Teatro Le Sedie
Di e Con Viviana Colais.
Ha Collaborato ai Testi Luca Contato.
Regia Alessia Francescangeli.
Delizioso e simpatico questo piccolo teatro nella zona del Labaro. Entrando ho capito perché sia stato battezzato con questo nome: al suo interno ci sono circa ottanta sedie, una diversa dall’altra, tutte vivacemente colorate e corredate con cuscini ricamati a mano da un’associazione della zona.
Nell’attesa dello spettacolo di Viviana Colais un bel gattone dal pelo rosso entra in sala e senza troppo imbarazzo, dopo un paio di carezze, sale sulle mie gambe per ricevere coccole. Insolito ma indubbiamente piacevole.
Viviana, che conosco da tempo, è già qui. Persona solare e adorabile ma soprattutto artista talentuosa che Sergio Castellitto ha voluto nel cast ne “Il talento del calabrone” e in “Romeo e Giulietta”. Viviana dimostra versatilità e interpreta egregiamente sia ruoli comici che drammatici. Ama il suo lavoro, lo si percepisce quando è sul palco, e il suo impegno le sta dando ottimi riscontri dal pubblico. Ha saputo farmi divertire e ridere di cuore, così come emozionarmi e commuovermi.
Questa sera assisto al suo primo monologo. Parla di lei, della sua vita più intima, della “bambina interiore” e della ricerca faticosa di un rapporto sano con il suo io che le permetta di allontanarsi da ogni stereotipo o imposizione e di strapparsi l’etichetta che la vita cuce addosso e sulla quale spesso ci si adagia accettandola come normale mentre inganna e intrappola.
In questo monologo riconosco tutta la sensibilità, la dolcezza, la profondità, la tenerezza e l’amore di Viviana, in cui inserisce anche un omaggio alla mamma che ha tanto amato e che ora non c’è più; una donna di spessore che evidentemente ha saputo fare bene il lavoro di madre lasciando come testimonianza questa ragazza piena di vita e di talento.
Schemi mentali ed emotivi imposti dalla cultura patriarcale mostrano come fin da bambine si debba vivere per essere carine, buone, belle, diligenti e servizievole. Quando quelle bambine diventano donne, quella vocina interiore fa continuamente capolino e influenza vita sociale, sentimentale e relazionale, di generazione in generazione.
Viviana racconta come sia riuscita ad imporsi su quella figura interna, interpretata con una vocina e sedendo su una piccola sedia davanti un banco di scuola dell’infanzia, parte della dolcissima scenografia che rappresenta la camera di una bimba.
Alla fine, invece di entrare in competizione con questa figura ingombrante impara ad amarla e a comprenderla, a parlarci e a farsela amica, non curandosi più di quelle regole condizionanti e imparando a ignorare il giudizio altrui.
Attraverso i panni di una professoressa, interpretata con una parlata e una gestualità simpatiche, spiega aggettivi, convenzioni, consuetudini, dinamiche e comportamenti assorbiti da ogni donna, mentre scorrono le note di “Aria sulla quarta corda” di Bach, colonna sonora di Super Quark.
Utilizza anche esempi, personaggi cinematografici o testi di brani musicali che raccolgono gli stereotipi di genere. Li prende per il bavero e li scuote insieme a tutti quei luoghi comuni che condizionano la donna.
Di tanto in tanto sono inseriti piacevoli stacchi musicali in cui Viviana balla sulle note dei brani che l’hanno accompagnata nella sua crescita. A separare ogni scena anche un buon uso delle luci che esaltano le parole.
“Mamma me lo diceva sempre” è dedicato a tutte quelle persone che hanno indossato delle definizioni facendole proprie anche quando non gli appartenevano, accettandole per convenzione o per pigrizia.
Ne esce un monologo intenso, ironico, ricco di emozioni piacevoli che svela la carica e la parte più intima di questa attrice, che a fine serata lascia una sensazione di libertà, mentre sorridendo ci asciughiamo anche una lacrima.
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