TEATROVID-19 (la forza e l’energia del teatro)
di Aldo Nicolaj
Teatro de’ Servi
regia di Marco Simeoli
Aiuto regia Daniele Derogatis
Scenografie Alessandro Chiti
con Stefano Masciarelli, Mariacarla Rodomonte, Massimiliano Auci, Franco Sciacca, Andrea Ruggeri.
La commedia brillante “Di che sesso sei?” (“Passo della pantera”), tratta in modo ironico il tema del travestitismo. La scrittura ha ormai svariati anni sulle spalle; prevedeva cinque personaggi, due donne e tre uomini. La sua comicità sobria e bilanciata non è mai sguaiata e mi ha riportato alla mente quella di Gigi e Andrea, o forse più quella Rick e Gian.
Gli attori in scena sono, in questa riedizione, una donna e quattro uomini, tutti con la loro spiccata ed ironica personalità. Personaggi in fondo genuini, a tratti volutamente marcati, esagerati, a volte al limite dell’eccesso, ma che rimanendo leggeri arricchiscono di gag, equivoci e ritmi vivaci la caotica storia che coinvolge tutti in un turbinio di scambi e di giochi con la propria sessualità. L’evoluzione porterà lo spettatore verso un finale che rimane… “senza finale”, in cui le parti si ribaltano in maniera plateale.
Ho avuto modo di vedere altri spettacoli scritti da Aldo Nicolaj. Autore evidentemente tanto attivo e poliedrico che spazia molto nelle sue proposte. Qui, se si fa attenzione tra una gag e l’altra, il messaggio è quello della ricerca di una sessualità individuale da vivere ed esprimere liberamente.
Per assecondare il capriccio di Wanda (Mariacarla Rodomonte) di cui è invaghito, il protagonista Dario (Stefano Masciarelli) accetta per gioco, ma soprattutto per riuscire ad avere una relazione intima con lei, di travestirsi da donna facendo però inaspettatamente invaghire il marito di lei, ritornato a casa prima del previsto. A Stefano non rimane che entrare nella parte cercando, se ce ne fosse, di scovare la sua parte femminile e celarsi in essa.
Quello che si presenta come marito (Lucio) è un estroso stilista di moda (Franco Sciacca), con atteggiamenti a mio avviso ambigui… Nonostante la commedia abbia spunti comici e a tratti farseschi, la vicenda tocca, seppur con profonda ilarità, molti lati delicati come quelli dell’accettazione della propria e dell’altrui sessualità seguendo liberamente le proprie tendenze lontano da vincoli e preconcetti. Temi odierni ma trattati in maniera assai discreta.
Altri personaggi sono Bruno (Andrea Ruggiero), che condivide l’appartamento con il protagonista e che, incontrando il travestito/drag queen Miele (Massimiliano Auci), legato in qualche modo allo stilista, si invaghirà di lei.
La regia di Marco Simeoli rende tutto questo trambusto spumeggiante e brioso.
Massimiliano Auci, in abiti appariscenti ed inequivocabilmente femminili (di una costumeria ricercata), appare aprendo la serata in compagnia di due ballerini (Francesco Tusa e Simone Messina) anche loro vestiti da donna, che sprintosamente danzano insieme a Massimiliano che intanto canta anche dal vivo. Conosco Massimiliano da tempo e considerato che vicino a me avevo la moglie Giorgia Serrao (deliziosa e capace attrice), potete immaginare l’ilarità che possa aver suscitato in noi in quegli abiti sgargianti e con i suoi atteggiamenti provocatori.
Molto bravi i due ragazzi che lo accompagnano e che si muovono ballando con estrema destrezza sui degli altissimi tacchi.
Massimiliano ne esce egregiamente, sia nella parte istrionica e frenetica di drag queen che in quella più profonda ed umana quando ci parla delle sue esperienze in un racconto sofferto.
Stefano Masciarelli veste sia i panni di un bonaccione sornione ed allupato, che quelli di Daria, un’improbabile rossa avvenente ben poco appetibile ma assai divertente con la sua voce inconfondibile arricchita da sagaci battute romanesche, mentre è simpaticamente inguardabile nella versione di donna che farà invece impazzire lo stilista.
Più ostico e provocatorio è il personaggio di Mariacarla, schietto e pungente; anche lei gioca con abiti dapprima femminili e poi maschili. Franco, invece, sceglie un approccio più forzato per la parte dello stilista, direi da attore drammatico, che scivola con la sua apparente serietà in un personaggio fortemente ironico dagli atteggiamenti ambigui ma cade preda del discutibile fascino di Daria.
Andrea è un po’ imbranato e rimane infatuato da Miele senza accorgersi che è un travestito. Vedendo tornare a casa Dario in abiti femminili, fa uscire la sua parte più maliziosa, giocando un brutto scherzo all’amico. Invece di aiutarlo a togliersi di dosso l’assillante e petulante Franco, lo spinge a corteggiarlo strenuamente scompigliando la vita dell’amico.
Insomma, è chiaro che la commedia, nonostante i temi trattati, preferisca non approfondire rischiando di appesantire lo spettatore, e quindi sceglie un approccio leggero su una comicità semplice e datata che strappa sorrisi e anche sonore risate. A mio avviso, è una commedia adatta più agli over cinquanta, perché si ritroveranno in quei richiami alla comicità passata davanti a un tradizionale revival.
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