LNDC, parte civile nel processo, soddisfatta per la condanna che dimostra sensibilità e senso civico da parte del giudice.
Rosati: con le leggi attuali anche i magistrati di buona volontà hanno le armi spuntate. Dalla politica solo parole vuote sull’inasprimento delle pene ma senza azioni concrete.
Chicca era una cagnolina di pochi mesi quando fu brutalmente ammazzata da un mostro disumano e violento. Grazie alle testimonianze e a un video girato da alcune persone presenti è stato possibile identificare e denunciare lo spietato assassino, un pregiudicato ora 61enne. LNDC si interessò da subito al caso, organizzando anche una manifestazione in città per chiedere giustizia per la cucciola e costituendosi parte civile nel processo. Finalmente, a distanza di due anni, è stata emessa la sentenza di condanna a 1 anno e 9 mesi di reclusione a carico del colpevole di tanta crudeltà.
Michele Pezone – Responsabile Diritti Animali di LNDC esprime soddisfazione per l’esito del processo: “Questa sentenza presenta diversi aspetti che meritano il nostro plauso: innanzitutto è stata inflitta una pena molto elevata, considerando anche che l’imputato aveva richiesto il rito abbreviato. Inoltre, la pena comminata è persino più severa di quanto richiesto dal PM. Tutti questi aspetti dimostrano che il giudice ha dato la giusta importanza al massacro della cagnolina, facendo tutto ciò che era in suo potere per dare la maggiore punizione possibile ai sensi del nostro ordinamento e mostrando quindi grande sensibilità e senso civico. Ringraziamo l’Avv. Laura Mascolo, che ha rappresentato in giudizio la LNDC, costituitasi parte civile, per la professionalità e la dedizione con cui ha seguito questo caso”.
“Sentenze come questa sono una rarità e quindi le accogliamo sempre come una vittoria”, commenta Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection. “Tuttavia, anche in questo caso e nonostante tutta la buona volontà del giudice, lo spietato assassino di Chicca con molta probabilità non farà nemmeno un giorno di prigione, anche se la pena venisse confermata fino al terzo grado di giudizio. Questo perché, per il nostro ordinamento, quelli contro gli animali sono reati minori e per le pene sotto una certa soglia è sempre possibile richiedere di scontarle con misure alternative alla detenzione. Quindi, anche i pochi giudici che come questo mostrano di comprendere la gravità della situazione si ritrovano di fatto con le armi spuntate.”
“È passato quasi un anno da quando il Ministro Costa e il Ministro Bonafede dichiaravano che si sarebbero impegnati per modificare il Codice Penale e inasprire le pene per chi maltratta e uccide animali, ma tali dichiarazioni sono rimaste delle parole vuote a cui non è seguito alcun tipo di azione concreta. Aspettiamo che dalle chiacchiere si passi ai fatti” conclude Rosati.
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