È successo ancora. E ogni volta si rinnova il dolore, un sentimento che ti prende alla pancia e ti lascia impotente, attonito, senza parole.
In un’Italia che sta ormai, lentamente, scivolando verso l’inciviltà e la perdita di ogni normale senso civico, i casi di avvelenamento di animali sono all’ordine del giorno. E sono cani e gatti di ogni età e condizione, spesso solo colpevoli di giocare in un’area pubblica a loro dedicata o nel giardino di casa, ignari dell’oscuro pericolo che si annida nel bocconcino nascosto fra i cespugli.
L’ultimo a morire è Camillo, un cane meticcio di otto anni adottato da una splendida famiglia e amico del cuore di un bimbo affetto da disabilità. Camillo, è stato ucciso a Bottrighe, in provincia di Rovigo, ed è morto dopo aver mangiato del cibo contenente veleno per lumache. La corsa dal veterinario e il pronto intervento, non sono bastati a salvarlo da una fine terribile tra dolori lancinanti. il folle disegno dell’uomo che lo ha assassinato, colpevole di animalicidio, ha privato il bambino dell’aiuto fondamentale di un essere speciale che lo avrebbe affiancato per tutta la durata della sua esistenza.
E proprio a proposito di bocconi avvelenati è utile ricordare l’ordinanza ministeriale in merito alle “Norme su divieto di utilizzo e detenzione di esche e bocconi avvelenati”. L’ordinanza rappresenta uno strumento fondamentale per prevenire e contrastare un fenomeno che nel nostro paese, sia in ambito urbano sia rurale, ha dimensioni allarmanti, come testimoniano i continui casi denunciati. Ma per proteggere gli animali, la salute pubblica e l’ambiente è comunque indispensabile uno strumento ancora più efficace e soprattutto senza scadenza. Pertanto, è necessario che le norme contenute nell’Ordinanza siano recepite in legge per renderle definitive.
Insomma, la necessità di specifiche leggi in materia è importantissima. Solo così si potrà mettere un freno a una barbarie che diventa ogni giorno più orrenda e dolorosa. Oltretutto, considerando che questi atti incivili vengono purtroppo compiuti da cittadini, sarebbe forse opportuno avviare un’opera di educazione e di informazione che, partendo dai primi anni di scuola, riesca finalmente a diffondere una sana cultura di rispetto verso tutte le forme di vita.
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