“Le famiglie e la scuola dovrebbero affiancare i minori nell’uso dei social”
In questi giorni i casi di cronaca legati all’uso di Tik Tok hanno riacceso i riflettori sul rapporto tra minori e social. Ad intervenire sulla questione è stato l’avv Carlo Ioppoli, presidente dell’Associazione Nazionale Familiaristi Italiani.
In questa intervista, l’Avv. Ioppoli ha sottolineato l’importanza dell’educazione familiare e scolastica nella gestione dei social da parte dei minori concludendo con una riflessione sui casi di autolesionismo da parte dei giovani che in questa emergenza coronavirus sono diventati una delle categorie più fragili.
Avvocato, il Garante per la protezione dei dati personali ha disposto, nei confronti di TikTok, il blocco dell’uso dei dati degli utenti per i quali non sia stata accertata con sicurezza l’età. Come considera questa decisione? Efficace oppure non risolutiva?
Sicuramente la misura disposta nei confronti di TikTok può al momento arginare in minima parte il problema, che era comunque già presente. Ricordo che per iscriversi è sufficiente il compimento di anni 13, sicuramente un’età troppo tenera per esporre i giovanissimi alla rete. E’ in primis, necessario, un intervento ed un’educazione da parte delle famiglie.
Alcuni politici sostengono che per iscriversi a un social network bisognerebbe inserire un documento. Lei che cosa ne pensa?
Potrebbe essere un’idea, ma anche tale strategia potrebbe essere facilmente raggirabile dai minori, che oramai conoscono l’uso dei social meglio dei genitori. Inoltre, importante sarebbe capire come i dati sensibili contenuti in un documento di identità verrebbero gestiti.
Questa volta protagonista della tragedia è stato TikTok, ma anche le altre reti sociali non sono esenti da incognite ed effetti collaterali. Quali provvedimenti andrebbero presi rispetto al fenomeno globale dei social network?
Credo che la cosa più importante siano la tutela della privacy dei minori e non solo, ma anche un’educazione al loro uso, da parte dei genitori e della scuola. Spesso sono i più fragili e sensibili ad essere vittime del mondo virtuale, rischiando anche la vita con le “sfide” lanciate, o, comunque adescamenti in rete, come dimostrato in modo palese dagli attivisti di Anomymous.
È evidente che occorre coinvolgere la responsabilità dei genitori. Cosa dovrebbero fare con i loro figli che non vogliono restare esclusi dai social?
L’educazione e la conoscenza sono fondamentali: se si trasmettono determinati valori ai figli, allora il genitore avrà fatto un ottimo lavoro. I genitori devono essere i primi ad informarsi e rendere i figli edotti anche dei pericoli. Credo che sia pressoché impossibile vietare l’uso dei social, ma sarebbe importante iniziare insieme, dare degli orari per l’utilizzo di Internet, in modo tale che i minori siano preparati di fronte ai pericoli.
In questi giorni sono aumentati anche i suicidi e gli atti di autolesionismo da parte dei giovani. Che cosa pensa del dibattito sulle scuole chiuse e la didattica a distanza?
Il problema di fondo è che la pandemia ha di fatto tolto la socialità a tutti. Ai giovani non è permesso vivere appieno della loro adolescenza. Sicuramente la didattica a distanza non aiuta, perché le relazioni sociali finiscono per essere vissute sui social. E la solitudine può portare alla depressione ed a disturbi dell’umore.
Come ha funzionato la giustizia familiare in questo periodo di crisi?
Purtroppo molte udienze sono state rinviate de plano, così ledendo i diritti di coloro che si rivolgono al Giudice al fine di far valere i propri diritti. E’ necessario capire che il buon andamento della Giustizia è tutto a tutela dei cittadini.
Questa emergenza può insegnarci qualcosa per migliorare il sistema di tutela dei minori?
Il presupposto è sempre quello dell’educazione in famiglia: è necessario più che mai educare i figli e trasmettere i propri valori, nonché condividere le emozioni. Educare i figli ad aprirsi e stare attenti a qualche cambiamento, seppur minimo, deve essere una presa di coscienza di ulteriori e subdoli pericoli ai quali sono esposti.