La crescita del commercio elettronico è sotto gli occhi di tutti ed è un fenomeno globale, che ha quindi interessato qualsiasi paese del mondo.
In alcune zone del mondo il mercato virtuale era già ben avviato, soprattutto quelle in cui l’espansione di internet è stata più decisa e in cui le dotazioni tecnologiche a disposizione sono da anni all’altezza di un servizio che richiede competenze tecniche e una preparazione capillare o onnicomprensiva in grado di soddisfare ogni singolo aspetto dei processi di vendita.
Uno di questi è senz’altro quello legato alla costruzione e alla implementazione delle piattaforme usate per le transazioni, in certi casi veri e propri marketplace complessi che devono possedere delle caratteristiche in grado di rendere il sito stesso attraente e di rispecchiare la proposta commerciale dell’azienda, e di garantire sicurezza e allo stesso tempo la massima usabilità. Per farlo occorrono dei professionisti della programmazione che abbiano delle conoscenze specifiche e al passo con le novità tecnologiche. Aulab cura da anni la preparazione dei futuri programmatori attraverso corsi intensivi della durata di 3 mesi in grado di fornire il massimo delle competenze tecniche ai propri studenti, non tralasciando il lato pratico, utile per trovare sbocchi concreti nel mondo del lavoro.
Il numero dei programmatori aumenta senza sosta, e questo è anche una conseguenza dell’enorme successo che il commercio elettronico ha riscontrato negli ultimi tempi, con un contributo non da poco da parte dell’emergenza sanitaria.
Vediamo in che modo l’e-commerce nostrano è cresciuto in relazione a quello del resto del mondo.
Crescita e-commerce: Italia vs resto del mondo
Nel mondo l’e-commerce è cresciuto del 58% nel primo trimestre del 2021 contro il 17% relativo allo medesimo periodo dello scorso anno. L’Italia è però riuscita a ritoccare una percentuale di per sé già eclatante, arrivando ad un aumento del 78%, posizionandosi al quarto posto tra i paesi che hanno riscontrato crescite più decise, vale a dire Canada, Olanda e Regno Unito. Il nostro tasso di crescita 12 mesi fa si era fermato ad un comunque positivo 26%.
L’impennata del mobile shopping
La crescita del commercio elettronico è stata spinta dall’aumento del traffico su siti commerciali attraverso i dispositivi mobili, sempre più compagno fedele e inseparabile dell’italiano medio, e sempre più dotati di tutta quella serie di personalizzazioni utili a garantire l’usabilità e la sicurezza delle app create appositamente su richiesta delle aziende. Questo fenomeno però ha causato una diminuzione dei collegamenti da PC, utilizzati soprattutto da utenti sopra i 50 anni, che nel giro di appena 3 mesi (ossia dal quarto trimestre dello scorso anno al primo del 2021), hanno fatto registrare una flessione di 20 punti percentuali, dal 40% al 20%.
Le categorie merceologiche che hanno contribuito maggiormente a questa ascesa che pare inarrestabile sono quelle relative ai prodotti per lo sport (+101%), degli elettrodomestici (+96%) e degli oggetti di lusso, con predominanza delle borse (+95%).
Il trend resterà positivo
Come abbiamo già avuto modo di anticipare la pandemia ha senz’altro avuto un ruolo importante nello spostamento dal commercio retail tradizionale a quello virtuale. Questo tipo di equilibrio è stato già confermato dagli acquisti effettuati in periodo natalizio e tenderà a rimanere tale anche in futuro. Il punto vendita fisico continuerà ad esistere e verrà sempre più pensato come luogo in cui il cliente può usufruire di servizi e comodità a cui deve rinunciare davanti a un terminale. Le nuove modalità di vendita, come ad esempio quella del ritiro in negozio o tramite punti di raccolta, rappresentano un ibrido tra i due mondi che potrebbero permettere ai negozi tradizionali di sopravvivere, limitando l’impatto negativo dal lato occupazionale. Resta il fatto che qualunque venditore dovrà investire nel digitale per preservare o accrescere il grado di concorrenzialità all’interno del mercato globale.