“Compagni di scuola”

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Teatro Nuovo Orione
Liberamente tratto dall’omonimo film di Carlo Verdone

Diretto da Giancarlo Fares Prodotto da Lea Production, Adattamento di Sara Valerio
Con: Stefano Ambrogi, Emy Bergamo, Sara Valerio, Gigi Palla, Marco Blanchi, Annalisa Favetti, Leonardo Bocci, Matteo Cirillo, Stefano Thermes, Pietro Romano e Marta Gagliardi.

Amo Carlo Verdone, ho visto tutti i suoi film. Alcuni sono dei veri e propri cult divertenti, toccanti e a tratti anche drammatici.
Ha ben ventisette film all’attivo, forse non tutti allo stesso livello, ma Carlo rimane un’icona del cinema italiano.

È indubbiamente una scelta rischiosa riproporre un film divenuto parte del nostro bagaglio culturale, con il quale molti di noi sono cresciuti. Non so cosa abbia spinto Giancarlo Fares e Sara Valerio a proporre, e in parte personalizzare, una pellicola ormai storica; se sia stata una scelta affettiva o commerciale, oppure pensata per invogliare il pubblico più pigro e meno propenso a frequentare il teatro. Credo che in questo siano riusciti appieno, vista l’alta affluenza di spettatori.

Lo spettacolo è liberamente tratto dall’omonimo film. Nonostante le battute che il pubblico conosce bene e si aspetta, pronunciate in coro dagli attori, ho avvertito una certa amarezza che pervade questa réunion, per certi aspetti più chiara ed incisiva rispetto a quella del film.

Il tempo, come ricorderete, segna tutti i protagonisti che, attempati, si ritrovano dopo gli anni spensierati della gioventù a una rimpatriata e dietro l’allegria nascondono una certa dose di tristezza.
Tutti portano con sé le cicatrici della vita e l’ombra pesante dei fallimenti, sia professionali che umani.

Qualcuno ha mancato tutti gli obiettivi della vita, altri hanno fallito come esseri umani nonostante una brillante carriera. Poveri d’animo e irrisolti, si nascondono pirandellianamente dietro una maschera che presto si sgretola davanti agli altri.

Questo era ciò che spiccava nel film e che ritroviamo in questa proposta: opportunismo, egoismo, superficialità, immaturità… insomma, un gruppo di eccentrici subumani, a parte qualche eccezione.

La commedia ricrea la stessa nostalgia aggiungendo una buona dose di ironia pungente che spinge a fare una profonda riflessione su quel che resta dell’amicizia, ma anche sul tempo passato e su come abbia lasciato segni tangibili nei comportamenti e atteggiamenti fastidiosi e stucchevoli.

Sono passati oltre trent’anni dall’uscita del film e “Compagni di scuola” rimane attuale. La sceneggiatura vivace e brillante rimane godibile grazie ad un susseguirsi di scene divertenti e paradossali, dialoghi irriverenti e pungenti con personaggi talmente riusciti da essere divenuti memorabili.

Diverse generazioni di spettatori possono riconoscersi nelle dinamiche, negli atteggiamenti, nelle esternazioni ed essere toccati dai temi trattati legati alla crescita e all’identità, lasciando spazio a riflessioni spesso amare sui protagonisti per i loro discutibili comportamenti anche troppo realistici, che vediamo affogare nei loro sogni irrealizzati.

Si muovono tra amicizie che si rivelano sterili se non tossiche, mostrando una serie di non risolti che questa sera vengono riproposti con la stessa ironia e con battute efficaci che strappano risate ed applausi ma lasciano un forte retrogusto amaro per la storia.

Lo spettacolo teatrale vuole riproporre l’essenza del film attualizzandolo attraverso riferimenti più moderni e riportandolo in vita con attori completamente diversi da quelli che interpretarlo i personaggi di allora.

La regia ha voluto mantenere alcune caratteristiche più spiccate, permettendo però agli artisti una certa libertà nel personalizzare i propri ruoli.

È il caso della bravissima Emy Bergamo, in cui non si possono non riconoscere alcuni aspetti che ricordano fortemente l’interpretazione di Nancy Brilli, la padrona di casa.

Dopo un corposo assaggio, dà una svolta al suo ruolo, si stacca dal fantasma di Nancy rendendo il suo personaggio più genuino e personale.

compagni di scuolaÈ sua l’apertura dello spettacolo in cui la vediamo esibirsi in un leggiadro balletto che lascia trasparire tutto il dolore, la rabbia e la cocente sconfitta inflittagli dalla vita.

Forse organizza questa réunion per tirare le somme della sua esistenza, o forse per lenire quel dolore constatando che anche gli altri non hanno incontrato una sorte migliore. Deliziosa e prorompente.

Personaggio riuscitissimo è quello proposto da Stefano Ambrogi, un interprete perfetto per la figura del macellaio spocchioso e vanitoso, ruolo che fu di Angelo Bernabucci venerato nei luoghi di lavoro di mezza Italia, dove le sue sagaci battute ormai divenute storiche vengono scambiate tra colleghi. Stefano ha una grande personalità ed esuberanza molto apprezzata dal pubblico italiano. Un capace attore e una persona in antitesi con il suo personaggio, perché molto solare e simpatico. Un vero ladro della scena.

Il triste personaggio rappresentato da Christian De Sica viene interpretato da un Matteo Cirillo come al solito esplosivo ed esuberante, con una personalità ed indole tempestosa che cancella quella triste e frustrata del suo omonimo, dandogli un taglio molto più comico e simpatico. Matteo dà ancora prova di saper caratterizzare i suoi ruoli.

Marco Blanchi veste i panni che furono di di Alessandro Benvenuti; si tratta del personaggio che finge una paresi presentandosi su una sedia a rotelle. Più che riuscito nel suo antipatico e poi nostalgico ruolo. Movenze ed atteggiamenti sono ben interpretati e in linea con quelli del film, se non anche più fastidiosi ed odiosi.

Annalisa Favetti interpreta la figura che fu di Eleonora Giorgi; si presenta un po’ svampita e smemorata, ma a tratti sa come essere pungente per poi nascondersi di nuovo nella sua ingenuità. Con capacità recitative indubbio gioca sui due lati caratteriali, arricchendo il personaggio e rendendolo brillante ed originale.

Leonardo Bocci è nei panni di Piero Natoli, quello che cerca di recuperare il rapporto con l’ex moglie. Di conseguenza in questa pièce si affianca opprimente Annalisa Favetti. Sfuggevole, come un cane bastonato cerca di rientrare nelle grazie della sua amata attraverso una fallimentare insistenza. Leonardo Bocci è un attore di carattere e talento che stimo e apprezzo molto e che avrei sfruttato meglio in questa parte.
Viene relegato ad un ruolo che a mio avviso ne imprigiona indole ed esuberanza di cui è piuttosto ricco. Chi lo conosce sa di cosa parlo.

Gigi Palla è nel ruolo del logorroico Luigi Petrucci; qui si presenta scapigliato, dolcissimo e simpaticamente chiacchierone, sembra quasi la controfigura di Einstein con il suo aspetto buffo. Molta attenzione è affidata a questo personaggio effervescente.

Sara Valerio è nei panni di Athina Cenci, la psicologa del gruppo. È una delle figure che si discosta di più, a parte alcune battute, dal film. Sara gli dona un taglio molto più personale, abbandonando buona parte di quello che caratterizzava quel soggetto.
Una scelta coraggiosa che ridisegna quel ruolo.

Pietro Romano invece è l’alter ego di Carlo Verdone, ma mostra un approccio completamente differente dal personaggio originale e ci regalerà un monologo finale piuttosto toccante e ben interpretato che chiuderà lo spettacolo. Dolce, timido, insicuro, meno comico ma più umano e profondo.

Stefano Thermes è sicuramente il più odiato; reso ancora più viscido dell’originale da Massimo Ghini, è il politico senza scrupoli dagli atteggiamenti altezzosi, gli stessi riproposti da Stefano, con i quali sarà in grado di infastidirvi quanto basta. Personaggio sicuramente riuscito.

Ultima, ma solo per ordine di apparizione, è la dolcissima Marta Gagliardi nel ruolo di Natasha Howey, la ragazza impacciata e timida che subisce le moleste attenzioni del politico. Dolcissima come lei, si muove timidamente come nel film. È come un pesce fuori d’acqua tra quei miseri esseri, è l’unica che nonostante l’età dimostra di avere moralità. Deliziosa.

Il tutto si svolge in due atti: il primo più lento, preparatorio; il secondo più dinamico e movimentato. La scenografia ben curata nella prima parte ripropone il giardino della grande casa, nella seconda la spiaggia antistante la villa. Questa trasformazione è molto efficace e suggestiva come lo sfondo, che riproduce un cielo terso che cambia di colore a seconda dell’orario.

Le scene si susseguono a ritmo di battute e confessioni, in alcuni momenti la scenografia viene inghiottita dal buio per illuminare solo quella porzione del palco che vuole immortalare gli attori in azione.

Per il resto dello spettacolo rimane sempre affollata, aggiungendo un’altra particolarità: mentre si svolge la vicenda principale che focalizza l’attenzione dello spettatore, gli altri continuano nelle loro facezie come contorno attivo ma in sordina, animando sempre il contesto. Le luci svolgono un ruolo determinante in questo, piacevole la scelta dei brani musicali che fanno da sottofondo.

Nonostante i protagonisti sono della stessa generazione, non tutti gli attori rispondono alla caratteristica di avere la stessa età. Ma devo dire che grazie alle capacità del cast, i più neanche abbiano notato questa forzatura.

Uno spettacolo per chi vuole rivivere il film attraverso un’esperienza diversa.

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