“Filumè”, tratto da “Filumena Marturano” di Eduardo De Filippo

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TEATROVID-19 Il teatro ai tempi del Corona (finalmente con il 100% della capienza delle sale)
Teatro Porta Portese

Con Marina Vitolo e Gerardo La Barbera
Regia e riduzione di Mariella Pizziconi
Musiche di Simona Ciammaruconi e Giovanni Iannoni

Questo classico di De Filippo viene riadattato per essere portato in scena con soli due attori, i prestigiosi Marina Vitolo e Gerardo La Barbera.

Filumena è un’ex prostituta mantenuta da Don Mimì, un dissoluto donnaiolo con cui ha una relazione da molti anni. Per indurlo a sposarla si finge morente ma, a cose fatte, l’uomo scopre non solo che la moglie sta bene, ma che ha anche tre figli di cui uno è suo. Filumena però si rifiuta di dirgli chi sia per evitare che Don Mimì privilegi lui rispetto agli altri.

Lo spettacolo inizia con la scena in cui Mimì è arrabbiato per essere stato ingannato e vuole quindi annullare il contratto di matrimonio. Prosegue con il suo duro conflitto interno per l’accettazione dei figli di Filumena che non gli rivela quale sia il suo. Tutto questo porterà ad un crescendo di situazioni fino all’inaspettato finale.

Entrambi i personaggi rivelano un bisogno di riscatto: quello di Filumena dal suo mestiere e dall’essersi sempre sentita in ombra nella relazione; quello ancora inconsapevole di Mimì verso una crescita personale che lo porterà dalla sua rabbia adolescenziale ad una inaspettata ma naturale maturità. Bello il confronto tra i due, quando Mimì rimprovera alla donna di non averla mai vista versare una lacrima, e lei risponde accusandolo di averlo visto piangere solo quando lei lo stava lasciando per una relazione più sana, e di averla così ricattata inducendola a restare al suo fianco per venticinque lunghi anni di incertezza. Finalmente la donna piangerà, e lo farà di gioia, quando lui accetterà i suoi figli. In questo pianto liberatorio c’è la liberazione, il riscatto, tutta una vita.

Gerardo, nonostante sia una persona davvero socievole, simpatica, cordiale e indiscutibilmente di cuore, sul palco appare duro, severo, austero in maniera davvero convincente. Se non lo avessi conosciuto di persona, avrei detto che il suo aspetto sulla scena rispondesse al suo carattere. Marina invece, che ho sempre visto in parti comiche, stavolta è impegnata magistralmente in un ruolo drammatico. Di tanto in tanto si riaccende in alcune sue battute quell’ ironia che la caratterizza, che le appartiene, per ritornare immediatamente nel ruolo drammatico assolutamente efficace e persuasivo.

Entrambi avvolgono ed incantano i presenti nella sala strapiena e accogliente del Teatro Porta Portese. Tutti seguono con attenzione ogni parola, gesto, increspatura del volto o del tono della voce. Lo spettacolo è ovviamente proposto in dialetto napoletano, così il tutto risulta assai vivace, schietto e “defililppiano”. I nostri emozionano, a stento si riesce a trattenere qualche lacrima, ma c’è anche spazio per un sorriso. Marina esprime appieno il dramma della protagonista, se vogliamo ancora attuale, non diverso da quello di tante altre che hanno speso una vita dietro ad un uomo che non le ha meritate. Filumena, con il mestiere più antico del mondo cresce tre figli ed intreccia questa relazione con un uomo sposato e dedito, peraltro, a frequenti scappatelle. Marina nel suo ruolo trasmette in modo persuasivo la tenace pazienza, l’amore e il rispetto che questa donna manifesta sia per lei che per il “suo” uomo. Nonostante l’inganno, non cerca un matrimonio di convenienza ma un riscatto, il desiderio di essere una donna nuova, rispettabile. Vuole ufficializzare l’unione per sentirsi rispettata come le altre e dare un padre ai suoi figli, senza però obbligare Mimì; anzi, vorrebbe che lui crescesse, che maturasse questo desiderio. Grazie alla bravura di Gerardo vediamo il lento maturare, lo sbocciare della personalità evidentemente sopita e celata di Don Mimì che gli restituisce quell’umanità che non sa di possedere e alla fine lo rende un uomo responsabile in grado di amare e di impegnarsi con la donna e con i ragazzi.

Il riadattamento rimane fedele alla storia, ma tocchi sapienti della regista Mariella Pizziconi riempiono l’assenza degli altri personaggi, grazie ad efficaci espedienti inseriti nella trama che riescono assolutamente convincenti. Avendo scelto, infatti, di pensare lo spettacolo con due attori, ho trovato delizioso un escamotage: l’allusione ai figli e al loro affetto verso il padre viene espressa con un mazzo di rose bianche, che Mimì dice di ricevere dai ragazzi e che porta sulla scena. Questi fiori segneranno il passaggio ad un’altra vita, sostituendo le rose rosse che sin dal principio erano sul tavolo. Mentre la rosa rossa è simbolo di passione, quella bianca è segno di devozione e di un rapporto che dura per eternità…

filumèOgni scena è enfatizzata dalle note di brani tratti dal repertorio napoletano eseguiti da Simona e Giovanni. Lei cantante e lui chitarrista, sottolineano le emozioni espresse dagli attori con sonorità e voci dai timbri vellutati e delicati.

Nel finale, con i saluti i nostri beniamini ricevono l’apprezzamento del pubblico. Toccati nel cuore, i gesti, gli occhi lucidi e luccicanti tradiscono la loro forte emozione. Dopo i saluti, quando tutto sembra ormai finito, i musicisti salgono sul palco con gli attori per un secondo finale, ricevendo l’applauso ritmato del pubblico soddisfatto che accompagna il loro brano. Marina e Gerardo sembrano un’unica cosa, un ingranaggio perfettamente in sincronia che ha realizzato uno spettacolo di successo, emozionante e coinvolgente. Gerardo, sceso dal palco, si è dimostrato una persona semplice, solare, emotiva, l’opposto del Mimì iniziale. Marina mi ha dato l’impressione di essere frastornata, di portare ancora il peso del suo personaggio. Quei figli “piezz’ ‘e core”, parafrasando un passaggio dello spettacolo, erano ancora lì con lei, con il suo forte senso materno. Parlando con il pubblico, ancora emozionata ha realizzato quanto sia riuscita a dar vita al suo personaggio. Per me la sua interpretazione di Filumena è stata alla stregua di quelle delle attrici famose che l’hanno preceduta. Adoro quest’artista ed oggi ho scoperto anche il suo talento nei ruoli drammatici.

filumèDurante lo spettacolo si è creata un’atmosfera, un’alchimia tra pubblico e artisti che ha raggiunto il suo culmine alla fine, quando tutti, ma veramente tutti, si sono intrattenuti con gli attori ed i musicisti per manifestargli affetto e apprezzamento.

Bello, emozionante, coinvolgente.

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Il Gruppo ViviRoma fondato da Massimo Marino nel 1988, nasce come giornale murale per ampliarsi nel tempo in un magazine, TV e WEB.

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