La pianista perfetta

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TEATROVID-19 Il teatro ai tempi del Corona (attraversando la quarta ondata)

Teatro Vittoria

con Guenda Gloria e Lorenzo Manfrini

Testo di Giuseppe Manfrini, regia di Maurizio Scaparro

Pochi sanno che l’universo musicale dei secoli scorsi era frequentato anche da brave musiciste adombrate dai colleghi maschi, un settore in cui di prassi primeggiava l’uomo. Nonostante la loro bravura, queste musiciste rimasero semi sconosciute. Tra le tante, la sorella di Mozart e Clara Wieck, la moglie di Robert Schumann.

Clara fu una donna dal grande temperamento e talento. Madre di otto figli, moglie innamorata di questo grande compositore, ad oggi è considerata la più grande pianista dell’Ottocento.

Dopo la pazzia e la prematura morte del marito, continuerà a divulgarne le opere e a farle giungere ai nostri giorni. Una figura atipica per l’epoca, che incrinò gli schemi maschilisti ponendosi all’avanguardia.

Guenda Gloria, diplomata in pianoforte al conservatorio, interpreta questo personaggio sia nel ruolo di attrice che di pianista, facendoci conoscere la sua storia per rendere giustizia sia a lei che a tutte le donne talentuose rimaste nell’ombra. Una donna che voleva vivere per la musica e che trovava rifugio in essa anche dopo la morte dell’amato marito.

Sulla scena il pianoforte, la donna sta per cominciare un importante concerto che potrebbe cambiarle la vita, pur tra diversi imprevisti che le fanno temere il peggio. Clara è accompagnata da Ludwig (Lorenzo Manfrini), un servitore che porta il nome del grande Beethoven, ma anche di uno dei suoi figli. Il ragazzo è in realtà un personaggio fittizio, mai esistito ma utile alla scena. Con lui l’artista interagisce, a volte comprensiva e dolce, altre sfogando la sua frustrazione.

Guenda è eterea sul palco; in un elegante abito che si ispira alla moda dell’epoca, si muove sinuosa, con armonia e dolcezza di tanto in tanto interrotte da scatti isterici. L’accompagna il suo sguardo languido, sognante, malinconico, dietro al quale si nascondono tutto il peso e le responsabilità della sua esistenza. Così, ci racconta questa bellissima e al contempo terribile storia con una recitazione molto teatrale, che dona al personaggio quel sapore di altri tempi dal quale proviene come un elegante fantasma riportato in vita.

Come fluttuando, si muove sul palco dando voce ad una donna afflitta che a volte sfiora la pazzia, esacerbata da una profonda rabbia e da un grande dolore intriso di nostalgia, per poi scivolare in attimi di profonda dolcezza che palesano prepotentemente il suo essere madre e la sua passione femminile pregna d’amore. Un personaggio dall’umore altalenante, ottimamente rappresentato da Guenda e da Manfrini. Guenda è toccante, eterea, emoziona, mentre ci allieta con brani di Schumann, Liszt e Beethoven. Con dolcezza alternata ad irruenza, tocca i tasti che trasformano le emozioni che vuole trasmettere in musica.

la pianista perfettaHo apprezzato molto come Guenda riuscisse ad eseguire i brani proposti mentre contemporaneamente recitava con trasporto e vigore, rendendo così credibile il suo personaggio da riuscire a farci assaporare la sua forza e la sua profondità. Guenda è assorta, persa in questa personalità, calca la scena nervosa, languida, restituendoci un brandello di vita di quest’artista, in una situazione che è sì frutto di fantasia, come la figura del suo servitore, ma che ricalca in maniera storica e veritiera la vita, grazie ad un attento studio dei documenti rimasti.

Pur essendo un appassionato di hard rock, poco preparato quindi al panorama musicale classico, probabilmente se non fosse stato per la mia compagna, diplomata anche lei al conservatorio e brava pianista, nonché estimatrice di Schumann di cui più volte ha eseguito i brani, avrei forse clamorosamente ignorato questa proposta.

Invece, le ho proposto di venire a vedere la “prima” per quello che poi si è rivelato essere un fantastico ed emozionante spettacolo. Sono rimasto rapito dalle note, dalle movenze, dall’espressività, dalla recitazione e dalla musica, ma soprattutto dal questa idea così originale di portare in teatro una così bella storia infarcita da un assaggio di musica classica. Un modo davvero geniale di fondere musica e teatro anche per chi come me è digiuno di questo genere, ma che garantisco, non può non rimanere affascinato da questa proposta.

la pianista perfettaL’ambientazione della scenografia è essenziale: un pianoforte ed un baule, il resto è un efficace buio, quello che rispecchia il futuro incerto della donna o quello in cui si dimena la sua anima ribelle, rotto sapientemente da un attento gioco di luci atto a rimarcare i momenti salienti della storia. Tutto è suggestivo, onirico, evanescente. Credo che Guenda abbia fatto con Manfrini un ottimo lavoro rendendo giustizia al personaggio, al marito Robert Schumann e alla sua musica.

Ho incontrato Guenda alla fine dello spettacolo, trovandola molto disponibile e ancora emozionata per il calore dimostratole dai presenti. Amabilmente abbiamo scambiato quattro chiacchiere con la mia compagna sullo spettacolo, sul personaggio, sulla difficoltà di recitare e contemporaneamente suonare, sulla sceneggiatura e sulle fonti storiche a cui ha attinto.

Uno spettacolo emozionante e assolutamente da non perdere. Anche se ascoltate hard rock…

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