Teatro Marconi
Rassegna estiva
Con e di Alessandra Merico
Seguo con interesse le proposte di Alessandra che si rivelano sempre divertenti e profonde, ma soprattutto vincenti. Mi piace il suo approccio artistico, personale e riconoscibile.
Stasera ci propone uno spettacolo i cui temi e personaggi rivelano il suo modo di pensare, di vivere la vita, di interpretarla e di affrontarla, attraverso il suo forte spirito ironico e pungente.
In questa nuova proposta ci parla della sua grande passione per Muccino, nei cui film Alessandra si rivede. Ispirata dal regista, partorisce questo riuscito monologo tragicomico in cui, dopo aver sottolineato le similitudini della sua vita con i film del regista, prende una direzione narrativa in cui riconosco la sua penna e la sua linea di pensiero.
Uno dei temi trattati è quello della donna “di contorno” in una relazione, il suo essere sempre al secondo posto sul podio dell’amore, sempre all’ombra di una madre, di una ex, dell’amica del cuore o addirittura del cane. Impelagata in relazioni con uomini dagli atteggiamenti discutibili, o in triangoli amorosi di cui lei è l’ignaro terzo vertice, Alessandra sembra in balia di un karma funesto, al quale cerca comunque di opporsi.
Non mancano, nel suo divertente sfogo, i racconti dei suoi drammi familiari che finiscono per ripercuotersi sulla sua esistenza e condizionarne le scelte, con l’aggravio delle piccole ma numerose beghe quotidiane che, seppur futili, non fanno che esasperare il già precario equilibrio emotivo. Nel suo sfogo troviamo anche il riflesso di una crisi generazionale, che Alessandra inserisce brillantemente nel monologo. Una generazione dal futuro buio ed incerto, in cui l’artista si riconosce e da cui si sente tradita. La sua sembra una vana ricerca di una stabilità economica, familiare, relazionale, emotiva e sentimentale da poter vivere serena e felice, così come in un film di Muccino.
Seppur le storie del regista siano sempre ricche di drammi, tradimenti, crisi, litigi e relazioni sull’orlo del baratro, in ognuna appare sempre uno spiraglio, una speranza che porta verso un lieto fine. Proprio quello che si aspetta la nostra Alessandra; illusa da queste pellicole, sente di essere rimasta con un pugno di mosche in mano, ancora in attesa di beneficiare di un bel finale disegnato su misura per lei.
Si sente come Giulia, la protagonista de “L’Ultimo bacio”, ci rivede la sua energia, ne ha ereditato lo spirito e ora si aspetta di vivere un epilogo felice come il suo. Ma la vita non è come quella proposta nei film…
Alessandra dimostra tutta la sua forza espressiva divertendoci con singolari personaggi, che in fondo altro non sono che la pessima rappresentazione della nostra società, che lei critica e ridicolizza con gusto.
Eccola, allora, nelle vesti di un cantante dalle discutibili doti, che approda non si sa come a San Remo; e poi in quelle di una cinica scrittrice che presenta il suo libro sulla bellezza interiore, ma che finisce per vessare la figlia bruttina; gag che darà poi vita ad una simpatica e attualissima digressione sul body shaming, attraverso affermazioni che ben conosciamo e che solo oggi ipocritamente vengono messe alla gogna mediatica. Poi è il turno della finta radical chic di periferia, piuttosto opportunista che vorrebbe creare un partito fondato sulle sue discutibili idee.
A questi personaggi parossistici ma, ahimè, anche piuttosto realistici, Alessandra, con un versatile uso della voce e di varie parlate dialettali, conferisce una bieca personalità ed un’esasperata espressività che racconta questa strampalata generazione con una buona dose di simpatia ma anche tanta profondità.
Il monologo segue la linea tracciata del suo riuscito “Vita grama di un’eroina moderna”, e senza ripetersi o cadere nello scontato, continua efficacemente il viaggio introspettivo che parte dalla sua infanzia, quando forgia il suo carattere influenzata dagli sfortunati personaggi dei cartoni animati giapponesi che hanno accompagnato lei e tutta la sua generazione, per proseguire con aneddoti divertenti dell’adolescenza e della maturità.
Forse il suo è un modo per esorcizzare i suoi vissuti, che colora con tenui tinte attraverso la grande autoironia che la contraddistingue. Senza veli, ci svela le sue fragilità ma anche i suoi punti di forza, i sogni e le speranze che la portano ancora a credere nella vita e nell’amore. Si mette in discussione davanti a noi affrontando con coraggio e determinazione quelle che sono state anche le sue debolezze e le scelte sbagliate, e quei traumi familiari che hanno condizionato la vita e condotto ad avere relazioni a senso unico tossiche e deleterie.
Alessandra ci sorprenderà con un vibrato e sentito finale in cui dimostra una evidente capacità di passare dalla leggerezza intrisa di comicità alla serietà dell’introspezione.
Sono rimasto molto colpito da questo inaspettato finale, assolutamente riuscito.
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