“Congiuntivite’

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Teatro 7 off
Di Adriano Bennicelli e Veronica Liberale
Con Giada Fradeani, Maurizio Lops, Francesca Pausilli e Giulia Zadra
regia: Pietro De Silva
aiuto regia: Marianna Menga

Vite congiunte o congiuntivite come la fastidiosa infiammazione degli occhi? Forse entrambe…

Se metti insieme due talenti della scrittura come Adriano Bennicelli e Veronica Liberale, il risultato è un testo assolutamente originale, ironico, profondo e ricco di emozioni. Paradossalmente, conoscendo bene i due autori ho fatto fatica a capire dove cominciava l’opera di uno e finiva quella dell’altro, ma se questi sono i risultati… ben venga la mia confusione!

La coppia affida il testo ad un cast superbo e affiatato, che ne esalta il messaggio e i personaggi, che mixati efficacemente tra loro grazie agli attori, spiccano e brillano di luce propria. La regia, come direbbe il grande Pietro De Silva, è “pazzesca”, gode di una attenta messa in scena arricchita da suoni e rumori realistici, musiche coinvolgenti, perfetti e cronometrici effetti luce.

Sfiziosi i costumi, alcuni davvero simpatici, come quelli delle ragazze che si cambiano in continuazione, quello da punk bestia del singolare padre di famiglia e quello fantastico di Giada, in pieno stile anni ’50, che rifà il verso a quello della nota signorina del dado Knorr, per intenderci, o a quelli del film “La donna perfetta” con Nicole Kidman in cui appaiono perfette donne stereotipate che indossano vestitini analoghi al suo e hanno una particolare personalità a cui forse Giada, in parte, si ispira per costruire il suo personaggio.

La storia comincia con un’efficace immersione nel metateatro; Maurizio, che dà vita al protagonista padre di famiglia, si racconta presentandoci i suoi congiunti e la situazione in cui vivono. Un fantastico Maurizio Lops che entra in scena, o meglio in platea, e da subito rompe la quarta parete dimostrandosi a suo agio ed in sintonia con il pubblico. Non ha bisogno neanche di breve rodaggio, di un riscaldamento. Tutto avviene in maniera assolutamente naturale grazie alla sua miscela di simpatia e profondità, ma soprattutto all’invidiabile professionalità e maturità artistica la cui classe rapisce il pubblico trascinandolo dalla platea nella sua virtuale sala da pranzo.

La situazione che ci presenta è analoga a quella vissuta durante la pandemia passata. Lo stesso evento inaspettato coinvolge e costringe questa famiglia a vivere forzatamente agli arresti domiciliari. Unico sfogo, uscire per far fare i bisogni al cane…

Un’esperienza che tutti noi ricordiamo e che ha messo a dura prova le famiglie e i suoi componenti. Uno stress da clausura che ha fatto riemergere le problematiche sopite senza poterle più nascondere a se stessi e senza potervi sfuggire.

Così la storia ci mostra come vivere forzatamente e quotidianamente con i propri cari, possa incrinare i fragili equilibri preesistenti, ipocritamente apparentemente saldi.

Il capo famiglia si mostra subito scontento ed insoddisfatto, ma gli altri non sono da meno, anche se ancora lo nascondono a se stessi. Il comportamento delle due figlie come quello della moglie è inequivocabilmente superficiale, privo del suo aspetto più profondo si perde intorno alle futilità.

Tutti sembrano distanti, metodici, scontati, sopraffatti dalla mediocrità e al contempo sembrano cercare protezione in essa, ben lontani dal voler provare empatia.

All’uomo appaiono diversi da come erano prima di questo evento… forse però erano già così. La pandemia si rivela solo un escamotage che permette all’uomo di ridestarsi dal suo torpore quotidiano che si è drammaticamente interrotto. Ora ha modo di fermarsi su questa triste realtà svelata.

“Congiuntivite’Gli altri invece sembrano continuare a vivere i loro ruoli meccanicamente. La congiuntivite che solitamente colpisce gli occhi, in questo caso si rivela una sorta di Deus ex machina che costringe l’uomo a vedere con gli occhi dell’anima e ad approfondire il rapporto coi propri congiunti, sempre più distanti non solo da lui ma anche da se stessi.

Inconsapevolmente, per sfuggire a questa nuova realtà che rifiuta ma che sta cominciando a realizzare, la passeggiata con il suo cane lo porta a fuggire e a perdersi o forse, al contrario, a ritrovarsi.

Girovagando senza meta come un vagabondo, rimane in compagnia del suo cane e dei suoi pensieri. Si scopre così libero da quelle costrizioni mentali che la società gli ha subdolamente imposto.

Finalmente assapora la libertà lontana da schemi, ma trova anche una profonda solitudine.

I familiari, assorti nei loro pensieri, sembrano non accorgersi della sua assenza, mentre lui sembra colto da un’amnesia rigeneratrice atta a disintossicarlo dalla realtà perversa.

Una bella metafora della vita attuale non c’è che dire. Distratti e rapiti da mille situazioni, dimentichiamo gli altri e noi stessi.

Maurizio allora si racconta, girando per la sala e poi nella bella scenografia che ripropone l’interno della sua casa, alla ricerca di sé stesso e del suo ruolo perduto.

congiuntiviteÈ uno sconosciuto nel suo stesso ambiente. Attraverso degli intensi e profondi monologhi magistralmente interpretati, spezzati dalla sua grande ironia, il personaggio si rivela a tratti buffo ma soprattutto profondo ed introspettivo e tremendamente reale. Davvero una grande interpretazione.

Ben studiati ed efficaci i “quadri” che si avvicendano sul palco, dei fuoricampo che i familiari compongono mentre lui descrive situazioni e stati d’animo. Maurizio allora appare di contorno, mentre è invece il fulcro della storia. Senza ruolo, inconsistente, invisibile ci appare farsescamente tremendo.

La moglie è interpretata da una magnifica Giada Fradeani; semplicemente splendida, il suo aspetto è quello di una svampita bipolare in cui emergono due caratteri contrapposti che l’attrice miscela egregiamente attraverso una grande interpretazione in cui a tratti ho avvertito gli echi della grande attrice Patrizia Loreti.

Giada è semplicemente sublime in tutta la prova, ci regalerà inoltre un breve ma intenso monologo come ciliegina sulla torta.

Francesca Pausilli è come al solito splendida nella sua veracità, ricca di sfumature ed espressività. Questo è indiscutibilmente il suo ruolo, sembra scritto per lei, è perfetta nei panni della ragazza di tutti i giorni, con il suo modo di esprimersi ricco di neologismi in voga tra i giovani.

“Congiuntivite’Sprintosa, schietta, vera, crea un felice connubio con la collega Giulia Zadra, che mi ha fortemente sorpreso con la sua recitazione. Anche lei propone atteggiamenti e linguaggio che rifanno il verso a quelli di Francesca.

Non l’avevo mai vista in questi panni, in cui è riuscita a mettere da parte la sua innata classe e delicatezza di donna di altri tempi e ha adottato gli atteggiamenti grezzi e forzati di una ragazza di periferia. Insieme, Giulia e Francesca formano una coppia travolgente che porta avanti i propri screzi a suon di battute esilaranti e genuine che riempiono lo spettacolo, ricreando un ambiente assolutamente realistico.

Entrambe, trasformate in due trascinanti coatte, creano una piacevole frattura in scena che le contrappone al modo di porsi dei loro genitori, che esternano il loro intimo per lo più con monologhi interiori.

Lo spettacolo farcito di luoghi comuni e delle insolite abitudini da noi adottate durante la pandemia come fare il pane in casa, cantare l’inno di Mameli sul balcone, guardare morbosamente i notiziari ed essere completamente assorbiti e anestetizzati dai social e dalle serie televisive, è divertente e riuscito.

Nonostante l’ironia e la comicità, si avverte un retrogusto amaro in cui i sentimenti vengono condannati all’invisibilità, freddamente ed egoisticamente ignorati. A farla da padrone è invece l’egoismo.

Uno spettacolo intelligente presentato in maniera originale e mai scontata, ben costruito ed ideato per lasciare spazio a tutti i personaggi, con i loro sentimenti, i loro caratteri e i loro punti di vista.

Assolutamente da vedere!

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