Teatro Tor Bella Monaca
scritto da Paolo Maria Congi
diretto da Paolo Maria Congi
con Marco Zordan e Paolo Maria Congi
musiche Federica Clementi
Compagnia Versus
Dei quadri appesi sospesi nel vuoto e dipinti con la stessa tecnica astratta (opere di Isabella De Vivo) rappresentano in maniera volutamente confusa una città, brandelli di vita come quello messo in scena in una casa. I quadri e gli effetti luce particolarmente curati ci parlano di una casa raffinata ed elegante ma anche tetra e ambigua come i personaggi che ospita.
L’uomo che la abita non sembra passarsela bene, puntandosi una pistola sotto il mento, è in procinto di fare una scelta drastica e definitiva. Ma il suo gesto deve interrompersi quando bussano freneticamente alla porta.
È un caro vecchio amico, i due sono quindici anni che non si vedono. Entrambi affrontano un momento particolarmente difficile della loro vita e forse è per questo che Flavio è lì: per chiedere aiuto, oppure ha percepito il bisogno di aiuto di Dino…
Dino (Paolo Maria Congi) e Flavio (Marco Zordan) sono due giornalisti diversi per idee e per condizione sociale. In questo particolare e profondo dramma, in cui si riconosce la drammaturgia dell’autore, si snoda la vicenda dei protagonisti. Spiccano emozioni contrastanti che li allontanano e li avvicinano in una relazione controversa, sofferta, permeata di amore e odio.
Nel confronto aspro, nella discussione accesa e nelle dure recriminazioni traspare gradualmente che la loro storia giovanile ha lasciato cicatrici profonde e ferite ancora aperte che hanno incrinato un’amicizia fraterna.
Il testo si ispira al romanzo di Conrad “Sotto lo sguardo dell’occidente” in cui ci si chiede se sia ammissibile uccidere un ministro quando questo attua comportamenti illeciti e dannosi per la società. In questa pièce, oltre all’insana e tossica intimità che divide ed unisce i due personaggi, si rivela sempre più il difficile rapporto con la vita, la frustrazione e l’amarezza per la propria esistenza. I due sono in contrasto non solo per la loro passata amicizia incrinatasi a causa di comportamenti che li hanno allontanati, ma anche per l’antagonismo dei valori e della scelta politica.
Un atto compiuto da Flavio, che a seconda dei punti di vista può essere interpretato come eroico o criminale, costringe l’uomo a rifugiarsi dal vecchio amico. O forse la sua è una scelta dettata dal bisogno di credere che l’altro, nonostante tutto, sia ancora l’amico pronto ad ascoltarlo, a capirlo e ad aiutarlo. Forse Flavio pensa che il sentimento amicale che li ha legati in passato ha resistito e anzi, prevale sulle idee e sulle incomprensioni ponendo fine al gioco al massacro.
Un gioco che invece riprende vigore esprimendosi in un duello verbale fatto di dialoghi serrati, recriminanti e velenosi che mettono in discussione i loro sé e l’altro. Ascoltandolo, si ha la percezione che i non detti di tanti anni irrompano senza freni come un grido teso a riconquistare un amicizia profonda e antica.
I due si parlano senza ascoltarsi davvero arrivando addirittura a mettere in gioco la loro vita con un espediente perverso che riporta alla mente “Il Cacciatore” di De Niro e Walken.
Tutto avviene in un luogo senza vie di fuga, seduti al tavolo di una casa resa tale da quei quadri sospesi che si affacciano su una confusa e distorta quanto affascinante realtà.
Quell’atto compiuto da Flavio può cambiare quella realtà e risvegliare gli animi della gente, indurla a rivoltarsi ai poteri forti che li governa? Oppure la gente sarà fagocitata da una realtà che, pigra e svogliata, non vuole cambiare e vuole solo andare avanti con la sua sterile mancanza di idee e cambiamenti? E loro si adegueranno? La mia impressione è che le loro idee saranno schiacciate dalla realtà. Si trovano coinvolti in realtà troppo più grandi di loro da cui entrambi rischiano di uscire sconfitti.
Ma forse un traguardo lo raggiungeranno: diventati consapevoli di non poter cambiare il mondo, si riavvicineranno abbattendo ogni ipocrisia e falsità.
Tutto accade davanti ad un piatto di pasta che all’inizio Dino cede a Flavio, ma che alla fine del dramma condivideranno, spartiranno, in quella che diventa un surreale ma piacevole epilogo.
Artisticamente, Marco e Paolo si cimentano in un’esibizione di alta classe attraverso una grande recitazione fatta di tempi velocissimi che creano una tensione molto realistica, con dinamiche particolarmente concitate e veementi dal forte impatto emotivo.
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