Cinema “Cattivo sangue” di Simone Hebara
Da poco approdato su Netflix, questo film immortala due mie vecchie conoscenze che interpretano ruoli di spicco. Matteo Quinzi è nei panni di un folle, contorto e sadico killer con l’aspetto di un nerd magrolino e paranoico. Contrapposto a lui c’è un altro sicario, Claudio Camilli; totalmente in antitesi, è robusto, un duro, freddo, malinconico, silenzioso, serioso e distaccato. Con loro c’è anche un’altra mia conoscenza, Riccardo Camilli, fratello di Claudio. Lo conoscevo come regista, invece lo ritrovo piacevolmente come attore in questa pellicola. E anche Piero Grant, altra mia stimata conoscenza.
Non posso non manifestare la mia contentezza nel vederli recitare in questo film, primo perché Claudio e Matteo sono due validi artisti, poi perché hanno entrambi un ruolo di primo piano. Così si può godere di tutta la loro bravura in quello che per me è un film valido.
Mi sono piaciuti la trama, lo svolgimento, le inquadrature con i colori tetri, la colonna sonora, la giusta crudezza dei personaggi e l’ambientazione realistica. Una pellicola forte, dura, ansiogena, sporca e maledetta, che scorre intrattenendo e incollando alla sedia lo spettatore in un lento ed inesorabile, emozionante crescendo fino al suo tragico ed efficace epilogo.
Ovviamente io ho fatto il tifo per entrambi in questo avvincente testa a testa, sia per l’angosciante figura malata ed instabile di Matteo, che per quella seriosa e taciturna di Claudio. Due amici nella vita oltre che colleghi, che hanno saputo trasmettere la forte personalità dei loro personaggi in un film da vedere. Guardate il trailer:
Non potevo esimermi, dopo essermi complimentato con loro, dal fargli qualche domanda…
Nonostante il “lavoro” che svolgete nella storia, si
ete due personaggi dal carattere opposto nel film. Nella vita, invece? Che rapporto c’è tra voi?
Matteo – Bellissimo. Claudio per me è un grande amico, oltre che un collega che stimo moltissimo.
Claudio – Io ormai considero Matteo come un fratello. Oltre che un formidabile collega. Ci siamo conosciuti nel 2014 sul set di un cortometraggio e da allora la nostra stima reciproca e la nostra amicizia e cresciuta sempre di più. Sono stato io a proporlo per io ruolo di Edgardo Ventura in Cattivo Sangue. Essere cosi antagonisti nel film e grandi amici nella vita è molto bello.
Claudio, hai un’esperienza più cinematografica, mentre Matteo più teatrale. Che mi dite di questa mia osservazione su di voi? Come vi vedete e come vedete l’altro?
Matteo – Sì, io sono partito dal teatro, mentre credo che Claudio sia partito direttamente con il cinema, ma non credo tanto in questa differenza. Credo invece che Claudio sarebbe altrettanto bravo in teatro quanto lo è di fronte alla telecamera. Al cinema riesce ad avere una misura e una potenza incalanata anche nel piu’ piccolo sguardo (basta guardare sia la sua interpretazione in “Cattivo Sangue”, che in “Ghiaccio”, film di Moro in cui interpreta un super criminale veramente tremendo), caratteristiche fondamentali anche nell’approccio teatrale. Mi piacerebbe fare qualcosa con lui in teatro. Sarebbe molto potente, secondo me.
Claudio – Il mio percorso di vita privata più che artistica, mi ha portato a frequentare più set che palcoscenico. Ma a me sinceramente è sempre andato bene così. Il palco sicuramente regala un adrenalina e un ansia che magari un set non da. Matteo oltre ad essere uno straordinario attore davanti la macchina da presa lo è altrettanto in teatro, e la sua bravura sta soprattutto nel non portare la teatralità su uno schermo.
Com’è stato lavorare insieme e com’è nata questa collaborazione?
Matteo – Bellissimo, come sempre. Ci siamo conosciuti tanti anni fa sul set di uno sketch comico per il web e da lì abbiamo fatto tante cose insieme. E tante altre spero di farne ancora.
Claudio – Io e Matteo abbiamo girato solo una scena insieme e naturalmente è stato tutto molto spontaneo e liscio come l’olio. Come ti dicevo prima proposi io Matteo al regista Simone Hebara. Inizialmente c’era un altro attore per quel ruolo, ma per dei motivi che non ho mai capito, questo abbandonò il progetto a due settimane dall’inizio delle riprese e a quel punto proposi Matteo, che al provino andò alla grande. Tutte le scene con Edgardo sono state girate per ultimo quando io avevo già finito le riprese.
Vi è piaciuto fare questo film e che effetto fa rivedervi in quei panni?
Matteo – Moltissimo. Quando ti ricapita un personaggio così?! Spesso in televisione o al cinema faccio provini per personaggi molto più rassicuranti di Edgardo (il killer paranoico), perché in effetti la mia immagine è più vicina a quei tipi umani. Qui però ho potuto trasformarmi e mostrare mie altre sfumature attoriali, per questo sono molto contento. Alcune persone a me vicine all’inizio non mi avevano neanche riconosciuto. L’effetto nel rivedermi è stato abbastanza particolare, ma fino a un certo punto. Sul set ero consapevole della “merda” che stavo tirando fuori per interpretare Edgardo.
Claudio – Si, sono assolutamente contento e fiero di aver fatto parte di questo film. Ringrazierò a vita Simone per avermi regalato questo personaggio che ho amato da subito e per essersi soprattutto fidato di me affidandomi il ruolo da protagonista senza nemmeno un provino. Stranamente, rivedermi, questa volta mi è piaciuto!
Come sta reagendo il pubblico?
Matteo – Credo bene. Soprattutto gli amanti del genere. Io ho i feedback solo delle persone più vicine. Spero che gli altri utenti di Netflix stiano gradendo.
Claudio – Sembrerebbe bene. Poi ovviamente non si può mai accontentare tutti. Purtroppo gran parte del pubblico italiano è assuefatto dal cinema americano, snobbano, deridono e insultano il nostro cinema per partito preso. Solo perché è in italiano con attori italiani. Sono convinti che tutti gli attori dovrebbero recitare in dizione perfetta anche se una scena è ambientata a Roma ed uno va a in salumeria a comprare un etto di mortadella… Il quindicesimo “Spiderman” è sempre un capolavoro, qualsiasi roba della Marvel è sempre fantastica, poi però esce un film italiano fuori dagli schemi e si inizia a deriderlo nemmeno dal trailer, ma dalla locandina.
Quali sono i vostri progetti futuri? Ci sono altre collaborazioni in vista tra di voi?
Matteo – Una fiction e (incrociamo le dita) forse altre cose che stanno partendo, sia al cinema che in teatro. Purtroppo nulla in vista insieme, ma chissà… Magari!
Claudio – Per il momento sarò impegnato in autunno nelle riprese di una serie TV di cui ancora non posso dare notizie. Con Matteo diciamo spesso di voler fare uno spettacolo insieme io e lui da soli. Speriamo che quest’anno sarà la volta buona.
Mi dite qualcosa anche di Riccardo Camilli? Credevo fosse solo un regista, invece lo trovo in una parte del film.
Matteo – Persona meravigliosa. Regista delicato e mai banale. La sua parte nel film mi è piaciuta moltissimo. Poi lavorare insieme da attori e non da regista attore è stato altrettanto bello.
Claudio – A Riccardo devo tutto il mio percorso. Ho iniziato con lui da bambino. Facevamo filmetti fatti in casa con la super 8 e lui li montava con due video registratori. Riccardo come me, al momento fa altro per vivere. Ora lui non vive di regia come io non vivo di recitazione. Ma portiamo avanti ciò che vogliamo fare. Lui ha all’attivo due film, uno del 2018 e uno uscito l’anno scorso. Sono film autoprodotti, perché fin’ora dei produttori dopo anni e anni di chiacchere e promesse non si sono ancora decisi a produrgli un film. Ma sono convinto che accadrà. Potrei sembrare di parte, ma Riccardo è un grande talento. Soprattutto nella direzione degli attori. Pochi mettono cuore e anima come fa lui. Portando avanti tutto da solo. Dal pagamento degli attori, della troupe al pranzo e la cena.
Qual è l’esperienza che vi ha dato o fatto crescere di più nel vostro lavoro?
Matteo – Credo uno spettacolo teatrale che ho fatto diversi anni fa. Si intitolava” Dall’alto di una fredda torre”, un testo di Filippo Gili per la regia di Francesco Frangipane. Lì credo di aver fatto uno switch sulle mie capacità attoriali, lavorando con registi e attori di altissimo livello.
Claudio – Per me ogni esperienza è stata formativa. Dal film più indipendente squattrinato fino ai film pluripremiati come “I Predatori” o “Ghiaccio”.
Com’è stato lavorare con Simone Hebara, il regista? E con il resto del cast?
Matteo – Molto bello. Simone ti lascia molto libero e ti permette di tirare fuori tutta la tua creatività attoriale. E poi esteticamente ha le idee molto chiare. Ha già in mente tutto e non è per nulla banale nelle sue scelte, anzi il piano sequenza finale lo trovo bellissimo. Anche con gli altri attori mi sono trovato molto bene. E’ stato un set molto piacevole.
Claudio – È stato meraviglioso. Ho messo un po’ per abituarmi al modo di lavorare di Simone. Ero abituato a registi molto frenetici, che se si incazzano urlano (giustamente), mentre invece Simone rappresenta la calma assoluta. È una persona che sa benissimo cosa vuole e quale obiettivi può raggiungere con quello che ha. Sono veramente entusiasta del suo film. Spero vivamente di fare un altro film con lui. Anche con il resto del cast non ho mai avuto problemi. Eravamo tutti molto in sintonia, consapevoli che con le unghie e con i denti stavamo portando avanti un progetto che ci avrebbe regalato soddisfazioni.
Con chi vi piacerebbe lavorare in futuro?
Matteo – Vuoi che ti parlo di sogni o di realtà? Ok, rimaniamo nei sogni, tanto non costa nulla: sicuramente fare qualcosa anche di piccolo in un film di Garrone, sarebbe il massimo, ma credo che molti attori ti possano rispondere così!
Claudio – Matteo Garrone, Stefano Sollima, Sorrentino, Matteo Rovere… Poi sogno da sempre di lavorare con Marco Risi…
Ho contattato Matteo e Claudio per questa intervista separatamente, affinché non fossero influenzati nel dare le loro risposte. Solo ad avvenuta pubblicazione potranno leggere cosa ha risposto l’altro…
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