TEATROVID-19 Il teatro ai tempi del Corona (quarta ondata… terza dose)
Con Stefano Annunziato, Cristiano Arsì, Lorenzo Zaffagnini e Ivano Conte
Esiste anche un ristorante con questo insolito nome. Io abborrisco solo all’idea di un’accoppiata alimentare simile! Di certo un titolo così non può che destare curiosità. Infatti si tratta di uno spettacolo brillante e al contempo drammatico.
La storia coinvolge un’attrice, due attori, un regista ed un tecnico impegnati a portare in scena “Tradimenti” di Harold Pinter, uno dei drammi più famosi di questo autore, che verte sulle relazioni extraconiugali.
La nostra storia invece nasce incentrata sulla voglia di riscatto di un regista che vuole cancellare un suo recente flop, mentre per gli attori è un modo per ritornare sul palco dopo una lunga assenza dovuta alla pandemia attuale, ma… l’attrice è scomparsa! Tra i nostri, però, fervono i preparativi per andare in scena, attendendo il ritorno della donna.
Questo imprevisto diviene un pretesto per sorridere dei personaggi, ed è la porta d’ingresso per una serie di situazioni che li coinvolgeranno direttamente evidenziandone i caratteri e ancor più le caratteristiche grottesco-comiche.
Gli attori non sembrano neanche essere così concentrati per poter dare il meglio di sé, presi da problemi personali e continui diverbi. La sparizione, poi, aleggia come un funesto presagio di sventura.
Il testo racconta di situazioni realistiche che accadono nel mondo dello spettacolo: attori non all’altezza, impreparati, timorosi; problemi tecnici e non, ma anche defezioni all’ultimo momento, anche se la direzione dello spettacolo nel nostro caso si orienta verso una realtà paradossale, divertentemente esagerata.
La proposta è davvero interessante. Dietro alle risate che le situazioni provocano, c’è sempre un forte retrogusto amaro che a tratti attinge a una realtà che chi è del settore ben conosce, o peggio in cui si è trovato invischiato e che Giacomo con gusto appesantisce con una forte dose di paradossalità, con un tocco intelligente, che a volte ho avvertito quasi come un suo sfogo. Forse un briciolo di frustrazione maturata in questo settore e ben utilizzata per riderci sopra insieme; con il pubblico e con gli artisti.
Lo spettacolo mi ha riportato alla mente “Aspettando Godot” di Beckett; si attende l’arrivo di questa benedetta attrice che pare non comparire mai. Un testo infarcito con ricche dosi di teatro dell’assurdo, del nonsenso e del metateatro. L’esposizione è complicata, intricata, ricca di articolati e sconclusionati dialoghi in bilico tra il drammatico e il farsesco, con risvolti ironici e fortemente umoristici che il pubblico ha dimostrato di saper apprezzare. Interessanti le lunghe pause che restituiscono allo spettatore “quadretti” dei fotogrammi in cui i personaggi si fermano palesando, con la loro mimica piuttosto evidente, emozioni e sentimenti. Dei quadretti, dicevo, che permettono al pubblico di soffermarsi come davanti a delle statue viventi, cogliendo con quella manciata di secondi di pausa i dettagli delle espressioni di tutti gli attori tra una scena e l’altra.
Lo spettacolo è abbastanza lungo ma non stanca, non ha dei cali, dei “buchi”. È efficace, ben recitato, colmo di picchi oserei dire quasi schizofrenici, ricchi di battute divertenti ed esacerbati dalla mimica esuberante e grottesca che in alcuni momenti mi ha riportato alla mente il genere demenziale di Monty Python e Mel Brooks.
Personalmente lo ritengo una sorta di coraggioso esperimento teatrale ben riuscito; un’ottima sinergia tra il testo, la regia, la bravura degli attori. Forse non proprio una proposta adatta a tutti ma sicuramente per molti.
Bravi Lorenzo, Stefano, Ivano e Cristiano, che in questa assurda commedia di Pinter ripropongono solo un paio di scene egregiamente recitate. Per il resto i nostri si accapigliano efficacemente tra loro portando avanti lo spettacolo irrompendo spesso nella quarta parete e coinvolgendo sia emotivamente che visivamente il pubblico.
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