-Versi buttati sull’asfalto –
-Storie di gente di strada-
Di David Mastinu
Con David Mastinu, Martina Zuccarello, Gaspare Di Stefano e Stefano Ambrogi
Mi auguro che al più presto David e compagni riescano ad esportare questo delizioso spettacolo non solo in altri paesi dell’interland capitolino, ma proprio a Roma come programmato. Sono sicuro che sia romani, che turisti saprebbero apprezzare la proposta.
Capena è un paese che ha degli scorci del centro storico davvero incantevoli. Su una piccola e romantica piazzetta che sembra un salotto intimo, ci sono due deliziose botteghe, incorniciate da un muro medievale ricoperto di edera verde. Qualche lumicino traspare a fatica facendosi spazio accarezzato dalle foglie che sembrano invece volerlo tenere abbracciato a loro.
Man mano che scende la sera, lentamente il buio prende silenziosamente posto tra le case. Allora queste flebili lanterne, si illuminano di una luce giallognola che rende tutto più accattivante ed intimo. I nostri hanno scelto una location alquanto suggestiva che aggiungerà pathos alla loro proposta intrisa di pura poesia. Quattro artisti d’eccezione, ci faranno passare una serata ritemprante, deliziandoci con i loro racconti.
Un format piacevolmente coinvolgente, poetico, verace e allegro. Un insieme di storie recitate in rima, tutte con una morale o una riflessione finale. Storie di vita di gente comune, ma anche di personaggi immaginari, animali e oggetti che prendono vita mescolandosi con le musiche popolari romane che i nostri propongono come: “Tanto Pe cantà”, “Lella”, “Vecchia Roma”, “Arrivederci Roma” e tante altre, cantate a quattro voci e accompagnate dalla melodiosa chitarra di Gaspare.
Uno spettacolo che non solo lascia il sorriso e spazio a riflessioni, ma che riporta quel sapore di una Roma sparita, dimenticata, quella dei vicoli del centro, con i carretti, i mercati e le botteghe artigiane; con gli scansafatiche appoggiati ai muri delle vie a fumare e giocare a morra, o dei grandi lavoratori instancabili e agitati come formiche laboriose.
Vie e vicoli testimoni di amori trovati e di quelli perduti, di incontri tra belle fanciulle e ragazzotti gagliardi e tronfi.
Martina sembra impersonare proprio una di queste fanciulle, mentre le brillano gli occhi, viene rapita dalla sua stessa ispirazione artistica, ricordandomi proprio una di queste popolane dalla vesti lunghe, che alzando gli occhi al cielo ammiccano un sorrisetto malizioso, scansando il maschietto pavoncello di turno che la corteggia.
Con delicata sufficienza e una malcelata boriosità nata dalla consapevolezza di essere deliziosa e attraente per i ragazzi, prosegue impegnata nelle sue incombenze fingendo di ignorarlo.
David è istrionico, i suoi atteggiamenti sono ispirati al romano navigato, tronfio e borioso. Sembra uscito da una scena di Rugantino, mentre si aggira spiritato per l’incantevole piazzetta invasato di passione e trasognante, canta, grida, racconta, passando tra bimbi che lo guardano affascinati e il pubblico adulto seduto a terra che ammaliato ride e applaude. David coinvolge e trascina nella storia i presenti con grande capacità.
Gaspare suona e canta come un menestrello, dando vita a quelle che sono le più belle canzoni e stornelli romani.
La sua voce echeggia nella piazza dominandola, ci culla con queste famose armonie, che si miscelano ai cori riusciti dei suoi colleghi. Mi ricorda quei cantori che si vedono sulle litografie delle campagne romane ottocentesche.
Stefano invece, ha una voce potente profonda, che fa sognare; sensuale, suadente, ipnotica, che tocca le corde dell’anima.
Solletica come un giocoliere le emozioni dei presenti ammaliandoli, corteggiandoli, accarezzandoli. Ipnotizza con i suoi gesti e le sue parole e cattura così l’attenzione del suo pubblico, per sfiorarlo con il suo calore e la sua delicatezza.
Tutti insieme avrete capito, creano una magica sinergia che incanta e che fa sognare. Perché allora il titolo “Frasacce”? Perché la magia è anche composta di vocaboli coloriti e vernacolari, quelli insostituibili per rappresentare efficacemente Roma, perché ne portano con sé il forte sapore; parole che ormai fanno parte del modo comune di esprimersi e che non scandalizzano più nessuno, perché hanno dentro l’anima di Roma e dei suoi abitanti.
Quelli “cor core grosso”, diretti e schietti, “che nun te pijano in giro, ma che te dicheno tutto in faccia” come faranno loro stasera. Pane, pane, vino al vino.
È questo il bello della serata, un’ora e venti di pura spontaneità, un mix tra Trilussa e Mastinu, capace sceneggiatore, che sà fondere bene le sue storie con quelle del grande poeta. Il risultato lascia tutti contenti, felici, sorridenti e appagati.
Si canta insieme, si batte le mani, si ride e ci si commuove. Il quartetto ha come aperto una porta sul tempo, proiettandoci in una dimensione affacciata sui tempi passati dei nostri nonni trasteverini. Ogni battuta è intrisa di quel romanesco ormai andato, “ito” diremmo, che non si usa più, ma tanto bello, musicale e poetico che i nostri riesumano con freschezza, gusto e bravura.
È una musica quella che esce dai loro leggii, che solo loro sanno interpretare, con passione e delicatezza. Sembrano aver trovato le chiavi di una teca di un museo immaginario, in cui era conservata l’anima di Roma, accanto a questo dialetto antico e alle emozioni ad esso collegate, che in queste sapienti mani, riprende vita lasciando il segno.
Tante le storie, gli aneddoti, le poesie, le frasi che proposte; alcune conosciute, altre meno, altre ancora nuove di zecca, sono quelle partorite da David, che ha ben saputo incorporarle con quelle storiche in questo appassionato e riuscito matrimonio di parole.
David ha saputo far fruttare il suo studio della scuola trilussiana e forse anche belliana e ad amalgamare tutto insieme con la sua grande ispirazione, senza creare increspature o stonature, riuscendo ad affiancare con nonchalanche classici romaneschi al suo estro moderno.
Il risultato, è che il pubblico è andato via via crescendo, attratto dal vocio che sopraggiungeva da questo posto incantato, e si è immerso sempre più numeroso per assistere a questa piacevole interpretazione.
I nostri riproporranno lo spettacolo a Mentana e spero poi presto anche a Roma. Non lasciatevi scappare!
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