Un pò di chiarezza sul 2019-nCov da parte del Dott. Vitantonio Perrone, Ordine Medici Veterinari di Roma e provincia
L’umanità si racconta anche attraverso le sue malattie, la scoperta delle cure e, soprattutto, dei molteplici motivi che le hanno determinate.
Lo spiega in una nota il Dott. Vitantontonio Perrone, consigliere Ordine medici Veterinari di Roma e provincia.
Nell’anno 1676 Van Leeuwehock, tramite l’invenzione del microscopio ottico, diede l’avvio a scenari completamente innovativi per l’epoca. In seguito alla scoperta del microscopio elettronico, avvenuta nel 1931, la ricerca subì importanti evoluzioni per combattere gli agenti di epidemie ed infezioni, perfezionata poi con la scoperta dei prioni, come causa di malattie neurodegenerative di animali e uomini.
L’uomo, quindi, ha sempre dato enorme spazio agli studi e alla prevenzione. Nonostante i numerosi traguardi raggiunti oggi, purtroppo, ci troviamo di fronte al manifestarsi di nuove patologie legate al fenomeno della globalizzazione.
Un chiaro esempio è sotto gli occhi di tutti: 2019-nCoV, un coronavirus analogo a quello della Sars, che dal pipistrello, attraverso le usanze tipiche della cultura locale, si è trasmesso all’uomo.
La pandemia si è ampiamente diffusa per via di una mancata conoscenza del virus, che ha potuto conseguentemente viaggiare in lungo e in largo senza iniziale motivo di preoccupazione.
In ogni caso la previsione che da tempo l’OMS ha fatto sua illustra come il 75 % delle malattie emergenti e ri-emergenti che riguardano l’uomo, a partire dal XXI secolo, sono rappresentate da zoonosi e questo aspetto deve necessariamente interessare i governi che spesso non danno adeguato credito agli organismi sovranazionali.
La pandemia che stiamo vivendo non teme solo gli aspetti sanitari ma anche quelli socio-economici devastanti per durata ed entità.
Scenari che, date le esperienze passate, citando ad esempio SARS-CoV, MERS-CoV, risultano decisamente veritieri.
Nel 2008 il governo statunitense finanziò una “rete di ricerca globale”, coordinata dalla United States Agency International Development (USAID), con lo scopo di individuare i virus zoonotici in grado di generare future pandemie e la cui numerosità veniva stimata in oltre 500mila.
Con il progetto, denominato PREDICT, nelle zone più a rischio (ovvero quelle con risorse e scarsi sistemi sanitari) furono inviate squadre multidisciplinari di ricercatori con il preciso compito di analizzare la situazione e attuare programmi di formazione per il personale locale in grado, in caso di emergenza, di allertare l’OMS.
Nel 2017 la rete, con 2500 operatori sparsi in circa trenta paesi, aveva raccolto dati su 56mila specie selvatiche ed individuato nuovi virus potenzialmente zoonotici (400 nei pipistrelli, 234 in primati non umani, 143 in roditori e toporagni).
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