TEATROVID-19 il teatro ai tempi del Corona e oltre
Sala Lysistrata
Il 18-19-20 novembre la deliziosa Sala Lysistrata, un piccolo teatro nel cuore di Testaccio che fa parte del Teatro Antigone, ha ospitato le serate nate dall’idea del bravo e simpatico regista, sceneggiatore ed attore Giancarlo Moretti, artista che apprezzo da tempo.
Giancarlo stasera porta sul palco uno spettacolo “diversamente comico” accompagnato dagli attori Pina Bellano, Maurizio D’Agostino, Emanuela La Rosa, Ornella Lorenzano, Marco Lupi e Gisella Xaxe.
Già da qualche giorno la piccola e confortevole sala è sold out per tutte le repliche…
Il tema affrontato è quello delle nevrosi e dei vizi che albergano in ognuno di noi; un presentatore darà il via a quattro corti teatrali che ci faranno ridere, come promesso dal titolo, a “denti stretti”. Rideremo di ambigui personaggi che rispecchiano in forma esagerata le nostre debolezze, in quella che Giancarlo promette essere solo la prima rassegna di questo “Teatro reality”. I corti in successione sono: “Coppia a distanza”, “Cerco lavoro”, “Speriamo che sia felice”, “A qualsiasi costo”. In passato ho apprezzato molto il lavoro di Giancarlo Moretti, ma sempre in spettacoli drammatici. Stasera, almeno per me, lo vedo in una nuova veste, una proposta divertente in cui però traspare un filo di drammaticità. La nostra sarà una risata nervosa, una difesa per non precipitare nell’ orrore che questi esseri ci trasmettono con la loro distorta normalità. Sono talmente assurdi, da essere ignari e inconsapevoli vittime di sé stessi.
Apre molto simpaticamente, nascosto tra il pubblico ignaro della sua presenza, Marco, che sale sul palco e presenta la serata spiegando ai convenuti che potranno votare i quattro corti, non tenendo conto della bravura degli attori, ma solo del contenuto della storia. Si dovrà votare, dunque quella che è piaciuta di meno, quella che ha infastidito di più.
“Coppia a distanza”
Pina ci presenta una donna che vive una relazione a distanza; è fissata per l’ordine, maniacale e logorroica. Il suo lui (che non vedremo), al contrario, è il tipico uomo disordinato. La donna allora ha trovato la sua stabilità in questo rapporto a distanza. Sciorina una serie infinita di luoghi comuni divertenti sul maschio, ma così palesa anche la sua nevrosi e l’ infelicità in un simpatico, realistico e forsennato sfogo davanti al pubblico, che usa per vomitare la sua insofferenza, sempre a senso unico. Parla con noi, ma il suo è un monologo, di chi non vuole ascoltare pareri o consigli. Facendosi forza sui luoghi comuni associati al maschio, svela inconsapevolmente anche i suoi, quelli di una donna infelice, incompleta, triste, ma che è convinta che il problema siano gli altri… Pina spadroneggia con professionalità sul palco, è un’artista capace, sa ammaliare ed annichilire il pubblico con la sua performance diretta, schietta e travolgente, strappando qualche sorriso qua e là in questo monologo ben presentato che rende molto bene l’idea del personaggio.
“Cerco lavoro”
Fintamente imbarazzato, Marco presenta il corto successivo. Il motivo del suo imbarazzo? L’ attore che doveva recitare non si è presentato. Parte una viva discussione con Giancarlo, che dà via ad una gag molto divertente. Giancarlo dalla regia è costretto a lasciare la consolle e a scendere sul palco per sostituire l’assente, mentre Marco sale in regia. Giancarlo, che finalmente vedo anche nei panni di attore, entra in quelli di un sessantenne che ha perso il lavoro e con speranza si presenta ad un colloquio dove troverà la deliziosa Emanuela nei panni di una schizzata e pazzoide dottoressa preposta alla selezione del personale. Parte dunque un incalzante interrogatorio- colloquio, portato avanti con profondo cinismo da Emanuela che sadicamente tormenta il povero disoccupato. Giancarlo, con esasperata e divertente espressività, caratterizza il personaggio rendendolo una vittima molto divertente. Ridiamo cinicamente del poco carattere e della sudditanza dell’uomo, mentre la donna esprime tutta la sua frustrata misantropia in maniera paradossale ma comica. Sembra covare da tempo un astio che la porta ad esprimere la sua pulsione sadica nei confronti del genere maschile e sfrutta il suo ruolo per schiacciare il poveraccio eletto a simbolo maschile da vessare il poveraccio. Ne esce una scenetta assurda e divertente con quell’ humor dal sapore fantozziano; bravi entrambi a creare un ritmo incalzante e forsennato in questa proposta, in cui i due dimostrano forte affiatamento e complicità. Si ride, ma la risata è seguita dai nostri sensi di colpa provati per il povero sventurato.
“Speriamo che sia felice”
Gisella, con un forte accento siciliano, parla con un’amica al telefono. Ci appare subito una donna pettegola e chiacchierona. Dai suoi discorsi traspare un profondo cinismo da ricercare in una formazione educativa in un ambiente gretto e povero di valori. Con l’amica parla dello sfruttamento delle sue colleghe sul posto di lavoro con fastidioso e sadico piacere, così come della vita sentimentale, soprattutto altrui, sparlando e giudicando tutti dal suo pulpito di burro. Piena di luoghi comuni, ci propone uno squallido quadretto della sua esistenza. È una di quelle signore bigotte, prigioniere di una mentalità squallida che la rende inconsapevolmente schiava di sé stessa. Abituata a criticare e ad accettare il suo ruolo di madre, moglie e amica dai valori discutibili, è soggiogata da una realtà abietta che la rende felice solo nell’ essere cinica. Più va avanti nel suo monologo, più siamo travolti dall’assurdità delle sue idee. Gisella nella sua interpretazione riesce a restituirci questo fastidioso e stucchevole ma realistico personaggio; anche lei, come Pina, vomita addosso le sue pillole di dubbia saggezza sulla vita, annichilendo il pubblico con la sua assurda naturalezza.
Marco poi ci introduce, sempre con un certo imbarazzo frammisto a simpatia, l’ultimo corto di stasera.
“A qualsiasi costo”
Pazzesca e folle storia che vede sul palco Maurizio e Ornella. Lei si presenta ad un colloquio di lavoro per il posto di segretaria, ma è già stato assegnato. Insistente, logorroica ed invadente, schiaccia con fiumi di parole il povero ingegnere, affranto e addolorato per la recente perdita del suo cane. Lei capisce il suo punto debole e cerca di fare breccia per avere il posto. In una sorta di duello verbale, lui riprenderà in mano la situazione, proponendole come impiego di prendere il posto del suo amato cane morto! Lei in difficoltà economiche, lui disperato per il lutto. La scenetta gioca su questo humor nero e perverso, piacevolmente fastidioso e stridente. Ma anche se i soldi possono tutto, il destino non si può comprare, e a volte gioca tiri mancini…
Maurizio e Ornella sono perfetti nei loro panni. Adoro Ornella che seguo da anni; ha un innato talento, in grado di passare da un momento profondamente drammatico ad uno estremamente comico con uno schiocco di dita. In questa parte concentra in pochi minuti la sua profonda e vasta essenza recitativa. Dall’altra parte c’è Maurizio, anche lui mia vecchia ed apprezzata conoscenza. È perfetto nel suo ruolo; dapprima imbarazzato, infastidito, sofferente, poi cinico, irriverente e perverso. Anche lui concentra nello spazio di pochi minuti molte delle sue capacità che apprezzo molto. Insieme poi funzionano, si dimostrano affiatati ed in grado di spalleggiarsi con profonda disinvoltura nei panni dei due eccezionali sub umani.
Nei quattro corti trovo delle forti similitudini. Nei due monologhi, due donne tutto sommato simili si prendono il loro spazio con determinazione e sfacciataggine, imponendo il loro carattere e le loro idee al pubblico succube senza diritto di replica. Gli altri due corti sono assimilabili. Un uomo e una donna cercano lavoro, una donna e un uomo sfogano attraverso la loro autorità meschinità e frustrazione, giocando sulla debolezza e sui bisogni dell’altro. Si invertono i ruoli nelle due storie, ma il messaggio di fondo è lo stesso.
Giancarlo, a mio avviso, ha voluto inserire un filo conduttore tra le storie in cui a trionfare è la pochezza interiore dei protagonisti e la loro scialba umanità; non se ne salva uno!
Finito lo spettacolo, parte la votazione e Giancarlo ci spiega che il corto che prenderà meno punti, cioè quello che è piaciuto di meno per il disgusto ed il disagio che ha trasmesso, vincerà. Perde… anzi vince perdendo “Cerco lavoro”, proprio quello con Giancarlo nel ruolo di attore e Emanuela. Dalle votazioni, comunque, il risultato sarà di un distacco irrisorio con gli altri. In realtà tutte ci hanno infastidito, facendoci ridere a denti molto, molto stretti.
Che dire di più? Un piacevole modo di passare una serata diversa. In scena dei bravi attori che hanno saputo trasmettere efficacemente e con un tocco della loro personalità la sceneggiatura di Giancarlo. Lui esaspera sentimenti, vizi e difetti con cui ci mette di fronte al fatto che se non avessimo dei freni inibitori dovuti all’educazione, probabilmente molti di noi ci sfogheremmo in scenette simili. Ridere si, ma riflettere anche.
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