“LUCIANELLO” FOR EVER – GABRIELLA SASSONE RICORDA IL SUO “PARTNER IN CRIME” LUCIANO DI BACCO
IL FOTOGRAFO DI DAGOSPIA, SCOMPARSO IERI – “ERI UN GRANDE FOTOREPORTER, MA SOPRATTUTTO UN’ANIMA BELLA, UN UOMO GENTILE DAL SORRISO SORNIONE, DISCRETO FINO AL MIDOLLO TANTO CHE IN POCHISSIMI SAPEVANO CHE ERI SPOSATO DA ANNI CON LA DOLCE LILLY…” – “IL TUO SU DAGOSPIA È STATO ANCHE UN SUCCESSO PERSONALE: TUTTI BRAMAVANO UN TUO SCATTO PER FINIRE NEI CAFONAL…” – I FUNERALI SI TERRANNO DOMANI A ROMA, ALLE 12, ALLA CHIESA DEGLI ARTISTI
Gabriella Sassone per Dagospia
Luciano Di Bacco adorato, eri il mio cosiddetto “partner in crime” da quando, nel 2012, arrivasti a Dagospia come fotografo ufficiale per prendere il posto dei fratelli Pizzi. Ma ci conoscevamo da sempre, da quando io ero una giovane cronista e dirigevo il “Viviroma Magazine”, collaboravo a L’Opinione, al Messaggero, al Corsera, per poi passare al Tempo e a Novella 2000 fino ad approdare a Dagospia.
Eri l’amico e collega che sentivo tutti i giorni, anche più volte al giorno, e con cui la sera seguivo gli eventi e le feste più disparate per i nostri favolosi Cafonal.
Eri sì un grande fotografo o meglio fotoreporter, i tuoi scatti sembravano cartoline così nitidi e perfetti, ma eri soprattutto un’anima bella, un gran signore, un uomo gentile dal sorriso sornione e gli occhi vispi sotto gli occhiali da vista, educatissimo, discreto fino al midollo tanto che in pochissimi sapevano che eri sposato da anni con la dolce Lilly, un anno più grande di te, che persino io in tanti anni di frequentazione non ho mai avuto il piacere di conoscere.
Ma ti dicevo sempre che tua moglie era una santa, visto che uscivi la mattina per recarti al laboratorio fotografico dove lavoravi da sempre e tornavi la notte dopo le feste varie e lei ti aspettava paziente a casa e magari ti preparava la cena anche a tarda ora. Lei che ti è stata accanto tutti i giorni che hai passato in ospedale: arrivava con due autobus e la metro per portarti la cena preparata con le sue mani e confortarti.
Te ne sei andato in silenzio e troppo presto a soli 68 anni, la mattina dell’11 maggio, senza fare un minimo di rumore, come era nel tuo stile, tu che non hai mai alzato la voce, non hai mai litigato con nessuno e se ti ferivano sul lavoro soffrivi in silenzio e rimuginavi dentro.
Capoccione e un filino permaloso se ti mancavano di rispetto, preferivi cancellare su due piedi una persona dalla tua vita che affrontarla a male parole.
Eri talmente riservato e schivo che non ne avevi mai voluto sapere di aprirti un profilo social, anzi li detestavi e li bollavi come una perdita di tempo. Pochissimi sapevano che eri ricoverato in ospedale da più di 2 mesi: mi avevi intimato di non scrivere niente su Facebook e Instagram e di non dirlo in giro se non a quelle poche persone più intime che vedevi più spesso.
Con grande coraggio, sicuro che saresti uscito da lì meglio di prima, come ti assicuravano i medici, hai subìto un delicatissimo intervento di 4 ore e mezza a cuore aperto, per l’impianto di due by-pass e di una valvola nuova di zecca. Ma il destino cinico e baro ha voluto che avessi una serie di complicazioni, tra cui un’infezione, causata forse dalle ferite allo sterno ricucito dopo l’operazione, che ancora gli antibiotici non avevano debellato.
Nessuno di noi immaginava fino al giorno del ricovero che avessi problemi al cuore, sembravi godere di ottima salute: sempre in movimento, notte e dì in sella al tuo motorino, ed eri un tipo pacioso e sereno, che non fumava, mangiava bene e morigeratamente, beveva poco e niente.
Durante questa tua lunga degenza ho cercato di starti vicino il più possibile quasi avessi avuto un brutto presentimento: ti chiamavo tutti i giorni in ospedale per sapere come stavi, che avevi mangiato, che dicevano i medici, ma anche per tenerti compagnia e raccontarti cosa succedeva in giro. Sembrava che stessi sulla via della guarigione, ti sentivo meglio anche dalla voce che spesso era flebile, finchè due giorni fa mi avevi detto di essere molto debole e di non riuscire più neanche a mangiare che non avevi lo stimolo della fame.
E verso le 19,30 del 10 maggio sei stato colpito da questa improvvisa e maledetta emorragia cerebrale che come uno tsunami non ti ha dato scampo su un fisico già provato e debilitato.
Io l’ho saputo quasi in diretta, grazie alla tempestiva telefonata dell’amico e collega Marco Nardo, che era lì con tua moglie, e ti veniva a trovare quasi ogni giorno, dimostrandoti un grande affetto e un gran cuore. Grazie Marco per tutto quello che hai fatto! Sotto shock, ho pregato per te sperando in un miracolo, che ti potessi riprendere e risvegliare. Ma così non è stato. Purtroppo.
Con la tua collaborazione a Dagospia avevi avuto non solo la stima incondizionata e l’amicizia di Roberto D’Agostino che adorava le tue foto e le voleva solo da te, chiamandoti ad immortalare anche i suoi eventi più privati, ma avevi ottenuto anche la tua personale rivincita, una riscossa attesa a lungo, visto che non eri stato valorizzato a dovere nei giornali dove avevi lavorato, come tanti di noi, ca va sans dire!
Il tuo su Dagospia è stato anche un successo personale: tutti ti volevano tutti ti cercavano, bramavano un tuo scatto per finire nei Cafonal, ti chiamavano per invitarti agli eventi e farsi poi regalare qualche foto. E se oggi potessi vedere il bene (oltre la grande stima) che colleghi, giornalisti, svippati e potenti ti volevano, come hanno testimoniato nei loro messaggi di cordoglio, non ci avresti creduto.
Tu che non hai mai sgomitato per metterti in mostra in un mondo dove tutti sgomitano, che stavi sempre al posto tuo, che eri educato al limite della timidezza da non chiedere neanche un bicchiere d’acqua alle feste se non ti veniva offerto, figuriamoci scroccare una cena se non ti si diceva mille volte di sederti e mangiare.
Io oggi piango un caro amico con cui passavo le ore al telefono e con cui mi confidavo, non solo un “partner in crime” con cui ho vissuto per anni tra flash e trash, risate e chiacchiere, gossip e scoop, le notti trasgressive e caciarone della Muccassassina e del Gay Village, le feste in al Jackie O’ e al Notorius, i matrimoni Vip o i party strapponi e porcini, le anteprime dei film e i debutti teatrali del Sistina, del Quirino, dell’Olimpico, del Brancaccio, le mostre d’arte, i funerali di chi contava.
Da quando mi occupo da sola di mio padre 90enne e invalido sono uscita molto di meno, purtroppo, ma tu eri i miei occhi anche quando non ero presente, tu che non hai mai bucato né una presentazione di un libro né una prima al teatro dell’Opera né un Dago-party sulla sua terrazza con vista.
La nostra ultima serata da Cafonal insieme è stata a Via Margutta, a La Segreta, al compleanno di Francesca Pappalardo. Era il 7 febbraio. Il 26 febbraio ti sei ricoverato.
Domani, lunedì, nella Basilica di Santa Maria in Montesanto a Piazza del Popolo, proprio dove hai immortalato decine di funerali importanti, sarai celebrato con tutti gli onori e salutato da tutte le persone che ti hanno conosciuto e ti volevano bene. Grazie al caro Roberto D’Agostino che si è subito mosso per farti commemorare nella stracult Chiesa degli Artisti, tu che nel tuo campo artista lo eri davvero, anche senza saperlo, anche se non ti davi arie da star come fanno solo i piccoli uomini.
Ancora tante cose avevamo da seguire insieme e nell’ultima telefonata mi avevi promesso che ci saremmo fatti una bella super mangiata per festeggiare una volta uscito dall’ospedale. Caro Luciano, ho il cuore in pezzi ma tu fai buon viaggio e riposa in pace, tanto lassù avrai già trovato un bel comitato d’accoglienza: