Teatro Quirino
Di Neil Simpson, traduzione, adattamento e regia di Gianluca Guidi
Con Gianluca Guidi, Giampiero Ingrassia, Rosario Petix, Riccardo Graziosi, Simone Repetto, Fabrizio Corucci, Claudia Tosoni e Chiara Ruta
Foto di scena Roberto Scorta
Nel grande spazio scenografico del Teatro Quirino è ricostruito un tipico appartamento americano, di quelli che abbiamo imparato a conoscere attraverso film e telefilm, situati nei grattacieli di New York. Dentro cinque amici stanno giocando a poker.
Già all’apertura del sipario si ride: le sole espressioni degli attori, gli atteggiamenti, le movenze a cui in seguito si aggiungono divertenti battute, daranno vita ad uno spettacolo gustoso dai tempi rilassati e molto riflessivi, con una recitazione che ama esprimersi attraverso pause lunghe per dare respiro alle scene e scandire ogni singola parola, che non si piega alla minima inflessione dialettale colorandosi invece di sfumature da gustare ed apprezzate nella loro interezza. Ma con calma.
Tutto il cast si sintonizza su questa frequenza d’onda, valorizzato da un’attenta regia che vuole chiaramente evidenziarne gli effetti.
Nonostante l’ambientazione sia negli Sates e i nomi dei protagonisti americani, i nostri parlano con un italiano impeccabile, ogni loro espressione viene sottolineata con uno stile puramente teatrale.
La commedia si rivela sempre più divertente e chi la propone sembra non preoccuparsi neanche lontanamente dei tempi del suo svolgimento, sembra anzi volerli ignorare, sfuggendo agli schemi a cui siamo abituati.
I personaggi sono divertenti e tutti singolari ed originali; fanno ridere solo a guardarli, figuriamoci alle prese con le loro battute, semplici eppure sottili e molto efficaci.
Il padrone di casa è Oscar (Gianluca Guidi); ponderato, posato, flemmatico, è un uomo irrealizzato che con indifferenza aristocratica continua la sua vita dopo aver perso lavoro e famiglia e vive in estrema solitudine, ma tutto sembra ieraticamente scivolargli addosso.
Più avanti arriverà, affranto e scordato, Felix che da poco si è separato; un Giampiero Ingrassia che fa la sua entrata in pompa magna a storia iniziata.
I due insieme sono qualcosa di stratosferico, mostrano una professionalità che sembra sprizzare da ogni poro. Propongono due comicità diverse e contrastanti che creano una miscela esplosiva. Gianluca mi riporta in mente Daniele Luttazzi, con quel modo di dire battute divertentissime, cervellotiche, sagaci e pungenti rimanendo serio mentre le serve a tradimento, quando meno lo si aspetta.
Giampiero non è da meno, efficacemente propone una comicità più classica, più sorniona e delicata, meno invadente e sempre molto spontanea.
I due protagonisti sono molto amici, ma in comune hanno solo la passione per il poker e il fallimento matrimoniale. Dividendo l’appartamento, entreranno presto in crisi perché mentre Felix è particolarmente attento a mantenere la casa pulita ed in ordine ed è un ottimo cuoco, al contrario il padrone di casa mangia robaccia, spesso scaduta, è disordinato e non ha un bel rapporto con l’igiene.
Bucce di noccioline, cenere e mozziconi di sigarette, polvere, pedate ovunque, che Felix cerca di raccogliere e contenere, mentre l’altro continua imperterrito nella sua trascuratezza… questo darà spunto a gag divertentissime in cui saranno coinvolti anche gli amici.
Gianluca e Giampiero sono trascinati e divertenti, tengono il palco in maniera egregia coadiuvati dal resto del cast, che spicca nella sua coralità.
Immaginate due solisti, due virtuosi dello strumento accompagnati da un’orchestra che ne esalta ogni passaggio attraverso un efficace accompagnamento. Solo che qui la musica è sostituita da battute, ammiccamenti, occhiatacce, sguardi compassionevoli, risate sotto i baffi e tanto altro.
Sono i ragazzi del poker: Simone (Murray), Rosario(Vinnie), Riccardo (Speed)e Fabrizio (Roy), gli amici stretti della coppia, ai quali più avanti si aggiungeranno due dolcissime ragazze orientali (Claudia e Chiara), che faranno due brevi ma incisive apparizioni, che vivono al piano di sopra.
Quando Felix si accaserà da Oscar, non avendo più un posto dove andare, entreranno in ballo queste fanciulle deliziose, due sorelle cinesi, le Huzugao che, oltre ad assomigliarsi ed avere lo stesso taglio di capelli parlano all’unisono alla Paola e Chiara del suo musicale, attraverso una cantilena cinguettante e orientaleggiante molto buffa.
Con loro Oscar cercherà di distogliere Felix dal suo fallimento matrimoniale e approfittarne per intessere un’avventura romantica.
Le due ragazze irrompono, è il caso di dire, spezzando quell’atmosfera creata attraverso una comicità completamente differente. Con le loro vocine quasi fastidiose e gli atteggiamenti sciocchini, riportano alla mente un mix di quelle figure civettuole che popolano la commedia all’ italiana e le comiche di Stanlio e Ollio.
Questa commedia mi ha ricordato qualcosa di Woody Allen, e in effetti Gianluca Guidi mi spiegava, dopo lo spettacolo, che Allen è stato influenzato da Neil Simpson.
Oltre a questa associazione, ho rivisto anche l’ombra delle vecchie commedie americane come “I Jefferson”, “Sanford and son” e “Harlem contro Manhattan”, insaporite con una dose di vecchie comiche in bianco e nero e, perché no, una spolverata di qualcosa di più recente come “Friends”.
Uno spettacolo con una comicità diretta e spontanea adatta a tutti e da vedere piacevolmente anche in famiglia. Articolato, ben fatto, certosino e divertente senza perdere in impegno e complessità.
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