Il 27% dei romani che hanno fatto esperienza dell’isolamento domiciliare ha usufruito di servizi come la telemedicina o il videoconsulto.
Il 26% degli utilizzatori ha ritenuto questi strumenti indispensabili durante la quarantena.
Un romano su due (46%) considera la tecnologia (app e wearable) valida alleata per il controllo costante dello stato di salute.
La pandemia dell’ultimo anno ha sicuramente reso più intenso il rapporto dei romani con la tecnologia: non solo per quanto riguarda smart-working e telelavoro, ma anche per la gestione della salute. Basti pensare alle necessità mediche delle persone costrette all’isolamento domiciliare, impossibilitate quindi a recarsi in cliniche o anche solo in farmacia per proseguire controlli e cure. Nel 27% dei casi, i romani costretti in casa hanno potuto risolvere questo problema usufruendo di servizi di telemedicina, videoconsulto o consegna domiciliare dei farmaci. Servizi molto apprezzati dagli abitanti della Capitale che ne hanno fatto uso: il 66% ha dichiarato che questi strumenti hanno semplificato la gestione dell’isolamento e il 26% li ha considerati addirittura indispensabili.
Lo rileva l’Osservatorio Sanità[1] di UniSalute realizzato con Nextplora per indagare le abitudini degli italiani – e dei romani in particolare – per quanto riguarda l’uso delle nuove tecnologie applicate al benessere.
Telemedicina e videoconsulti, grazie alla loro capacità di fornire garanzie sulla reperibilità di medici e strutture sanitarie, hanno rappresentato un supporto psicologico per il 30% degli abitanti della Capitale che hanno vissuto un periodo di isolamento domiciliare, mentre il 42% delle persone che hanno usato questi strumenti ha apprezzato in particolare la possibilità di tenere sotto controllo con costanza il proprio stato di salute.
In generale, la fiducia dei romani nei confronti della tecnologia è molto cresciuta negli ultimi anni: un dato legato all’uso quotidiano di strumenti fino a pochi anni fa poco diffusi, specialmente in alcune classi d’età. Un trend fortemente in ascesa che si registra anche nell’ambito della salute; non è un caso che quasi un romano su due (46%) reputi le app e i cosiddetti “wearable” (come ad esempio gli smartwatch) validi alleati per quanto riguarda il monitoraggio del proprio stato di salute.
Lo sport, e in generale la cultura del wellness, rappresentano l’ambito in cui salute e tecnologia vengono vissuti come un binomio inscindibile dai capitolini: il 36% dei wearable e delle app utilizzati sono infatti dedicati al monitoraggio dell’attività fisica a cui si aggiunge un 33% formato dagli strumenti di controllo della frequenza cardiaca e il 17% legato alle app per il monitoraggio del consumo calorico giornaliero.
Oltre ad app e wearable, è il web a giocare un ruolo importante: internet, ormai fonte primaria di qualsiasi tipo informazione, è utilizzato da oltre un romano su due (52%) per eseguire delle autodiagnosi, soprattutto quando riguardano sintomi lievi o piccoli infortuni.
È giusto quindi che il sistema sanitario italiano, nelle sue declinazioni pubbliche e private, punti sulla tecnologia? Per i romani la risposta è “sì”. In particolare, più di un romano su quattro (29%) ritiene che nella tecnologia risieda la chiave per il progresso della ricerca mentre il 24% vede nella telemedicina la frontiera tecnologica su cui investire. Quasi un romano su cinque (17%) pensa che il progresso tecnologico favorirà soprattutto lo sviluppo di nuove apparecchiature per eseguire esami clinici più accurati, il 10% invece, crede che la tecnologia potrebbe giocare un ruolo chiave per la diffusione di stili di vita più sani.
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