Letizia va alla guerra

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Teatri d’arrembaggio
Porto turistico di Ostia

Di e con Agnese Fallongo e con Tiziano Caputo

ragia Adriano Evangelisti

Sono al festival “Teatri d’Arrembaggio”, al porto turistico di Ostia, per assistere a questo spettacolo scritto da Agnese Fallongo, che recita insieme a Tiziano Caputo. Un capolavoro diretto e recitato con grande maestria.

Dopo la simpatica presentazione di Chiara Becchimanzi, ci immergiamo in un’atmosfera volutamente cupa con una scenografia essenziale ma suggestiva che farà risaltare la meravigliosa sceneggiatura.

Agnese infatti impersona tre donne: una sposa, una prostituta e una suora; tre personaggi che si muovono sullo sfondo di un viaggio nell’Italia schiacciata tra i due terribili conflitti mondiali. Con atteggiamenti e comportamenti completamente diversi, le donne sono accomunate dal dramma della guerra, dall’amore e dallo stesso nome che portano: Letizia (“colei che porta gioia”, che si rivelerà nomen omen). Ma c’è qualcos’altro che le tiene legate…

La bravura di Agnese si rivela sia nello scrivere un testo attento, profondo ed intenso, sia nel riuscire a concedere ad ogni personaggio il giusto spazio, in maniera credibile e vera, facendone spiccare l’umanità, la specifica essenza femminile, le debolezze e i punti di forza.

Non manca una punta di ironia che in alcuni momenti sfocia nella comicità, che non solo non stona e non rompe l’atmosfera drammatica ma anzi, esalta il realismo delle storie e i personaggi che, partoriti dalla fervida fantasia dell’autrice, mi hanno ricordato i racconti dei nostri nonni.

Nella prima storia, la giovane sposa è partita dalla Sicilia per portare aiuto ai soldati sul fronte friulano durante la Grande Guerra, speranzosa di ritrovare il marito di cui non ha più notizie. L’altra donna si muove durante la Seconda Guerra mondiale; è un’orfana di Littoria (il nome di Latina durante il fascismo) cresciuta con le suore e poi costretta a prostituirsi. Nella terza storia, c’è un’anziana suora veneta che vive entrambi i conflitti e ha un legame con le vicende degli altri personaggi.

Sono persone comuni che si raccontano senza piangersi addosso, facendoci partecipi dei loro ricordi, con i momenti più importanti ed intimi. Nei panni delle “Letizie”, Agnese appare e scompare come un fantasma, cambia rapidamente veste e personalità, ma porta con sé sempre l’enorme fardello della precarietà esistenziale.

È fantastica travestita da suora anziana, malaticcia e pungente, rantolante e claudicante, che però si trasforma in una versione saltellante e giuliva quando rammenta la sua giovinezza e il suo amore terreno perduto prima di trovare quello celeste. Una bella interpretazione, ben lontana da quella precedente della prostituta smaliziata ed esperta dei segreti di Venere. Un trittico di personaggi fusi magistralmente in un idillio tragicomico perfetto dove si coglie ogni sfaccettatura plasmata e fusa in una storia unica, che lascia con il fiato sospeso in attesa del volgere degli eventi.

LetiziaÈ suggestivo l’ingresso di Agnese in un candido abito da sposa dell’epoca, mentre canta intrecciando la sua voce meravigliosa con quella di Tiziano, che l’accompagna con la chitarra. Poi inizia il suo racconto e con inflessione dialettale siciliana ci parla in modo espressivo, intenso, toccante ma a tratti anche squisitamente comico.

Nelle sue digressioni tira in ballo altre figure, la madre e la nonna, di cui imita atteggiamenti e voci, restituendoci uno spaccato della Sicilia dell’epoca molto realistico e anche divertente. Stupendo anche lo “strappo” tra la sposina e la prostituta, le cui differenze sono abissali; ci vuole talento per interpretare credibilmente soggetti così diversi tra loro e soprattutto riuscire in pochi minuti a produrre in ogni capitolo le trasformazioni caratteriali imposte dalle vicissitudini.

Così, di ogni Letizia vengono rappresentate sia la parte più giovane ed adolescenziale che quella più matura.

Tiziano è il filo che tiene insieme tutti i personaggi femminili. Esprime un talento di attore e musicista fuori dal comune. Se è vero che nella storia si parla di donne e lui possa sembrare una figura di contorno, è essenziale per la struttura narrativa partecipando con Agnese a comunicare un mondo di emozioni che travolgono il pubblico. Interpreta camaleonticamente diversi personaggi, come il giovane marito di Letizia che il fronte inghiottirà senza lasciarne traccia, o l’inesperto, giovanissimo e dolcissimo amante della prostituta.

Bravissimo anche negli altri personaggi, dove utilizza un approccio che mi ha ricordato quello di Dario Fò. E bravo anche quando canta e suona la chitarra con un delicato e sofferto lamento che accompagna e sottolinea alcuni passi della sceneggiatura. Le sue note si insinuano prepotentemente, trasmettendo una grande speranza e tanta voglia di vivere. Meravigliosi, poi, gli intrecci canori dei due artisti, che sembrano inseguirsi senza mai incontrarsi, evocando il parallelismo con i personaggi che cercano invano di imbrigliare l’amore.

Da sottolineare la straordinaria capacità dei due attori di passare da un personaggio all’altro con l’utilizzo improvviso di dialetti differenti.

Agnese e Tiziano si dimostrano affiatati come lo yin e lo yang, rubano applausi fragorosi a ogni scena, sorrisi e lacrime ricevendo una meritatissima standing ovation finale.

La scenografia è essenziale ma suggestiva: tre grandi cornici vuote sullo sfondo della scena, dove a volte si rifugiano le tre donne, sembrano volerle racchiudere in tre quadri per immortalarle sulla loro tela in un ricordo imperituro, dipinto con i tenui colori della sofferenza e della speranza. Ma potrebbero anche essere delle porte affacciate sul tempo da cui le donne compaiono e si rifugiano, nella recondita speranza di essere protette dal loro nefasto destino. Anche le luci hanno il loro effetto, perfette quando si fanno rosse durante il monologo della prostituta, sottolineando così questo momento piccante.

Nell’arena il tempo sembra fermarsi e poi tornare indietro in un non – tempo, dove Agnese e Tiziano trasmettono empaticamente tutte le sfumature e le emozioni dei loro personaggi, lasciando gli spettatori con il fiato sospeso, gli occhi sgranati ed inumiditi. Insomma, si rimane ammaliati da questi due eccezionali ed immensi artisti, che arrivano dritti al cuore e alla pancia di chi guarda estasiato. Si pende dalle loro labbra, dalle increspature dei loro volti e della loro voce fino alla chiusura del fatidico cerchio, quando si realizza di essere davanti ad un capolavoro di sceneggiatura, di regia, supportato da un buon uso delle luci e delle musiche e dei costumi.

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