Intervista ad Antonello Costa Seconda parte

Pinterest LinkedIn Tumblr +
Mi sono accorto che hai una stagione lavorativa molto intensa e che addirittura sarai in cartellone a Napoli come unico artista non napoletano…

La tournée è iniziata il primo novembre e finirà il 24 di maggio, mi dirai che vengo da venticinque stagioni così. Considera che l’anno prima del Covid avevo fatto centoquattro spettacoli, da novembre ad aprile.
Con la riapertura dei teatri dopo la pandemia la stagione è cambiata, ora si comincia ad ottobre e si finisce a maggio. I periodi si sono allungati e la fatica e l’impegno sono aumentati, ma anche la soddisfazione.

Napoli? Ho un rapporto ventennale con questa città. È dal 2000 che vado a Napoli, lì ho fatto programmi televisivi, regionali e ogni anno presento in teatro i miei spettacoli, ritrovo così Giacomo Rizzo, Paolo Cagliazzo, Biagio Izzo, Peppe Iodice… tutti nomi di comici napoletani amatissimi e molto bravi. Io sono l’unico non napoletano in cartellone da ben cinque anni consecutivi. Pensa che il direttore del teatro mi dice che la gente parla di me e chiede solo di me… un siciliano che fa successo a Napoli!

La mia è una forma di spettacolo adatta ai napoletani e che per altro non propone più nessuno. Il pubblico napoletano non è capace a sorridere, sa solo ridere di cuore. Non hai idea di cosa succeda in teatro quando vedono le mie macchiette…

antonello costaIeri sono andato a Napoli e ho fatto una riunione con un grande produttore, Paolo Cagliazzo che è anche un comico famoso, autore e regista di commedie con cui abbiamo buttato giù le basi per la stagione 25/26.

Faremo una commedia insieme da portare in giro per tutta l’Italia. Pensa che tu sei la prima persona a cui lo dico! Neanche mia madre lo sa ancora!

Grazie Antonello per questa confidenza, che ora condividerò con i lettori e a questo punto… anche con tua madre!

Sì, perché adesso è ufficiale!

Dove trovi l’ispirazione per creare sempre nuovi personaggi e scrivere nuovi testi?

Come ti ho detto ho creato centotrenta personaggi, fondamentalmente trovo ispirazione in tutto quello che vedo, leggo, ascolto, magari al bar, sui social, sui giornali…e poi cerco sempre di tenermi informato.

Per farti un esempio: l’egiziano che interpreto, nello spettacolo “La vita è un attico” quello che ha aperto un suo bar nasce nel 2012, quando mi sono accorto che dove c’erano prima delle pizzerie al taglio ora ci sono dei negozi di kebab! Allora penso, ma se un egiziano si apre un bar come lo chiama? Che Bar!
Da questa semplice intuizione comica nasce tutto il mondo di Ahmed che ha il suo bar ovviamente vicino a Piramide Cestia.

Tutti i numeri nascono così, attraverso uno studio continuo. Come ho detto anche durante un’ intervista radiofonica, non ho orari di lavoro, l’ispirazione non è legata a dei tempi fissi, magari mi viene mentre sto guardando un film, sto leggendo un libro, sto passeggiando per strada…

antonello costaL’ispirazione è ovunque. Tempo fa ho visto un’ insegna di un negozio di alimentari a Bologna che si chiama “Alimentari Watson”, ispirata alla celebre frase di Sherlock Holmes “elementare Watson”. Che fai non entri? Oppure un forno che si chiamava Bread Pitt (Bread in inglese significa pane), ispirato all’attore Brad Pitt… un altro a Parma che vendeva prodotti biologici, lo sai come si chiamava? “Porco Bio”, ora io non ho mai bestemmiato in vita mia, Porco Bio non è una bestemmia, ma fa troppo ridere. Ho fatto una foto a quell’insegna! Mi sembrava il minimo! In Toscana invece ho visto una pizzeria che si chiama “Maremma Pig”, ispirata all’ imprecazione toscana Maremma maiala…

Questo per dirti che l’ispirazione nasce anche per caso, dalla quotidianità. Non c’è un metodo preciso, ho sempre le antenne tirate su e osservo tutto quello che mi circonda.

Quindi non prendi appunti…
No, registro tutto con il cervello, come un computer che elabora e incastra insieme le cose che poi infine scrivo.

Personalmente ho trovato lo sketch dell’andrologo che fai insieme a Giampiero Perone ancora più divertente dell’ultima volta che lo vidi. Com’è nata l’idea di questo sketch?

Beh, avendolo fatto già 40 o 50 volte ormai è più che rodato e dunque può che diventare sempre più divertente. Gianpiero è straordinario, ormai ci conosciamo talmente bene che intuisco sempre come mi dirà la battuta.

L’ idea di questo numero nasce nel 2016, otto anni fa, quando avevo bisogno di un nuovo sketch da inserire nel repertorio. Non volevo fare qualcosa fatto da altri, preferisco sempre fare cose mie. Però ho pensato di ispirarmi al classico sketch dell’equivoco, che poi esiste da sempre. Il primo credo sia quello del dentista e del cavallo non so se lo conosci…
Un tipo va a chiedere la mano di una ragazza, ma il padre della potenziale sposa a cui si rivolge aspetta un acquirente a cui vendere la sua cavalla…

La regola vuole che il pubblico sappia già che si tratta di un equivoco. Pensa non si sa neanche chi lo abbia scritto questo sketch, ma sembra che risalga addirittura al 1800! Dunque ho usato quello stesso modello attualizzandolo, ma lasciando intatto lo schema.

Questa cosa ti può far ridere: avevo appena fatto una visita di controllo da un andrologo e ho pensato, ma se andando a fare questa visita mi fossi sbagliato e fossi entrato ad esempio, in un negozio dove riparano telefonini?

Ecco com’è nato questo numero che diverte sempre tutti. Infatti, nel “Principe del varietà” quando a fine spettacolo facciamo votare il pubblico per sapere quale numero è piaciuto di più, vince sempre questo!

Quanto è importante per te lavorare con Giampiero Perone?

Con Giampiero Perone, siamo amici da tanti anni, ci siamo conosciuti a “Super Trambusto” nel 2006, è una persona per bene, educatissima, è un compagnone, di quelli che fa sempre ridere e ha sempre la battuta pronta.

Io definisco quella di Giampiero una comicità “seria”, ha qualcosa che mi ricorda l’ironia di Renato Pozzetto…

Pensa, non l’ho mai sentito dire una parolaccia, poi mi fa tanto ridere, è pazzesco, e inoltre è una persona molto umile e anche molto professionale. Ci siamo trovati subito d’accordo e poi è bravo anche a scrivere.

Sono passati diciassette anni da quando gli mandavo i testi del mio personaggio Sergio, e lui riusciva sempre ad aggiungere alle mie altre battute fortissime.

Poi abbiamo collaborato per quelle di Don Antonino. Devo aggiungere che nel 2005 iniziai a collaborare oltre che con lui, anche con Gianluca Giugliarelli e Gennaro Calabrese.

Giampiero ha poi lavorato in scena con me in “Mastercoast” nel 2017, dove faceva lo chef francese e presentava delle pietanze in chiave comica in maniera davvero divertente, il pubblico lo adorava.
È davvero un comico eccezionale, è bello averlo in scena con me, un vero e proprio lusso, e poi mi da anche un aiuto enorme.
Quando faccio uno sketch con lui, mi alleggerisco, mi tolgo un gran peso dalle spalle, un peso che posso condividere con lui.

antonello costaFare uno spettacolo da solo di due ore è molto impegnativo, grazie a Giampiero ed Annalisa posso alleviare questo sforzo, e non dimentichiamo anche Pierre Bresolin! Quando non c’era Giampiero ho fatto con lui lo sketch dell’andrologo, Pierre è un altro fantastico artista con cui ho il piacere di collaborare.

Poi parliamoci chiaro, se lavorano con me vuol dire che sono persone che mi vanno a genio, con cui mi trovo bene. Pensa che venerdì faremo una cena in cui oltre a me ci saranno Gianfranco Fino, Gianpiero Perone, Pierre Bresolin e Gianluca Irti. Siamo come cinque amici al bar che si divertono…

Credo che uno dei cavalli di battaglia che ti accompagna da sempre è quello di Chaplin e Jackson. Come ti è venuta l’idea di accoppiare due artisti così diversi tra loro e soprattutto come sei riuscito a farli funzionare?

Questo numero ha ben trentun’ anni, era il lontano 1993. Una mia amica che lavorava in Rai mi avvisò che cercavano volti nuovi per un programma di Franco e Ciccio con Luciana Turina.

Mi fece il provino Ugo Porcelli. Per capirci, Porcelli è stato l’autore di “Quelli della Notte” e di “Indietro tutta” con Renzo Arbore, parliamo di uno che ha fatto dei programmi televisivi di un’altra categoria. Io all’epoca avevo ventidue anni ed ero ancora piuttosto acerbo.
Porcelli mi chiese chi ero, da dove venivo e cosa facevo, e io gli mostrai tutto quello che sapevo fare.

Ero agli inizi, non avevo ancora inventato i personaggi che oggi tutti conoscono, però sapevo fare bene Charlie Chaplin e Michael Jackson… dopo avergli fatto queste imitazioni, lui mi disse queste esatte parole che mi hanno letteralmente cambiato la vita: “Antonello, per te il programma non va bene, sei troppo acerbo, ma continua a studiare, studia ancora un po’.
Poi ti do un consiglio, vedi Antonello, se tu rifai Charlie Chaplin, o Michael Jackson, o Totò, sei un imitatore. Ma se tu crei un numero inserendo due di questi artisti insieme, fai sicuramente una cosa originale e diventi un artista, questo accade perché stai creando qualcosa che prima non c’era.” Se un giorno incontrerò Porcelli, lo ringrazierò, perché con questo consiglio mi ha cambiato la vita, anzi, più precisamente me l’ha impostata.

Così tornai a casa, misi i brani di questi due artisti in due diversi mangiacassette e pensai: “Potrei far incontrare Charlie Chaplin con Michael Jackson…” e così mi immaginai che Chaplin camminando per strada trovava il cappello di Michael e appena lo toccava… pausa, stop e partiva la musica di Michael Jackson!

Il resto è storia…

Prima il numero era più lungo, ora l’ho ridotto, dura solo tre minuti e quaranta secondi e così è rimasto, da ben trentun’ anni. Così è nato anche Totò che fa la breakdance, un mix composto da una cosa vecchia e una cosa del tutto nuova, qualcosa di totalmente nuovo, di mai proposto.

Io non ho mai fatto imitazioni, anche quando faccio Totò, lo propongo in questa versione breakdance, poi magari metto Chaplin e lo mixo con Totò, o anche quando propongo il personaggio balbuziente che canta la canzone di Trilussa… Questa incontro con Porcelli ha cambiato completamente la mia ottica di fare spettacolo.

Pensa Antonello che l’altra volta c’era una mia amica che quando ha visto il numero di Michael Jackson si è commossa…

Perché è un numero emozionante, molti si commuovono, mi capita spesso, soprattutto quando alzo la mano e saluto in alto verso il cielo. Ovviamente questa cosa l’ho aggiunta quando è morto Michael Jackson… si è davvero un numero molto bello.

Ora una domanda scontata: Come ti sei formato? Sai recitare, ballare, suonare, scrivere… dove hai imparato a fare tutte queste cose? Chi te le ha insegnate?

Io ho un guru, si chiama Antonio Cassano… sì hai capito bene, Cassano il giocatore di calcio. Ho sempre in mente la faccia di Cassano, ma che potrebbe essere anche quella di Mario Balotelli, o chiunque altro come loro.

Mi spiego, questa cosa l’ho capita a vent’anni, quando a quell’ età ho avuto la consapevolezza di avere talento. Così ho sempre in mente persone che hanno avuto dalla natura la fortuna di ricevere un talento smisurato, ma che poi lo hanno buttato alle ortiche. Cassano poteva diventare un grande giocatore di calcio, poteva vincere molto di più di quello che poi ha ottenuto, se solo avesse avuto testa, così come Balotelli. Ma te ne posso citare molti altri, tantissimi, anche nell’ambito dello spettacolo. Artisti straordinari, a cui ho visto sprecare il talento e buttarlo via.

Ci vuole forza di volontà ed impegno per allenare il proprio talento. Il talento o ce l’hai o non ce l’hai, magari lo puoi migliorare allenandolo, ma a volte se ne hai troppo, come nei casi citati, ti può distruggere. Io ho avuto la fortuna di avere il giusto talento, quello che mi serviva e la testa per preservarlo. Poi ho studiato, mi sono molto impegnato per non tradire questo regalo che la natura mi ha fatto…

Fine secondo parte…

Scrivi a: redazione@viviroma.tv
Share.

Leave A Reply

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

WP Twitter Auto Publish Powered By : XYZScripts.com