Il Covid ormai sembra un lontano ricordo almeno dal punto di vista delle istituzioni e, stando al silenzio che i mezzi di comunicazione hanno steso sull’argomento, mediatico: dopo gli anni dell’emergenza sanitaria, dei bollettini quotidiani e della grande paura, il vuoto informativo che è scattato appena dopo la proclamazione della fine dell’emergenza sanitaria è quasi irreale.
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Del resto sono stati anni molto pesanti per tutti i paesi coinvolti nella lotta al virus e stremati da un numero impressionante di decessi e da notevoli limitazioni: mentre le inchieste della magistratura cercano ancora di capire se siano stati fatti errori nella gestione della pandemia, gli esperti stanno provando a quantificare quali conseguenze abbiano avuto sul nostro paese la paura del virus ma anche il lockdown e i provvedimenti introdotti dalle istituzioni.
Ci sono i danni economici, che nei mesi delle chiusure imposte per motivi sanitari hanno ridotto sul lastrico migliaia di piccole aziende e attività commerciali, e poi ci sono le cosiddette “macerie emotive“, cioè quelle conseguenze psicologiche che si sono abbattute sulla popolazione, dai bambini agli anziani.
Di certo i mesi più cupi della pandemia hanno lasciato su tutti un segno più o meno profondo, da cui ognuno cerca di guarire a modo suo: chi rielaborando l’accaduto e magari la propria vita, chi provando a raccogliere emozioni, testimonianze e incontri per lasciarli in eredità al futuro…
D’altro canto quanto accaduto tre anni fa non poteva essere immaginato neppure lontanamente e raccontarlo, oggi, può essere un modo per testimoniare il proprio impegno civico per non dimenticare quanto accaduto e chi magari non c’è più.
Non è un caso che, alla ripresa delle normali attività subito dopo la fine dell’emergenza, si sia registrato un tumultuoso aumento delle iniziative culturali e legate al mondo dello spettacolo: sempre gli esperti dicono che è normale, è un modo per reagire in modo virtuoso alle sofferenze e alle limitazioni subite per mesi.
In questa puntata di Extra raccontiamo un’ originale esperienza artistica nata proprio durante i mesi più duri del lockdown per iniziativa di una fotografa professionista che per lavoro ha sempre raccontato con il suo obiettivo scene di vita comune e di personaggi illustri, spesso protagonisti della cultura e dello spettacolo.
Come continuare a coltivare questa passione così profonda e viscerale in un periodo in cui era vietato uscire di casa e le frontiere erano chiuse per evitare che la circolazione delle persone favorisse la diffusione del virus? Nasce così “IoRestoInCam”, un libro che raccogli oltre mille ritratti da tutto il mondo senza muoversi di casa e, anzi, ricreando proprio la situazione tipica di un periodo in cui ci si adattava a coltivare le nostre relazioni e i rapporti di lavoro attraverso la mediazione tecnologica di un pc e di una webcam: oggi l’autrice Carlotta Domenici De Luca ne parla con Claudio Micalizio alla vigilia di due importanti eventi in programma sul territorio per raccontare il progetto.
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