accostate ad altre in bianco e nero.
Cosa c’è di realmente accaduto? È esistita davvero Luisa Bonfanti? Forse da qualche parte in qualche luogo.
In che modo ti sei calata nei panni di questa donna?
Quando Franco Angeli mi ha raccontato il personaggio di Luisa, scritto perché io lo interpretassi inizialmente in teatro, in uno spettacolo prodotto da Ettore Scola, mi sono messa a ridere e gli ho chiesto come gli fosse venuto in mente di pensarmi come interprete di un ruolo così distante da me. È stato perciò un lungo lavoro costruire un personaggio così diverso, ma proprio per questo estremamente interessante.
Com’è nata la sua passione per la recitazione?
Quando ero bambina, venivo invitata spesso a teatro assieme ai miei. Loro molte volte erano impegnati ed ero io a chiedere di andare ugualmente. Mi piaceva guardare nei camerini gli attori che si preparavano e poi andavano in scena a narrare una storia. Me ne stavo sola in platea rapita ad ascoltare mentre la fantasia si scatenava attraverso la meravigliosa evocazione del teatro.
Tornavo a vedere lo stesso spettacolo non so quante volte, lo conoscevo a memoria.
Sentivo profondamente che la mia vita non poteva essere che quella: raccontare una storia diventandone un personaggio. Avevo 5 anni!
Ricorda il suo debutto?
Durante l’estate del mio secondo anno all’Accademia Nazionale d’arte Drammatica Silvio D’Amico, vengo chiamata per una sostituzione nello spettacolo “Il trucco e l’anima” da Majakovskij con la regia di Andrea Camilleri.
Un meraviglioso spettacolo che porto nel cuore. Quello che ricordo è l’applauso durante l’ultima scena sulle note del ‘Valzer Triste’ di Sibelius che sembra non finire mai e noi tutti sul palco che non riusciamo a trattenere le lacrime.
Sappiamo che si mette in prima linea per tematiche sociali (prevenzione tumore al seno, ecc…).
Cerco di dare un contributo attraverso il mio mestiere. Di sostenere e promuovere le cause in cui credo. È un dovere civile che sento fortemente.
Altri progetti futuri?
Ci sono due progetti che poi sono due diverse declinazioni della stessa storia a cui stiamo lavorando io, Franco Angeli e Silvia Scola.
In questo periodo, oltre a “La vera storia di Luisa Bonfanti” sto promuovendo un film che ha preso vita da un mio progetto e che è stato scritto e diretto sempre da Franco Angeli.
Un’incredibile storia vera: “Kindeswohl, il bene del bambino” nato da una lunghissima inchiesta. Un film che parla di diritti negati, di genitori privati dei propri figli, di bambini orfani di un genitore vivente, dello Jugendamt e di un dramma sconosciuto ma purtroppo ancora vivo nel cuore dell’Europa.
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