L’Aula Magna del Centro di Preparazione Olimpica “Giulio Onesti” dell’Acqua Acetosa di Roma è stata teatro oggi pomeriggio della presentazione dello Studio “Serena” volto alla protezione anti-covid per gli atleti delle Nazionali azzurre di sciabola e para-rowing.
Lo Studio Serena è intitolato a Serena Greco, moglie del maestro di staff della nazionale di sciabola Alessandro De Agostino, tragicamente scomparsa ed è un progetto pilota condotto in sinergia da Università degli Studi di Milano, Università di Trento e IFO-San Gallicano, con la collaborazione dello staff medico delle due federazioni, che punta a verificare gli effetti del Covid all’interno di un gruppo squadra nazionale.
“Lo studio parte da due federazioni, ma è un protocollo che può essere messo a punto anche per il futuro da altre federazioni – ha detto il Presidente della Federazione italiana canottaggio Giuseppe Abbagnale – E’ un percorso che abbiamo fatto in linea con la Federazione Scherma con la massima dedizione: ci abbiamo messo impegno e ci abbiamo investito perché riteniamo che sia un dovere e che entrambe ne otterremo un beneficio”.
Il Presidente della Federazione italiana Scherma Giorgio Scarso ha voluto congratularsi con la squadra di sciabola. “La vostra partecipazione è un esempio che mi riempie di orgoglio – ha detto – Questo convegno è un segnale che ci fa guardare al futuro con ottimismo, seppure con tutte le precauzioni che sappiamo. Mi auguro che questo progetto dia un contributo a tutto lo sport italiano e che questo appuntamento serva per continuare a comportarci in maniera adeguata e a rispettare le norme”.
Ha voluto essere presente alla presentazione odierna anche il padrone di casa, il Presidente del Coni Giovanni Malagò. “La scherma e il canottaggio sono due federazioni che hanno contribuito in modo formidabile ad accrescere prestigio dell’Italia – ha spiegato – Questo progetto dimostra che stiamo facendo sistema: mettere insieme federazioni, professori che rappresentano mondo medico scientifico, rappresentanti universitari, atleti normodotati e paralimpici insieme significa fare sinergia e questo porta ai migliori risultati. Gli atleti italiani di vertice sono stati molto più colpiti dal covid rispetto agli atleti degli altri paesi. Siamo usciti feriti dall’ultimo anno e oggi corriamo ai ripari. La politica decida cosa fare in tema vaccini, noi non vogliamo creare privilegi o passare davanti ad altri. Ma vale la pena fare una riflessione: è giusto o no che chi rappresenta il paese e difende il tricolore venga tutelato?”
Il progetto è stato illustrato dalla professoressa Paola Muti dell’Università degli Studi di Milano, che ha spiegato l’idea alla base dello studio e la sua realizzazione. “Lo studio è nato dall’osservazione dei dati epidemiologici della seconda ondata che ha spostato i dati della popolazione affetta dal Covid in soggetti con età più giovanile – ha spiegato – Il gruppo degli atleti di elite è di particolare rilevanza per la protezione dal Covid perché quei ragazzi sono investimenti importanti del nostro paese e si trattava di proteggere questo tesoro da una fase di espansione dell’infezione che poteva riguardarli per diverse ragioni: per l’età, perché lavorano in situazioni di vicinanza e di gruppo sia quando sia allenano che quando competono e perché il loro è un ambiente in cui la possibilità di contagio è alta. Abbiamo implementato un rigido protocollo di tamponi all’inizio di ogni ritiro, in mezzo e poi alla fine, prima del ritorno a casa, per garantire loro di allenarsi in sicurezza. Un protocollo che può essere adottato per gare nazionali e internazionali”.
In rappresentanza dell’IFO – Istituto Dermatologico San Gallicano ha parlato il Direttore Scientifico Aldo Morrone: “Questo è un progetto che abbiamo realizzato senza finanziamento, grazie alla partecipazione attiva dei ragazzi, per garantire a tutti loro la sicurezza. Abbiamo messo insieme due federazioni e due tipologie di atleti, ma questa è una proposta per tutti, un investimento che non riguarda solo il riscontro di positività o negatività, ma è molto più grande. Un progetto importante che potremo allargare a tante altre federazioni e a tante altre indagini”.
Oltre al progetto sanitario è stato approfondito anche quello psicologico con le dottoresse Daniela Olivieri e Francesca Ciasullo dello staff della nazionale della Federazione italiana Scherma che hanno spiegato di avere sottoposto agli atleti un questionario sugli stati d’animo e un test per misurare l’ansia, per valutare come si evolveva e se il progetto poteva aiutarli a conquistare una maggiore tranquillità, portando loro benessere.
Hanno preso parte all’evento anche i medici federali Antonio Fiore per la Federazione Scherma e Antonio Spataro per la Federazione Canottaggio, la dottoressa Fulvia Pimpinelli e il dottor Giovanni Blandino dell’IFO San Gallicano e in rappresentanza degli atleti hanno parlato Elisabeth Greta Muti per il pararowing ed Enrico Berrè per la sciabola.
L’evento di presentazione è stato trasmesso in diretta su FederSchermaTV (federscherma.it – YouTube – Facebook) e sui canali social della Federazione Italiana Canottaggio e dell’IFO di Roma.
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