“La Tenuta”

Pinterest LinkedIn Tumblr +
City Lab 971
Progetto di Luca Ariano
Testo e regia di Natalia Magni
disegno luci Nicola De Santis, scenografia e costumi Giuseppe Bellini, aiuto regia Lorenzo Parrotto, produzione Officina Teatrale.

con: Roberto Baldassari, Gilda Deianira Ciao, Romina Delmonte, Luca Di Capua, Pietro Faiella, Lucia Fiocco, Mirko Lorusso, Liliana Massari, Alessandro Moser

la tenutaSono di nuovo qui, in questo particolare spazio, una vecchia fabbrica dismessa riutilizzata come polo culturale che ospita mostre, spettacoli ed eventi. Ero venuto qui in occasione dell’originale ed entusiasmante “Riccardo III” proposto dallo stesso cast. Rimasi molto colpito, dunque stasera non potevo mancare, volevo rivederlo in questo nuovo e invitante lavoro. Si tratta di un dramma, dove di tanto in tanto si affaccia una certa ironia.

Essendo arrivato piuttosto presto, riesco ad entrare dietro le quinte per salutare gli artisti, l’autrice del testo e per fare il mio immancabile selfie con tutti loro. Trovo questa intrusione molto piacevole; mi piace conoscere gli artisti da vicino, in questo caso rivederli dopo la bella prova con Riccardo III.

All’esterno, l’entrata è allestita come un corridoio di una casa, con carta da parati datata, divani fuori moda e le foto di famiglia sparse sul muro in cui riconosco gli attori. Idea molto originale. Immancabile l’angolino con le tisane calde che l’organizzazione mette a disposizione del pubblico. Un’idea di accoglienza vista la temperatura di stasera, che il pubblico sembra apprezzare.

Si entra in sala…

“Giudi insegue il futuro, Lia custodisce il passato, Ciro vive il presente…”: questo citano le note di regia.

Sono tre universi paralleli che possono scontrarsi, incontrarsi o trovare autonomamente una strada, anche lontana dalle altre, e scegliere così come vivere la propria vita.

Dietro “La Tenuta” si nasconde una commedia nera, forse neanche troppo; la definirei simpaticamente grigia. Sicuramente tagliente, a tratti provocatoria, viene portata avanti con dialoghi diretti, aspri, esacerbati, ma anche battute ironiche. Entriamo così in un particolare ritratto di famiglia in cui la protagonista, una donna diretta, schietta e anticonformista, si ritrova a fare i conti con il proprio passato. Tutto attraverso una scrittura interessante e brillante, ma che si sviluppa in un lento crescendo.

In effetti, le protagoniste della storia sono due sorelle dai caratteri diversi, perennemente in conflitto tra loro: Lia è una figlia modello, segue le linee guida familiari, si sposa e ha un figlio. Al contrario, Giudi è quella degenere, ribelle contro ogni convenzione e single. Ancora minorenne, aveva addirittura abbandonato la famiglia, che evidentemente le stava troppo stretta, in cerca della sua libertà.

Tra le sorelle i dialoghi non risparmiano colpi e accuse reciproche mirate a ferire nell’intimo, talvolta attraverso spunti paradossalmente ironici se non addirittura comici.

La caratteristica principale è che la storia è raccontata su due piani diversi. Non voglio dire troppo, ma troveremo le sorelle su due diversi spazi temporali, interpretate divinamente da quattro attrici impeccabili che ci portano nelle due dimensioni spazio tempo sottolineandone eventi e cambiamenti personali.

In queste movimentate dinamiche, le troviamo a fare i conti con la loro vita, con l’infanzia passata, le scelte giuste o sbagliate e quelle subite, il rapporto con un padre scontento, con il figlio di una delle due che è nipote per l’altra, un ragazzo insicuro e titubante alla ricerca di attenzioni.

Fa da sfondo la tenuta, un luogo che forse rappresenta, con il suo stato di abbandono e degrado, una similitudine con la famiglia stessa.

Sembra proprio che la polvere del tempo che ha coperto le sue stanze abbia anche sepolto i sentimenti legati ai ricordi, soprattutto a quelli più dolorosi, che in questo confronto riaffiorano insieme a forti emozioni.

Ecco di nuovo usare, come in Riccardo III, la particolare ed originale scenografia in una veste meno ingombrante e meno prepotente ma sicuramente efficace. Come uno scrigno, il palco si apre al pubblico svelandone i segreti, o si socchiude per celarli.

È come una finestra che ci permette di affacciarci sulla realtà dura e sofferta di questo dramma che non disdegna di manifestare, seppur con difficoltà, l’ amore e l’affetto che lega le due donne.

Questo spazio compresso contiene dunque emozioni e sofferenze pronte ad esplodere, a trovare un ascolto nel loro sfogo. È troppo tempo che fermentano, che sono rimaste in sospeso, e hanno formato una barriera invisibile tra le due che ora finalmente, dopo la dipartita del padre, possono forse essere appianate.

Prima però bisogna trovare un punto di incontro che consenta di risolvere la conflittualità e capire cosa fare della tenuta: tenerla perché custodisce i ricordi e l’essenza della famiglia, o venderla per tagliare il cordone ombelicale?

Quello che accadrà alla fine è qualcosa di inaspettato e di magico.

L’ambientazione si rivela uno spazio che protegge la famiglia e al contempo il pubblico da essa, ma si espone, come una vetrina, ai giudizi.

Aprendosi verso il pubblico, crea un’esperienza emozionale in chi la guarda ed esprime metaforicamente un’apertura verso nuove occasioni e opportunità. Sta alle protagoniste scegliere.

Oltre alla scenografia, come consuetudine di questo gruppo di artisti a colpire è l’uso suggestivo delle luci che sottolineano, denudano e mettono in primo piano tutti i personaggi e le loro vicende.

Le due coppie che impersonano le sorelle sono semplicemente fantastiche (nel presente Lia è Lucia Fiocco e Giudi è Liliana Massari, mentre Gilda Deianira Ciao è Lia nel passato e Romina Delmonte interpreta Giudi).

Ho trovato la Giudi del passato strepitosa, coinvolgente e trascinante. È vero, è sicuramente il personaggio a cui è dato molto spazio nella piece, ma Romina sa farlo brillare, emergere e sfruttarlo a pieno in ogni sfumatura. Domina la scena con grande verve e personalità e senza risparmiarsi manifesta una gamma infinita di emozioni.

Dolcissima è la Lia giovane. Gilda è semplicemente amabile, adorabile, commovente; si muove con grazia, cura e manifesta ogni emozione con attenzione materna, sia nei riguardi del figlio che della sorella.

La coppia di sorelle che racconta la storia del presente rompe ad effetto la quarta parete e di conseguenza quella barriera invisibile che separa emozionalmente personaggi e pubblico. Inevitabilmente grazie alle loro capacità e a questo espediente, riescono a coinvolgerci ancora di più con i loro racconti.

Liliana e Lucia sono molto naturali, emozionano quando

sfiorano quasi come fantasmi, le loro proiezioni al passato e così rivivono le vicende passate che si materializzano sul palco. Come rivivendo una pellicola, stoppano, commentano, si confrontano e si inseriscono in quelle scene per meglio farci capire quello che accade attraverso le loro emozioni.

Commuove vedere come il giovane Ciro (Mirko Lo Russo) cresca in ogni scena, passando dall’infanzia all’adolescenza alla maturità in brevi ma efficaci scene. Il giovane attore ha saputo ben interpretare questi cambiamenti.

Gaetano, il marito di Lia, grazie a Roberto Baldassarri ci appare come un brav’uomo disponibile, amabile, dal carattere un po’ chiuso e sottomesso e palesa con gesti ed espressioni inequivocabili, quanto subisca una forma di repressione da parte della cognata.

Il padre, il capo famiglia, la fonte delle problematiche che allontanano le due sorelle, appare in una breve scena che però lascia il segno. Pietro Faiella è portentoso, trasmette in poche battute la forte influenza e il carattere determinato del suo personaggio.

Ci regala l’apparizione di un uomo ormai decrepito, stanco e claudicante. Memorabile.

Poi c’è Corto, Alessandro Moser, che veste un gradevole personaggio un po’ impacciato che si troverà ad incrociare la strada di Lia e ne colorerà alcune scene con la sua simpatia e timidezza, per poi lanciarsi ed entrate nella storia come altro protagonista.

la tenutaLa seconda parte della storia è davvero inaspettata, c’è una maturazione dei personaggi e della vicenda imprevedibile ma realistica, intensa e toccante, che potrebbe aggiustare tutto, ma questo avrete modo di vederlo da voi.

Attraverso la pièce e la preparazione del valido cast, “La Tenuta” riesce a presentare e sviscerare i limiti dei personaggi, ma anche a porci davanti a quelli di ognuno di noi. Lo spettatore forse si riconoscerà in alcune parole non dette, sussurrate a denti stretti o urlate a pieni polmoni, ricolme di dolore, di coraggio o di paura, rancorose o piene di remore, di sensi di colpa o di rimpianti…

Anche questa volta il cast si rivela all’altezza del suo compito e interpreta il testo di Natalia Magni con profondità ed attenzione, esaltandolo ed emozionando.

Scrivi a: redazione@viviroma.tv
Share.

Leave A Reply

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

WP Twitter Auto Publish Powered By : XYZScripts.com