Il sindacato “Itamil Esercito”, a seguito di numerose segnalazioni pervenute dai suoi iscritti, si è reso promotore, nelle scorse settimane, di un’iniziativa riguardante il mancato riconoscimento a personale in divisa giunto in pensione, da parte dell’INPS, dei benefici previsti dall’art. 54 del D.P.R. 1092/1973.
“Abbiamo scritto tempo addietro al Presidente del Consiglio, al Ministro della Difesa, ed al Ministro del Lavoro in merito all’aliquota del 44% funzionale alla determinazione della quota retributiva del trattamento pensionistico valido per quei militari che, al 31 dicembre del 1995, avevano maturato un’anzianità contributiva tra i 15 e i 20 anni – si legge nella nota del sindacato Itamil Esercito -.
Con la sentenza del 5 gennaio 2021, è stato aperto un tavolo tecnico tra lo Stato maggiore della Difesa e l’INPS, per giungere a delle possibili soluzioni condivise inerenti, tra gli altri temi affrontati, anche l’applicazione della sentenza. Ovviamente, ci riferiamo, nello specifico, a quei colleghi che, di fatto, a partire da adesso, non rientreranno più nel calcolo. Il verdetto distrugge la possibilità di fare ricorso per tutti quei colleghi vantanti un’anzianità contributiva tra i 15 e i 18 anni al 31 dicembre del 1995.
Dunque, dobbiamo dedurre che, da questo momento in poi, l’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale preveda, per chi transiterà in quiescenza, l’applicazione automatica delle nuove aliquote. In termini pratici – in conclusione -, abbiamo costituito una task force di tecnici per monitorare gli effetti della sentenza ed assistere i colleghi iscritti al Sindacato e coinvolti direttamente nella stessa nella fase di presentazione dell’istanza presso l’INPS”.
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