Teatro Marconi
Rassegna estiva
Mercoledì 5 luglio 2023
Scritto, diretto ed interpretato da Claudio Boccaccini
È passato un anno esatto da quando vidi questo spettacolo che rincorrevo da tempo. Tutti mi chiedevano se avessi visto la “Foto del carabiniere”, consigliandomi di non perderlo.
Mi piace molto quando Claudio è alla regia. Ogni suo spettacolo ha uno stile che si riconosce, direi cinematografico; riesce sempre a stupire il pubblico, a lasciarlo senza parole. Anche come attore ha delle grandi doti. E questo monologo lo conferma.
Non voglio togliere la sorpresa a chi non l’avesse visto ma è chiaro, credo, che questo favoloso spettacolo riguardi la Storia, quella con la S maiuscola, che coinvolge il padre di Claudio e… Salvo D’Acquisto, il vicebrigadiere dei carabinieri che a soli ventitré anni fu ucciso dalle SS.
Dopo l’accidentale scoppio di una cassa di munizioni nella località di Torrimpietra, le truppe tedesche attribuirono la morte di due loro commilitoni ad un attentato, e per questo attuarono una rappresaglia. Venti persone sarebbero state giustiziate, ma come in altre occasioni ne venne rastrellata qualcuna in più, e dunque furono i ventidue i candidati a morire.
Era la mattina del 23 settembre del 1943 quando il carabiniere, per evitare una carneficina, chiese di essere giustiziato come il solo colpevole e fece così liberare i ventidue ostaggi.
Per questo atto eroico meritò una Medaglia d’oro al Valore Militare e l’apertura di un processo canonico per la sua beatificazione.
E fino a qui parliamo di qualcosa che, bene o male, conoscono tutti. Quello che non sapete è che tra quei ventidue condannati c’era anche Tarquinio Boccaccini, il padre del nostro Claudio.
La storia comincia così, grazie alla curiosità di un bambino, proprio Claudio, che scopre casualmente, conservata all’interno della patente del padre, la foto di un giovane carabiniere… La sua insistente curiosità spingerà il genitore a raccontare quella storia eccezionale di cui Claudio ci farà partecipi, in modo poetico, emozionante, ma anche particolarmente realistico.
Al contempo, ci porterà indietro in un viaggio nell’Italia del Secondo Conflitto e del dopoguerra, tra aneddoti e fatti veri legati a lui, alla sua famiglia e alla periferia romana degli anni ’60.
“I gesti sono più importanti delle parole…”
Questa è la frase che spesso Claudio pronuncerà durante lo spettacolo, perché è di gesti che si parlerà e non di semplici parole, anche se di parole ne dirà davvero tante. Per chi non lo conoscesse, questo artista è un grande intrattenitore, un ammaliatore ipnotico; si rimarrebbe ore ad ascoltarlo. Il monologo sfiora la durata di due ore, ma vola via in quello che sembra più il racconto di un amico che uno spettacolo.
L’artista ci narra tutta la sua vita nella periferia popolare di Roma, la zona dell’Acqua Bullicante, proprio a due passi da dove abito io.
Il suo approccio teatrale è ereditato da quella cordialità tipica di quell’epoca, maturato a contatto con gente semplice, quando tutti insieme, senza distinzioni, ci si radunava davanti all’unico televisore che il fortunato proprietario condivideva con gli altri condomini; quando i bambini giocavano nel cortile o per strada sotto l’occhio vigile delle madri; quando all’ora della merenda ci si sfamava con un tozzo di pane intriso con gli avanzi del pasto.
Claudio ci racconta questa storia aprendoci la porta della sua intimità e accogliendoci nella sua famiglia, condividendo con noi le sue emozioni.
Con gli occhi viaggia lontano, a ritroso, e ritrova quei ricordi fermi e vivi che ci racconta, recitando, con gli occhi pregno di emozioni che si illuminano e ci trafiggono.
Per tutta la vita Tarquinio porterà con sé la foto dell’amico Salvo D’Acquisto come testimone di una vita, che grazie al suo sacrificio, è diventata più sacra e non ha certo sprecato. Non sapremo mai cosa ha lasciato nell’intimo di Tarquinio quel gesto, ma sappiamo che visse ringraziando con le azioni e il cuore quel giovane carabiniere. Ogni giorno.
Questo spettacolo lo ha replicato tante volte, gli ha dato molte soddisfazioni e ha riscosso molto successo. Ormai lo ha nelle vene, è parte di lui e sul palco diventa travolgente come un treno che attraversa un territorio di ricordi, emozioni, storie e volti familiari.
Nonostante siano anni che lo propone, quando parla del padre i suoi occhi si illuminano e gli si gonfia il petto.
Preparatevi a sorridere, ad asciugarvi qualche lacrima, a rimanere tesi come una corda di violino aspettando la fine di qualche aneddoto di questo viaggio in una Roma dimenticata e ormai lontana, che vive solo nella memoria di persone come lui, racconti ereditati da genitori o nonni. Ricordo ancora in maniera viva le emozioni provate quella sera, quando tra le poltrone nel momento topico scese un silenzio che si poteva tagliare con un coltello, quando tutti trattenemmo il respiro per non rompere quella tensione ed emozione e, pendendo dalle labbra di Claudio, aspettavamo l’epilogo della storia.
Se possiamo conoscere tutto quello che Claudio Boccaccini ci racconterà, lo dobbiamo proprio a lui, a Salvo! La serata in qualche modo diventa una commemorazione, una glorificazione, una forma di ringraziamento a questo giovane, che se non avesse salvato Tarquinio Boccaccini, non avrebbe permesso neppure a suo figlio Claudio di esistere e di farci riflettere, anche con qualche sorriso, su quella fatidica frase tormentone che ripeterà spesso durante la serata: “I gesti sono più importanti delle parole…”
Il gesto di un giovane eroe che ha cambiato il destino di ventidue persone. E se è vero che il nome racchiude il proprio destino, sappiate che Salvo è il diminutivo di Salvatore…
Non perdetevi questo fantastico spettacolo! Io andrò a rivederlo…
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