A casa loro, in quei paesi sferzati da povertà, effetti dei cambiamenti climatici e conflitti
Al via oggi la campagna di Save the Children “Fino all’ultimo bambino”, con la cantautrice Elisa nuova Ambasciatrice dell’Organizzazione per difendere i bambini nel mondo.
In anteprima, il brano inedito “Promettimi” colonna sonora di un video, realizzato dal regista Riccardo Milani, che vede protagonisti l’artista e i bambini che partecipano ai progetti di Save the Children
L’attore Cesare Bocci, anch’egli ambasciatore dell’Organizzazione, in Uganda per documentare gli interventi per contrastare la malnutrizione.
Dal 15 ottobre al 14 novembre attiva la raccolta fondi per sostenere la campagna attraverso il numero solidale 45533
Nel mondo, ogni giorno, 7.000 bambini sotto i cinque anni muoiono per cause legate alla malnutrizione. Cinque ogni minuto. Bambine e bambini che, a casa loro, in paesi colpiti da carestie e siccità, afflitti dalla povertà estrema o dilaniati da guerre e conflitti, continuano ad essere privati di cibo adeguato, acqua pulita e cure mediche e perdono irrimediabilmente l’infanzia alla quale hanno diritto. Lontano dalle luci dei riflettori.
Ề per loro che oggi Save the Children lancia la campagna globale Fino all’ultimo bambino, per salvare i bambini che soffrono di malnutrizione e tenere alta l’attenzione su un killer silente e devastante che contribuisce in maniera decisiva alla morte di circa la metà dei 5,4 milioni di minori con meno di cinque anni che ogni anno, a livello globale, perdono la vita per malattie facilmente curabili e prevenibili[1].
Al fianco dell’Organizzazione Elisa, da oggi ufficialmente Ambasciatrice di Save the Children per proteggere i bambini in tutto il mondo dalle tante minacce che ne mettono a rischio il futuro, tra cui la piaga della malnutrizione. Ad accompagnare l’ingresso della cantautrice nella famiglia di Save the Children, un video che la vede protagonista assieme a tanti bambini che partecipano ai progetti dell’Organizzazione e che ha per colonna sonora l’inedito brano “Promettimi”. Il brano, dedicato da Elisa al suo secondo figlio, farà parte del nuovo album prossimamente in uscita, ed è stato concesso dall’artista in anteprima all’Organizzazione. Nel video, realizzato dal noto regista Riccardo Milani, Elisa interagisce con i tanti bambini che la circondano e, insieme, mettono in scena, attraverso il gioco, la lettura, i disegni e il teatro, una fiaba scritta dallo stesso regista, riuscendo nell’intento di portarne magicamente in vita i personaggi e lasciandosi con una promessa: quella di difendere il futuro dei bambini nel mondo.
“Siamo estremamente felici e orgogliosi che Elisa abbia sposato pienamente la nostra missione e che da oggi sia entrata a far parte della nostra famiglia. Il video, realizzato sotto la sapiente guida del regista Riccardo Milani, e le meravigliose parole del brano di cui Elisa ci ha fatto dono prezioso sono per noi il modo più bello e più intenso per affermare e rilanciare, insieme a Elisa, il nostro comune impegno e la nostra promessa di continuare a fare di tutto per proteggere i bambini dalle tante minacce che ne mettono gravemente a rischio il futuro, tra cui la terribile piaga della malnutrizione”, ha affermato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children.
“Pensare che ogni minuto cinque bambini perdono la vita perché non riescono ad avere accesso a cibo sano, acqua potabile e cure sanitarie, è qualcosa che semplicemente non possiamo e non vogliamo accettare. Gli importanti passi avanti fatti nel corso degli anni, che dal 2000 a oggi hanno portato a ridurre da 198 a 151 milioni i bambini malnutriti cronici nel mondo, dimostrano che la malnutrizione può e deve essere sconfitta. Ma c’è ancora moltissimo da fare e occorre rimboccarsi le maniche per raggiungere l’obiettivo che il mondo si è dato di eliminare tutte le forme di malnutrizione entro il 2030”, ha proseguito Neri.
E anche l’attore Cesare Bocci, Ambasciatore di Save the Children, per il quarto anno consecutivo ha voluto recarsi sul campo a visitare e documentare gli interventi dell’Organizzazione, andando qualche settimana fa in Uganda, nel distretto di Kasese. Tante le testimonianze raccolte nei villaggi più remoti che gli operatori di Save the Children raggiungono ogni giorno per supportare i bambini che lottano quotidianamente contro la mancanza di cibo che ha effetti devastanti sul loro sviluppo.
Dal nuovo rapporto di Save the Children “Lontani dagli occhi, lontani dai cuori. Fuori dalle luci dei riflettori milioni di bambini continuano a morire di malnutrizione. A casa loro” – diffuso oggi dall’Organizzazione in concomitanza con il lancio della campagna Fino all’ultimo bambino – emerge che oggi, nel mondo, oltre 50 milioni di bambini sotto i cinque anni stanno soffrendo le gravissime ripercussioni della malnutrizione acuta[2], che provoca nel bambino una rapidissima e pericolosa perdita di peso dovuta a una improvvisa carenza di cibo e nutrienti. Un minore su 4, vale a dire 151 milioni di bambini, è invece malnutrito cronico[3] e rischia di subire fortissimi ritardi nella crescita, sia dal punto di vista fisico che cognitivo, che possono compromettere irrimediabilmente il suo stesso futuro.
Il numero di persone che oggi soffrono la malnutrizione e l’insicurezza alimentare, inoltre, è ancora aumentato, passando da 804 milioni nel 2016 a 821 milioni nel 2017, circa 1 persona su 9 al mondo[4]. Conflitti, disastri naturali provocati dai cambiamenti climatici e povertà, evidenzia il rapporto di Save the Children, sono i tre principali fattori che determinano il dilagare della malnutrizione infantile. Nelle zone di conflitto, tra cui Yemen, Siria e Repubblica Democratica del Congo, più di mezzo milione di bambini sotto i 5 anni, potrebbero morire entro la fine dell’anno per malnutrizione se non riceveranno urgente assistenza umanitaria[5]. Allo stesso modo, gli effetti devastanti di una prolungata siccità hanno lasciato 700 mila bambini gravemente malnutriti nel Corno d’Africa[6], mentre nei contesti particolarmente segnati dalla povertà i minori hanno maggiori probabilità di morire prima di aver compiuto i 5 anni, con 9 bambini su 10 colpiti da malnutrizione acuta che vivono in paesi a medio o basso reddito[7].
“Solo nel 2017, grazie ai nostri programmi di salute e nutrizione, siamo riusciti a raggiungere 33 milioni di bambini in tutto il mondo, fornendo loro semplici soluzioni salva-vita e trattamenti contro la malnutrizione, seguendo le loro mamme prima, durante e dopo la gravidanza e lavorando insieme alle comunità locali per creare le condizioni affinché ogni bambino possa crescere in salute. Continueremo ogni giorno a fare di tutto per salvare i bambini più a rischio, quelli costretti a crescere in luoghi segnati dai conflitti, dove dilaga la povertà o dove gli effetti dei cambiamenti climatici provocano siccità e carestie dannosissime, perché nessuno di loro venga più lasciato indietro e possano tornare a vivere finalmente l’infanzia che meritano”, ha affermato ancora Valerio Neri.
Fame come arma di guerra
Save the Children – l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro – sottolinea nel nuovo rapporto che guerre e conflitti continuano a rappresentare il principale fattore di morte e malnutrizione per i bambini. Oggi, nel mondo, 350 milioni di minori vivono in zone fragili o afflitte dai conflitti[8] e ogni giorno devono fare i conti con gravissimi ostacoli circa l’accesso a cibo, acqua pulita e cure mediche, in moltissimi casi sono tagliati fuori dall’educazione e non possono essere raggiunti dagli aiuti umanitari. Due bambini su 3 che soffrono di malnutrizione cronica si trovano in paesi dove c’è la guerra, mentre nelle 10 aree maggiormente devastate dai conflitti – RD Congo, Sudan, Afghanistan, Yemen, Somalia, Sud Sudan, Siria, Nigeria, Repubblica Centrafricana e Iraq – più di 4,5 milioni di bambini sotto i cinque anni (in aumento del 20% rispetto al 2016) sono colpiti da malnutrizione acuta grave, la forma più estrema e pericolosa di malnutrizione, con sintomi che includono costole esposte e rilassamento cutaneo, forte perdita di massa corporea, rigonfiamenti dell’addome, delle caviglie e dei piedi, cedimento dei vasi sottocutanei e grave depressione del sistema immunitario. In questi paesi, più di 590.000 bambini, in media 1.600 al giorno o uno al minuto, rischiano di morire entro la fine dell’anno se non riceveranno trattamenti urgenti e adeguati contro la malnutrizione, di cui oltre 327.000 solo nella Repubblica Democratica del Congo, più di 105.000 in Sudan e circa 72.000 in Afghanistan[9].
In Yemen, a oltre tre anni e mezzo dall’inizio dell’escalation del feroce conflitto, gli ostacoli posti alla distribuzione di cibo e medicine da tutte le parti in causa e i recenti combattimenti per il controllo del porto strategico di Hodeidah hanno spinto il paese sull’orlo della carestia, con più di 5 milioni di bambini costretti ad affrontare la quotidiana carenza di cibo. Un bambino su 2, nel paese, soffre di malnutrizione cronica, mentre quasi 400.000 bambini di età inferiore ai 5 anni soffrono di malnutrizione acuta grave e più di 36.000 rischiano fortemente di perdere la vita prima della fine dell’anno[10]. Le condizioni più drammatiche si registrano nei territori maggiormente devastati e che oggi contano più di 3 milioni di sfollati, come il distretto di Hodeidah, dove 1 bambino su 20 è affetto da malnutrizione acuta grave. Quanto alla Siria, dove attualmente circa 3,5 milioni di persone continuano a vivere in zone assediate[11] nelle quali l’accesso ai convogli umanitari viene ancora negato, più di 13 milioni di persone necessitano di assistenza umanitaria[12] con quasi 2.400 bambini sotto i 5 anni a rischio di morte entro fine anno per cause legate alla malnutrizione[13].
“Nei paesi in guerra, dove i diritti più elementari dei bambini continuano ad essere disprezzati e calpestati, assistiamo ripetutamente alla deprivazione come arma di guerra. Questo avviene, per esempio, quando la distribuzione degli aiuti alimentari viene ostacolata dalle parti in conflitto, come continua ad accadere in Yemen, Siria o Sud Sudan. Dobbiamo fermare questa china pericolosa. Tutte le parti in conflitto devono rispettare gli obblighi del diritto internazionale nel consentire l’accesso degli aiuti umanitari e dare la possibilità ai bambini e alle altre persone più vulnerabili di ricevere il cibo di cui hanno urgente bisogno. Allo stesso tempo è fondamentale che la comunità internazionale rafforzi il proprio impegno per far fronte a tali emergenze e salvare quanti più bambini possibile”, ha affermato Valerio Neri.
Molti minori che vivono in tali contesti potrebbero infatti essere salvati, se si interviene in maniera efficace e puntuale, come ad esempio è avvenuto nei 3 stati nordorientali della Nigeria colpiti duramente dagli scontri armati, Borno, Adamawa e Yobe. Secondo le stime, dopo due anni di intervento continuo, i casi di malnutrizione acuta grave non trattati si sono ridotti a 12.000, anche se 2.000 di questi sono a rischio per la vita se non riceveranno le cure necessarie, ma questo rappresenta un risultato positivo rispetto ai più di 300.000 casi stimati di mancato trattamento e 60.000 bambini morti nel 2016 nei tre Stati.
Le sfide del cambiamento climatico
Oggi fino a 500 milioni di persone che vivono nei paesi in via di sviluppo e che producono fino all’80% del cibo totale in Asia e Africa subsahariana sono esposti agli effetti dei cambiamenti climatici[14], spesso costrette ad abbandonare le proprie terre in cerca di condizioni di vita migliori. Le conseguenze sono particolarmente gravi sugli individui più vulnerabili, tra cui soprattutto i bambini i quali in molti casi, oltre ad essere privati del cibo necessario per il loro sano sviluppo, sono esposti a meccanismi di sopravvivenza che ne compromettono irrimediabilmente il futuro, come i matrimoni precoci, il lavoro minorile o la prostituzione. Disastri naturali come siccità e inondazioni, inoltre, provocano l’interruzione scolastica per i minori, privandoli così di uno spazio sicuro dove molto spesso viene fornito a loro e alle loro famiglie cibo adeguato, acqua pulita e servizi sanitari.
Nel Corno d’Africa, dove una prolungata siccità ha colpito più di 17 milioni di persone, si stima che oltre 6 milioni di bambini rischiano di abbandonare la scuola[15].
In Etiopia, che nel 2017 ha subito la peggiore crisi idrica degli ultimi 30 anni a causa delle ripetute siccità provocate da El Niňo, l’insicurezza alimentare ha colpito circa 5,6 milioni di persone, tra cui 2,7 milioni di bambini e donne in gravidanza o in fase di allattamento[16]. Anche in Kenya la gravissima siccità dello scorso anno, che ha significativamente ridotto la resa dei campi e del bestiame, ha avuto conseguenze devastanti sulla popolazione, specialmente nelle zone più aride, lasciando circa 370 mila bambini e 37 mila donne incinte e neomamme in necessità di assistenza alimentare[17]. L’assenza di cibo e acqua pulita nelle scuole, inoltre, ha costretto quasi 1 milione di bambini ad abbandonare gli studi[18], così come si sono moltiplicati i casi di colera, dengue e malaria.
In Somalia, inoltre, un paese martoriato da un mix micidiale di guerra e cambiamenti climatici dove si conta quasi 1 milione di minori sfollati, nel 2017 più di 6 milioni di persone, di cui la gran parte bambini, aveva bisogno di assistenza umanitaria urgente. Qui si registra il tasso di mortalità infantile più elevato della regione (127 bambini morti ogni 1.000 nati)[19] e il rischio di contrarre malattie fatali come morbillo o colera è 9 volte superiore alla media[20]. All’inizio del 2018, infine, più di 7 minori su 10, nel paese, non andava a scuola, esposti pertanto ai gravi rischi di sfruttamento, reclutamento forzato nelle guerriglie locali, matrimoni e gravidanze precoci[21].
Il fardello della povertà
La povertà continua a rappresentare un freno significativo nella lotta alla malnutrizione. Nei paesi più poveri, infatti, oggi circa 385 milioni di bambini vivono in condizioni di povertà estrema, spesso privati di cibo adeguato, acqua, servizi sanitari e della possibilità di andare a scuola. Emblematico, da questo punto di vista, è il dato in base al quale il 90% dei bambini colpiti da malnutrizione acuta vive in paesi a medio o basso reddito[22].
In India, dove la povertà è il principale fattore scatenante della malnutrizione infantile, vive quasi un terzo dei bambini sotto i 5 anni che soffrono di malnutrizione cronica in tutto il mondo (48 milioni)[23] e il tasso di mortalità infantile (39 bambini morti ogni 1.000 nati) è quasi 10 volte più alto rispetto ai paesi dell’Europa occidentale[24].
Solo in Africa subsahariana, inoltre, il 40% della popolazione non ha accesso ad acqua sicura, con punte del 60% nelle zone rurali dell’Africa orientale, e 7 persone su 10 non possono usufruire di servizi sanitari essenziali, con altissimi rischi per i più piccoli di morire per malattie facilmente curabili e prevenibili[25]. In diversi paesi, infine, condizioni di povertà estrema contribuiscono ad esacerbare forme di discriminazione nei confronti di bambine e ragazze, costrette a sposarsi quando ancora troppo giovani per la loro età e a fare i conti con i rischi gravissimi delle gravidanze precoci che a loro volta possono comportare pericolosi deficit nutrizionali. In Bangladesh, Niger e Repubblica Centrafricana più della metà delle adolescenti è già sposata[26], mentre nei paesi in via di sviluppo si contano circa 16 milioni di bambine e ragazze che rischiano la vita a causa di complicazioni durante la gravidanza o il parto[27].
L’intervento di Save the Children
Da numerosi anni l’Organizzazione è impegnata su scala mondiale per lottare contro la malnutrizione e salvare le vite dei bambini e delle loro mamme, in aree colpite da conflitti o disastri e dove i sistemi sanitari scarseggiano, attraverso un approccio integrato e multisettoriale alla nutrizione e allo sviluppo. Solo nel 2017, grazie alla campagna Fino all’ultimo bambino, Save the Children ha raggiunto 33 milioni di bambini con i suoi programmi di salute e nutrizione. I progetti dell’Organizzazione, oltre a prevedere azioni specifiche per trattare i casi di malnutrizione, si estendono anche ai settori dell’istruzione, dell’igiene, della salute e della resilienza ai disastri climatici con l’obiettivo di contribuire anche in maniera indiretta ad aumentare il livello di nutrizione di madri e bambini.
Anche quest’anno tutti potranno sostenere la campagna Fino all’ultimo bambino attraverso il numero solidale 45533, attivo dal 15 ottobre al 14 novembre. Ề possibile donare 2 euro inviando un SMS dal proprio cellulare oppure si possono donare 5 o 10 euro chiamando lo stesso numero da rete fissa con Tim, Wind Tre, Fastweb, Vodafone e Tiscali. Sempre da rete fissa è possibile donare 5 euro chiamando con TWT, Convergenze e PostMobile.
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