Lo scorso 15 dicembre, in Piazza Santi Apostoli, si sono riunite le delegazioni dei pensionati di mezza Italia per protestare contro le misure messe in atto dal Governo.
Delegazioni dall’Emilia Romagna e dal Friuli-Venezia Giulia, dalla Campania e dal Veneto, dal Trentino-Alto Adige e dalla Sardegna. Il grido è unanime: “Basta fare cassa colpendo i pensionati”.
Lo scorso 15 dicembre a Piazza Santi Apostoli, a Roma, è andata in scena l’ennesima protesta del comparto pensioni. Una protesta resa necessaria e urgente dalle nuove misure messe in atto dal Governo Meloni, che tagliano senza prospettiva futura.
Una situazione sempre più difficile, insomma, sia per i pensionati di oggi che per quelli di domani, che non vedono garanzie sul proprio futuro.
E che, proprio per questo, devono iniziare a guardare altrove. Ma cosa si può fare se le riforme tardano a venire e la situazione economica e occupazionale appare sempre più grigia? Una strada valida e soprattutto sempre più gettonata è quella della previdenza alternativa.
Per capire come funzionano i fondi pensione basta pensarli come uno strumento finanziario che, attraverso dei contributi e dei versamenti periodici, consente agli investitori di accumulare risorse finanziarie che saranno poi utilizzate un domani, precisamente al momento del ritiro dal mondo del lavoro.
Ad esempio, il nuovo fondo pensione di Poste Italiane funziona su un regime di contribuzione definita: il valore delle prestazioni pensionistiche dipende, quindi, dall’ammontare dei contributi effettuati, sottoposti al principio della capitalizzazione. L’adesione al PIP è volontaria e rigorosamente individuale.
La posizione individuale consiste nel capitale accumulato da ciascun aderente e viene alimentata dai contributi netti versati, dai trasferimenti da altre forme pensionistiche e dai versamenti effettuati per il reintegro delle anticipazioni.
La posizione individuale è, inoltre, rivalutata in base al rendimento della gestione interna separata riconosciuto all’aderente.
Un modo, questo, di salvaguardare l’avvenire individuale e della propria famiglia, visto che l’assegno dell’INPS sarà per molti particolarmente basso, insufficiente insomma per garantire lo stesso tenore di vita di quando si lavorava.
Perché il problema delle pensioni è sia di oggi che di domani. Lo dicono i manifestanti a Roma, che si domandano: “Ci usano come bancomat, ma quali saranno le pensioni dei giovani?”.
Lo dicono i sindacati, soprattutto Maurizio Landini, Segretario Generale della CGIL: “In un Paese che ha 110 miliardi di evasione fiscale – si legge in questo comunicato – e con extra-profitti senza precedenti, il governo sta facendo cassa prendendo i soldi da pensionati e lavoratori”.
A parziale risposta delle proteste di piazza, intanto, arriva l’apertura dal fronte del Governo. A farlo è Renato Brunetta, ex Ministro di Forza Italia e oggi Presidente del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro: “Dopo anni di bricolage e di manutenzione, sulle pensioni è il momento di guardare al futuro”.
La proposta del forzista è quella di creare un gruppo di lavoro sulle pensioni, per creare un momento di riflessione e confronto sulla sostenibilità economica e sull’equità intergenerazionale.
“Riflessioni scevre da condizionamenti di parte, perché il Cnel deve confrontarsi con quella che è una delle tematiche più importanti del nostro tempo”.
Intanto però l’INPS viene ignorato, i sindacati non vengono interpellati e la Ministra Marina Calderone, titolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, non ha espresso commenti. Il momento delle riforme, insomma, sembra ancora lontano.
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