TEATROVID-19 il teatro ai tempi del Corona (senza più l’obbligo di distanziamento)
Serata del 2 ottobre
Teatro De’ Servi
Interessante proposta quella di stasera: uno spettacolo che può essere seguito anche da persone sorde, dunque chi reciterà verrà sottotitolato con la lingua dei segni (lingua e non linguaggio). Semplicemente fantastico! Come abbattere le barriere della comunicazione.
“Ride bene chi ride donna” c’è scritto sulla locandina. Tutte le donne che partecipano si definiscono “incoronate comiche”. Spieghiamo. InCORONAte nasconde il riferimento alla pandemia. Le artiste, durante il lungo periodo del Covid, quando i teatri erano chiusi, hanno pensato, non riuscendo a stare ferme, di fare un format, uno spettacolo in streaming. Una per volta, rispettando i vari DPCM, si sono recate al Teatro Leontini per registrare le loro performance che hanno poi spopolato in rete. Il Teatro De’ Servi ha visto lungo e si è accaparrato il format che oggi propone sul palco. Si tratta di uno spettacolo pensato e adattato per i sordi (sia chiaro lo scrivo per noi “normali”, sordi non è offensivo, sordomuti potrebbe in alcuni casi esserlo, perché i sordi non sentendo la loro voce hanno bisogno di un logopedista per imparare a modulare la loro voce visto che non possono sentirla, inoltre si tratta di un termine ormai vecchio) . I monologhi sono tradotti simultaneamente da esperti della LIS (lingua dei segni italiana). Penso sia molto bello poter condividere una serata insieme a persone che altrimenti non avrebbero potuto essere con noi; bello ridere e apprezzare contemporaneamente qualcosa senza impedimenti. Davvero una grande idea. In sala, ovviamente, anche un pubblico sordi.
Dopo una simpaticissima presentazione, con l’ausilio di una traduttrice Giuditta ci spiega qualcosa sul mondo dei sordi, sulla loro comunicazione e su come sono visti dai normodotati. Lei conosce la lingua dei segni, ma è comunque accompagnata, come lo saranno tutti, da un’ esperta della LIS. Tutti gli artisti si esibiranno quindi in coppia, affiancati dall’immancabile traduttore. Sulla falsariga di un “Colorado” o di uno “Zelig”, partono i “monologhi di coppia”.
Entra Cristina che incentra la sua gag sul suo sogno, fin da piccolina, di avere un motorino. Con un enorme casco in testa, ci racconta delle sue peripezie.
È il turno di Marina che sfodera napoletanità. Il suo monologo verte sulle sue pene amorose, sulla dieta e, giocando sulla sua fisicità, interagisce in modo divertente con la traduttrice. Marina è una grande interprete che conosco molto bene e seguo da tempo. Trovarla coinvolta in questo programma non può che confermare quello che penso di lei: una donna dal cuore grande, come del resto tutte le altre che hanno partecipato, insieme a qualche maschietto, alla serata. Il mondo degli attori rivela sempre una grande attenzione e disponibilità per progetti come questo. Nonostante il brutto periodo passato con i teatri chiusi, si sono subito impegnati e resi disponibili per questa manifestazione. Gli va riconosciuto. Per quello sono un fan sfegatato di questo settore artistico ed un suo strenuo sostenitore. Un mondo fatto da persone sensibili e dal cuore grande…
Entra Elena. Lei è in perenne conflitto con le problematiche della vita; non con le sue, bensì con quelle dei suoi amici che la stressano. Lei odia le lamentele e mostra comicamente tutta la sua insofferenza. Anche lei è una mia vecchia conoscenza, schietta e diretta e dall’innata simpatia.
Monica, dopo aver fatto la presentazione della serata, a supporto di Giuditta (almeno così pensavo), ritorna con una gag sui luoghi comuni delle persone normali nei riguardi dei sordi. Racconta, dunque, divertenti aneddoti sulla sua vita con l’aiuto di quella che credevo un’interprete e che invece è un’attrice, Giuditta. Giocando ad invertire le parti, confondono simpaticamente il pubblico. Monica non sente, ma è talmente disinibita, divertente e capace, oltre che autoironica, da trasformare il suo handicap nel suo punto di forza, dimostrando che anche una persona afflitta da un problema grande può essere ed è come tutte le altre. Davvero trascinante.
Shara, invece, è un’appassionata di “Greys Anatomy”, la famosa fiction con ben sedici stagioni alle spalle che descrive in un’ottica assai ironica e paradossale. Shara ha una presenza che da sola suscita simpatia, di per sé già vincente, che si lega bene alle sue battute in un felice connubio.
Giuseppe, invece, è un ragazzino estroverso e piuttosto divertente, accompagnato, e questa cosa è davvero singolare, da un traduttore sì, ma della sua stessa eta! Lui incentra il suo monologo sui suoi particolari superpoteri (ovviamente improbabili), utilizzati per ottenere dai genitori tutto ciò che vuole. In realtà si tratta di tutti quegli espedienti che usa ogni ragazzino per ottenere ciò che desidera dal mondo che lo circonda. Insomma, i classici capricci sono interpretati come efficaci superpoteri, che ovviamente perderà crescendo.
Argentina, anche lei sorda è accompagnata da Giuditta che traduce per il pubblico udente (come per Monica) le sue esperienze, o meglio le peripezie che vive nel mondo con molta ironia. Racconta dell’incontro con varie persone normodotate che sembrano essere degli idioti incapaci di relazionarsi con lei e che le danno modo di creare un mimo assai divertente, ridicolizzando il nostro modo di confrontarci con noi. Insomma, una visione di come gli animali siamo noi. Schietta e pungente.
Serafino è un portento, un ciclone, interagisce subito con il pubblico e si rende simpatico già dalle prime battute. Con un’improbabile parrucca da Serafino biondo, affronta un tema a lui caro, l’omosessualità non accettata, ma lo fa a modo suo, davvero esilarante. Come termine di paragone parla del dimorfismo sessuale degli animali, fenomeno considerato normale. La cosa per me più divertente è vederlo mantenere una serietà ai limiti del possibile durante la sua esibizione, mentre ci fa sbellicare dalle risate. Esplosivo!
Laura, inserita sul palco ad hoc, sembra proseguire sul filone di Serafino. Lei però prende le difese delle donne contro i soliti luoghi comuni, come le battute denigranti che comunemente vengono fatte nei confronti del gentil sesso per deriderlo. Prosegue affrontando il tema della difficoltà di guidare per poi arrivare a raccontarci dello sfruttamento da parte dei fratelli che la rendono una badante dei loro stessi genitori schiavizzandola a loro beneficio. Il finale mentre guida è davvero divertente. Molto ironica, anche lei riesce a coinvolgere il pubblico e a far breccia con la sua simpatia.
Giuditta, che aveva già accompagnato Monica e Argentina come traduttrice traendomi in inganno, si rivela essere la promotrice dell’evento, oltre che attrice capace. Lei invece ci racconta le sue esperienze di vita, accompagnata da Carolina e da una chitarrista (Lorella Pieralli). Sulle note della canzone “Depende” di Jarabe de Palo, canta un testo in cui parla ironicamente del suo corpo che invecchia e che va verso la menopausa in maniera davvero divertente, chiudendo con classe la serata.
È bello come tutti questi artisti abbiano voluto partecipare ad un progetto così particolare. Le due ragazze, Argentina e Monica, estroverse e deliziose, sono state bravissime a confonderci con l’aiuto di Giuditta, che si vede, ha chiaramente a cuore questo progetto. Le traduttrici che si sono avvicendate sul palco e che hanno accompagnato i vari artisti hanno alle spalle un’ esperienza di scuola di recitazione, cosicché per loro è più naturale stare su un palco ed interagire con il pubblico traducendo in maniera chiara ed efficace quanto detto dagli artisti per divertire i presenti sia udenti che sordi. Il pubblico ha gradito la serata applaudendo sia con il battito di mani che con la lingua dei segni, cioè alzando le braccia verso l’alto e ruotando le mani aperte. Poi tutti abbiamo mescolato i due modi di applaudire, un gesto che ha il sapore di infrangere ogni barriera e pregiudizio. Insieme spalla a spalla abbiamo riso grazie a Giuditta Cambieri e ai suoi artisti di fronte a un bellissimo progetto. È una proposta che va sostenuta perché porta in teatro tutti, senza barriere fisiche né culturali, e dovrebbe trovare il sostegno anche delle istituzioni. Spero che l’impegno profuso possa sensibilizzare anche esponenti del sesso forte (la maggior parte delle artiste appartiene al gentil sesso) ed accoglierli.
Io torno a casa con una nuova e bella esperienza. Grazie ragazze!
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